Se qualcuno si domanda a cosa siano servite le ridicole "bombe" di New York degli ultimi giorni, le risposte sono almeno due. La prima è la solita: la necessità di tenere viva negli americani la paura del terrorismo, con episodi importanti alternati ad espisodi senza gravi conseguenze. La seconda, molto più importante, è stata quella di far passare in secondo piano lo scandalo del bombardamento delle truppe siriane da parte degli americani a Der Ezzor. I russi hanno accusato gli americani di appoggiare apertamente l'ISIS, ma di questo sui media nostrani - impegnati appunto a seguire la faccenda delle pentole a pressione - non è comparso praticamente nulla. Ce ne parla Maurizio Blondet in questo suo articolo:

Riconoscere negli Usa l’Anticiviltà 

La superpotenza, i suoi complici, e i suoi (e nostri) media hanno toccato un nuovo livello di bassezza con il bombardamento delle truppe siriane a Der Ezzor. Anche l’Australia, e persino la Danimarca con due caccia, piccolo maramaldo, hanno partecipato al proditorio attacco – con bombe al fosforo – alle posizioni siriane, proprio mentre esse erano assediate da Daesh. Come risultato, l’area (l’altura di Jabal Tharda, che guarda sull’aeroporto di Der Ezzor) è oggi sotto il controllo pieno dello Stato Islamico. I 150 mila civili che lì vivono, non sono più sotto la protezione del governo siriano e sono in mano ai tagliagole, tagliati fuori da ogni rifornimento (senza che l’Onu strilli alla catastrofe umanitaria). Simultaneamente, l’aviazione israeliana ha attaccato le posizioni siriane sul Golan, in un attacco concertato con gli americani (australiani e  danesi) ma anche su richiesta di Al-Qaeda, che ha tirato un mortaio in territorio israeliano onde provocare “la reazione”, in realtà per avvertire che era il momento dell’attacco: è la  menzogna israeliana  d’ordinanza: se qualcuno spara dal Golan, ritiene colpevole il governo siriano. Del resto il ministro della difesa Moshe Yaalon ha riconosciuto pubblicamente di “assistere” i terroristi in Siria, come da articolo qui riportato, perfettamente accessibile ai nostri giornalisti.

Per giunta il doppio attacco aereo era stato preceduto da tiri di artiglieria turca su posizioni siriane a Latakia, coordinate con la superpotenza, a conferma del ripugnante voltafaccia di Erdogan.

I media italiani hanno trattato l’accusa russa – gli americani aiutano apertamente Daesh – come un’accusa balzana e incredibile. Washington ha detto che è stato “un errore”, non basta? Washington è la democrazia, la civiltà, Putin è un dittatore.

Ovviamente hanno taciuto una informazione perfettamente accessibile che rivela la vera natura di tale civiltà.

Era il 9 agosto, e l’ex direttore  della Cia Michael Morell, in un’intervista alla Fox (dove ha sostenuto Hillary contro Trump) ha spiegato chiaramente quel che sarebbe avvenuto: bisogna far pagare “un grosso prezzo” a Putin e Assad, chiarendo che intendeva: uccidere soldati russi e siriani. Bisogna “spaventare Assad” colpendo la sua guardia nazionale, “bombardare i suoi uffici nel cuore della notte”. Ha aggiunto: bisogna “ammazzare russi e iraniani di nascosto”. Ha chiarito: “Proprio come abbiamo fatto pagare un prezzo ai russi in Afghanistan”, evocando la guerra del 1978 . “Aiutando i mujaheddin?”, ha chiesto l’intervistatore. “Esattamente” ha risposto Morell.
 
Dunque non ci vuole molta fantasia per collegare la minaccia di Morell con la strage di soldati siriani, in atto di appoggio aereo americano ai tagliagole. Ciò che rende particolarmente odioso l’eccidio, e indegno di un paese  civile, è che Washington ha violato la tregua che esso stesso aveva sottoscritto: comportamento da assassino, e disonorevole gesto di doppiezza.

Maurizio Blondet (Fonte)