Sono Nicolás Maduro, Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, voglio inviare un messaggio al popolo statunitense per allertarlo sulla campagna della guerra mediatica, comunicativa e psicologica che si sta sviluppando sui media internazionali e, soprattutto, sui media USA contro il Venezuela. È stata preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela, preparato, finanziato e sostenuto attivamente dall’amministrazione Trump, proprio come già noto a tutta l’opinione pubblica.
Sui media americani non si parla d'altro. Dall'oggi al domani, senza alcun preavviso e senza una dichiarazione formale, Trump ha annunciato che "è ora di ritirarsi dalla Siria". "Abbiamo sconfitto l'ISIS - ha detto il presidente - e quindi non abbiamo più motivo di restare in quel paese."
Le dichiarazioni di Trump hanno mandato su tutte le furie gli uomini del Pentagono, che evidentemente leggono la mossa come una chiara dichiarazione di sconfitta, visto che il loro scopo non era affatto quello di sconfiggere l'ISIS (che è in realtà una creazione dell'occidente) ma quello di rovesciare il governo di Assad. L'ISIS era soltanto il grimaldello architettato appositamente per avere la scusa di entrare militarmente in Siria.
Ma da quando la Russia è intervenuta nel conflitto, appoggiando il presidente siriano, è stato chiaro che rovesciare Assad sarebbe stato molto più difficile.
In questa conferenza Mohamed Konarè approfondisce i temi che aveva introdotto nella sua intervista a Byoblu del mese scorso. La condizione in cui vivono gli africani oggi viene descritta nel dettaglio, dipingendo una situazione tanto drammatica quanto apparentemente difficile da risolvere.
Mentre noi ci preoccupiamo di giornalisti puttane, del condono di Ischia e della coppia Argento-Corona, russi e americani mostrano i muscoli ai confini del mar Baltico.
O meglio, gli americani mostrano i muscoli, e i russi li prendono per il culo.
Durante le esercitazioni NATO chiamate Trident Juncture (la più imponente esercitazione NATO degli ultimi 30 anni), è accaduto che una fregata della marina norvegese sia andata a sbattere contro una petroliera, affondando miseramente davanti alle coste della Norvegia. (La petroliera praticamente non ha avuto danni, mentre la fregata ha riportato un lungo squarcio sulla fiancata, che ha obbligato l'equipaggio ad abbandonare in fretta e furia la nave). Questa figuraccia va ad aggiungersi alla notizia che durante le esercitazioni alcuni militari americani sono stati visti defecare all'aperto, nelle vicinanze di un asilo norvegese, causando le indignate proteste degli abitanti locali.
Fra le tante promesse elettorali che sembrano finite nel dimenticatoio, c'è anche quella di togliere le sanzioni alla Russia. Sia Salvini sia Di Maio si erano dichiarati a favore di una rimozione delle sanzioni, non per motivi ideologici, ma "perchè danneggiano l'economia italiana".
Che fine hanno fatto queste promesse?
Ieri lo stesso ministro degli esteri russo Lavrov ha concesso un'intervista a El Paìs, dichiarando: "Questa mitologica "minaccia russa" viene imposta agli europei primariamente dall'esterno. Le sanzioni alla russia sono state imposte all'Europa sotto ordini diretti di Washington. Secondo alcune stime, la perdita complessiva da parte delle nazioni europee a causa delle sanzioni è stata di oltre 100 miliardi di dollari. E' importante che i politici europei si rendano conto di questo."
In questo discorso del 1995, Fidel Castro tesse un elogio degli americani, rispettosi della democrazia e dei diritti umani.
Fonte Pandora TV
La sfida lanciata da Di Maio e Salvini all'Europa sta cominciando ad avere delle serie ripercussioni.
Dopo 48 ore di calma apparente, seguite all'annuncio del nostro governo di aver optato per un rapporto deficit-Pil del 2,4%, i famosi "mercati" hanno cominciato ad agitarsi, lo spread ha iniziato a salire, e la grancassa mediatica ha dato una enorme risonanza a questo fatto.
Evidentemente Salvini e Di Maio hanno fatto male i loro calcoli: pensavano che l'affronto del 2,4% sarebbe passato senza conseguenze, perché è nell'interesse dell'Europa di non alzare i toni dello scontro, in un momento in cui questo non farebbe che favorire gli stessi Salvini è Di Maio alle prossime elezioni europee.
Invece, a quanto pare, c'è qualcuno a Bruxelles a cui non piace comunque l'idea che l'Italia possa fare di testa propria, ed ha iniziato ad agitare i mercati, per mettere l'Italia sotto pressione.
di Maurizio Blondet
Un breve recupero dei fatti della settimana per rilevare fino a che punto l’euro-oligarchia ha assunto i modi, costumi, le arroganze e soprattutto la stolidità dell’antica nobiltà di sangue – quella che per lo più sotto la ghigliottina perse la testa: testa della quale non aveva mai fatto uso, per secoli non avendone avuto bisogno per comandare.
Il primo caso plateale è ovviamente quello del ministro lussemburghese Asselborn a Vienna. Siccome lui ha detto che l’Europa ha bisogno di immigrati perché invecchia, per lui questa è le verità definitiva. Non si aspettava nessuna contraddizione. Sicchè la pacata osservazione di Salvini – “Ho una prospettiva completamente diversa. Io penso di essere al governo per aiutare i nostri giovani a tornare a fare quei figli che facevano qualche anno fa e non per espiantare il meglio dei giovani africani per rimpiazzare i giovani europei che per motivi economici oggi non fanno più figli” – lo ha fatto soffocare di rabbia. L’ha sentita come un insulto personalmente a lui, il barone Asselborn da Steinfort: dove andiamo a finire, se i subalterni cominciano a risponderti? Se un discendente di un servo italiano si permette di contraddirti? Soprattutto mostrandosi più ragionevole di te? E’ un affronto scandaloso.
di Giulietto Chiesa
Sarebbe straordinario quello che ho letto sull’ultimo editoriale di Eugenio Scalfari (la Repubblica, 9 settembre) se non fosse un ulteriore segnale della degenerazione del dibattito pubblico nel nostro Paese e in generale dell’Occidente, Europa in testa.
Leggo e “strabilio” vedendo Scalfari definire Vladimir Putin come “leader del comunismo mondiale”. Povero presidente della Russia, che si è visto attribuire negli ultimi anni – a partire dal suo discorso di Monaco – una tale serie di crimini: dall’assassinio della Politkovskaja, a quello di Litvinenko, all’abbattimento del Boeing malaysiano nei cieli del Donbass in guerra, al tentato assassinio di Skripal e di sua figlia Julia, al sequestro della (altrimenti com’è ben noto, splendente) democrazia americana in occasione del famosissimo Russiagate, fino al risultato elettorale del 4 marzo in Italia. Crimine, quest’ultimo, evidentemente così imperdonabile da aver fatto venire le traveggole non solo a Scalfari, ma a tutto il mainstream italiano e internazionale.
Silvestro Montanaro è l'autore del documentario su Thomas Sankarà "E quel giorno uccisero la felicità". In questa conferenza, organizzata da Francesca Salvador, ci racconta i retroscena che hanno portato al suo licenziamento dalla RAI, dopo la messa in onda del documentario. Montanaro racconta anche altri fatti, estremamente interessanti, che aiutano a capire meglio quali forze si muovano dietro al colonialismo occidentale in Africa. La verità sui "paesi in via di sviluppo". Montanaro parla anche dei veri motivi dell'uccisione di Gheddafi, non senza aver fatto precedere il suo intervento da una descrizione agghiacciante del turismo sessuale in Thailandia, che vede tristemente gli italiani fra i maggiori protagonisti.
ATTENZIONE: E' stata pubblicata la trascrizione dell'intervista, in coda all'articolo.
Chiunque voglia considerarsi cittadino del mondo DEVE vedere questa intervista, dall'inizio alla fine. (Questo video resterà in testa per diversi giorni, per permettere a tutti di vederlo. Fate il possibile per farlo circolare anche sui social).
Mohamed Konare, leader del movimento Panafricanista, spiega in termini chiari e semplici come a tutt'oggi 14 nazioni dell'Africa occidentale e subsahariana (Senegal, Niger, Costa D'Avorio, Mali, ecc.) vivano nella condizione fattuale di colonie francesi. Nonostante l'indipendenza di facciata - spiega Konare - la Francia è riuscita a mantenere di fatto la completa dipendenza economica di queste nazioni, grazie ad un meccanismo (il franco CFA) per cui i paesi africani vendono nel mondo le materie prime, ma è la Francia ad incassare e gestire il ricavato delle vendite. Questo meccanismo porta nelle casse francesi una plusvalenza di 400 mld di dollari all'anno, mentre ai paesi africani restano solo le briciole, da spendere esclusivamente in moneta locale. Nel corso della storia 22 capi di stato africani hanno tentato di far uscire il proprio paese dalla morsa degli accordi coloniali, e 22 di loro sono stati ammazzati. [...]