Negli Stati Uniti ormai siamo arrivati alle comiche. Ricordate che cos'era successo, due settimane prima del voto, quando Trump aveva detto che non si fidava del sistema elettorale, che secondo lui era "truccato" per favorire i democratici? In quell'occasione Hillary Clinton aveva replicato sdegnata che "è inconcepibile che non ci si possa fidare del sistema elettorale. In una nazione democratica non si può mettere in dubbio il metodo stesso che garantisce la democrazia".

Ebbene, oggi la situazione si è totalmente capovolta: Trump ha vinto, e quindi non ha nulla di cui lamentarsi, mentre è proprio la Clinton ad appoggiare improvvisamente la richiesta (fatta inizialmente da Jill Stein) perché vengano riconteggiati tutti i voti di quattro Stati cruciali, che hanno dato la vittoria proprio a Trump.

Da notare che questa è la stessa Clinton che aveva cavallerescamente riconosciuto la vittoria di Trump, il mattino stesso del 9 novembre. Evidentemente, anche lei sa qualcosa che tutti noi non sappiamo.

Da noi la situazione è molto simile: con il cruciale referendum del 4 dicembre in arrivo, la questione dei possibili brogli elettorali (operati sul voto postale degli italiani residenti all'estero) si fa ogni giorno più ingombrante.

Una volta infatti che è stato spiegato come sia possibile stampare un numero di schede non verificabile, è chiaro che potrebbe venire a chiunque l'idea di aggiungere qualche migliaio di schede in più nel "pacco voti" proveniente da una qualunque capitale straniera (oppure di farne sparire altrettanti, perchè magari il risultato non piace a chi controlla il traffico delle schede).

A questo punto ci si domanda: ma è davvero così difficile inventare un sistema che metta fine una volta per tutte al sospetto di brogli elettorali? Naturalmente, la risposta ufficiale è che "per garantire la privacy del cittadino il suo voto deve poter restare anonimo". Ma è proprio questo che introduce la facilità di creare artificialmente - oppure di far scomparire - decine di migliaia di schede che portano segnato sopra un semplice sì oppure no. E pure segnato a matita, fra l'altro.

Ma è proprio indispensabile mantenere a tutti i costi questo "diritto all'anonimato" del cittadino elettore? Un principio del genere poteva essere valido 70 anni fa, quando nacque la Repubblica, in un periodo dell'immediato dopoguerra dove moltissime persone avevano bisogno di poter votare tranquillamente, senza rischiare ritorsioni di alcun tipo. Ma oggi le cose sono molto cambiate, e sono ben poche le persone che non dichiarino comunque apertamente per chi votano, sia prima che dopo le elezioni.

Perché allora non istituire un sistema di verifica legato all'identità del singolo elettore, in modo che il numero dei votanti e il numero dei voti pervenuti al Viminale corrisponda sempre alla perfezione? [*]

È davvero così importante continuare a proteggere la privacy dell'elettore, quando ci va di mezzo il rischio stesso di ritrovarsi fra le mani delle elezioni pesantemente truccate?

Massimo Mazzucco

* In questo video [a partire da 1:50] una cittadina italiana residente in Svizzera spiega come il voto postale sia assolutamente "sicuro", perchè corredato di codice elettorale e di firma dell'elettore. A quanto pare gli svizzeri non hanno grossi problemi a far sapere per chi votano.