Nei giorni scorsi, diverse voci dell'opposizione hanno accusato i Cinque Stelle di avere "scambiato" il TAP con la TAV. In altre parole, avrebbero accettato di procedere al completamento del gasdotto dall'Adriatico - nonostante la promessa elettorale di bloccarlo - proprio per poter almeno "portare a casa" il blocco della TAV. Il costo elettorale per i Cinque Stelle sarebbe stato altrimenti troppo caro da pagare.

Io però fatico a vedere una correlazione fra le due cose. Innanzitutto, non sono ancora riuscito a comprendere bene quale sia l'importanza effettiva nel bloccare un progetto come quello del TAP. Salvare gli ulivi? L'estetica delle spiagge pugliesi? Perché la stessa Lezzi, interrogata tempo fa su quali fossero i motivi dell'opposizione grillina al TAP, non aveva saputo andare oltre ad un generico "dobbiamo difendere il territorio".

Ma in realtà non si è mai capito quale possa essere il danno così devastante che il gasdotto trans-Adriatico causerebbe alla zona della Puglia in cui deve approdare.

Ben diverso invece è il problema della TAV. In questo caso la questione si trascina da quasi vent'anni, ed è chiaro che si tratta della classica mangiatoia inventata dai politici del passato per poter accontentare tutta una serie di industrie, che poi ovviamente tornerebbero a remunerare i partiti stessi con le loro "donazioni".

Insomma, la TAV è la classica invenzione con cui il sistema si arricchisce a danno del contribuente, mentre la TAP appare solamente come una questione di principio, basata su criteri ecologici di discutibile importanza.

Perché allora le due cose vengono considerate sullo stesso piano, al punto da suggerire che il sacrificio dell'una possa valere il blocco dell'altra? Perché non sono gli stessi Cinque Stelle a differenziare chiaramente, fin dall'inizio, come si tratti di due cose profondamente diverse?

Massimo Mazzucco