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   Politica Interna & Estera
   I politici: dipendenti.... di chi?

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  •  Ashoka
      Ashoka
I politici: dipendenti.... di chi?
#1
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 11/7/2005
Da
Messaggi: 3660
Offline
Si avvicinano le elezioni 2006 e la questione voto assume, ancora una volta, la solita carica polemica.
E' necessario mandare a casa Berlusconi per il bene del paese, tuonano alcuni. La logica elettorale è sbagliata e non porta ad alcun cambiamento, rispondono altri. Tuttavia è difficile cambiare idea in un tema come questo e non è sicuramente mia intenzione forzare l'opinione di alcuno. Il punto di vista deve essere personale, motivato e frutto di un ragionamento.

Per questo motivo volevo presentare questa piccola, e necessariamente semplificata, ricerca su come vengono finanziati gli attori del gioco democratico, i partiti, e quindi su cosa possiamo aspettarci da loro, una volta terminata la campagna elettorale e determinati gli esisti delle urne.

Possiamo considerare veramente i politici nostri dipendenti come ha proposto, non senza un certo successo, Beppe Grillo?

***

Innanzitutto un riferimento normativo (saltate pure se non avete voglia di leggervelo):

Innanzitutto la Legge 3 giugno 1999, n. 157 la quale stabilisce:

Art.1, comma 1)E' attribuito ai movimenti o partiti politici un rimborso in relazione alle spese elettorali sostenute per le campagne per il rinnovo del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Parlamento europeo e dei consigli regionali.

Art.1 comma 5)L'ammontare di ciascuno dei quattro fondi relativi agli organi di cui al comma 1 e' pari alla somma risultante dalla moltiplicazione dell'importo di lire 4.000 per il numero dei cittadini della Repubblica iscritti nelle liste elettorali per le elezioni della Camera dei deputati.

La ripartizione dei fondi è disciplinata poi dalla legge n.515 del 1993 la quale prevede l'assegnazione degli stessi su base proporzionale.

Tali leggi sono poi state modificate nel 2002 portando ad un euro per anno di legislatura (quindi 5 euro totali) ad iscritto nelle liste elettorali il fondo per il rimborso spese e stabilendo la percentuale minima da raggiungere per aver diritto al rimborso spese nell'1% su base nazionale.
La legge 23 febbraio 2006 n.51 stabilisce poi la possibilità di utilizzare il rimborso come garanzia per i prestiti ottenuti per finanziare la campagna elettorale e compare una nuova, inquietante, frase..
In caso di scioglimento anticipato del Senato della Repubblica o della Camera dei deputati il versamento delle quote annuali dei relativi rimborsi e' comunque effettuato .
Forse da qui il richiamo di Prodi “In caso di parità, nuove elezioni”?

Infine il tetto di spesa per ogni partito per la campagna elettorale è fissato nella Legge 27 gennaio 2006, n. 22

Articolo 3-quater

«1. Le spese per la campagna elettorale di ciascun partito, movimento, o lista che partecipa all'elezioni, escluse quelle sostenute dal singoli candidati di cui al comma 2 dell'articolo 7, non possono superare la somma risultante dalla moltiplicazione dell'importo di euro 1,00 per il numero complessivo che si ricava sommando i totali dei cittadini della Repubblica iscritti nelle liste elettorali delle circoscrizioni o collegi per la Camera dei deputati e quelli iscritti nelle liste elettorali delle circoscrizioni o collegi per il Senato della Repubblica nelle quali e' presente con liste o candidati»

In parole povere, viene costituito un fondo, ovviamente tramite il finanziamento dei contribuenti, sulla base degli iscritti alle liste elettorali, senza contare chi effettivamente voterà o meno, da distribuire poi ai partiti su base proporzionale.
Tale rimborso può essere usato come garanzia per ottenere dei prestiti con i quali finanziare la propria campagna elettorale.

Ed i privati come possono finanziare i partiti?

Tramite un contributo il quale, disciplinato attraverso la legge 23 febbraio 2006 n.51 rimane anonimo sino all'importo di 50000 euro.

Ma non di soli finanziamenti a fondo perduto vive la politica ed infatti i partiti politici ricorrono spesso e volentieri allo strumento del debito per finanziare la propria struttura e la propria campagna elettorale. In un articolo del Sole 24 ore ed emergono come primi indebitati, non a sorpresa, i DS con i loro 178 milioni di euro (ma erano oltre 500 milioni prima del trattamento “Consorte”) di cui oltre 160 milioni verso banche.Al secondo posto ovviamente Forza Italia i cui debiti vedono spesso Berlusconi nella doppia veste di garante e di creditore, ed al terzo l'insospettabile... Rosa nel Pugno in cui, per debiti, la fanno da padrone i radicali con 2,8 milioni di euro dovuti al filantropo Soros.

***

Riassumendo, il quadro che emerge è desolante. Le elezioni sono un grande business, e lo si sapeva, ma l'analisi dei metodi di finanziamento dei partiti mostra un quadro assai preoccupante e che,mina alle fondamenta il ragionamento di chi, come Grillo, ci esorta a considerare i politici come nostri dipendenti da mandare a casa se non mantengono le promesse fatte.

Che strumenti di controllo e persuasione può avere, infatti, l'elettore, quando il sistema prevede delle altissime barriere all'entrata per i soggetti nuovi che volessero partecipare al grande gioco elettorale, a meno di non associarsi a partiti già esistenti e venire a patti con una realtà che, per definizione, è corrotta dagli interessi dei finanziatori del partito stesso?

E allora come dichiarò Craxi, il Male assoluto dell'epoca, nel luglio del '92, in Parlamento:

”..I partiti, specie quelli che contano su appartati grandi, medi o piccoli, giornali, attività propagandistiche, promozionali e associative, e con essi molte e varie strutture politiche operative, hanno ricorso e ricorrono all'uso di risorse aggiuntive in forma irregolare od illegale. Se gran parte di questa materia deve essere considerata materia puramente criminale, allora gran parte del sistema sarebbe un sistema criminale. Non credo che ci sia nessuno in quest'Aula, responsabile politico di organizzazioni importanti, che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro.”

E' cambiato qualcosa da allora? O viviamo, ancora, in un sistema che ci illude, col meccanismo elettorale, di avere una facoltà di scelta, un peso fondamentale, nel determinare le scelte che il paese farà nel prossimo futuro mentre le stanze in cui le decisioni vengono prese sono altre, lontane, blindate, molto al di là di ogni nostra possibile influenza.

Il sistema bipolare, con il suo meccanismo dell'alternanza, è poi l'emblema dell'inganno democratico; ad ogni consultazione la situazione generale del paese viene presentata come tragica ed il cambiamento come necessario. Sempre per usare le stesse parole di quel discorso di Craxi:

”Tutto ciò è avvenuto in modo tale che il logoramento del sistema ha finito con il progredire inesorabilmente come non era difficile prevedere. Ora non c'è più molto tempo a disposizione, ci sono dei processi di necrosi che sono giunti ormai ad uno stadio avanzato. [..] C'è un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche.”

Ovviamente la degenerazione è avvenuta mentre tutti quanti, pur essendo essa prevedibile, non hanno mai tentato di porvi rimedio. Ci poniamo mai la domanda: ma perché?

Ogni volta siamo ad un passo più vicino alla fine e pur tuttavia ogni volta deleghiamo alla gamba il compito di compierne un altro.

Riusciremo mai a guardare al di fuori dello schema, a vedere al di là del muro dei condizionamenti e capire, finalmente, che sono le regole stesse del gioco a selezionare i giocatori, che così come non è possibile avere filiformi studiosi di filosofia come pugili, allo stesso modo non si possono avere politici che scelgano per il bene di tutti.

Quali sono i motivi di questa selezione avversa?

Essenzialmente due: uno pratico ed uno teorico.

Il primo, ben descritto da Machiavelli nel Principe qualche secolo fa ci ricorda che ”chi vuole, per tutte le cose, fare la parte di buono, conviene che ruini infra tanti che non sono buoni.”

In un organismo pieno di corrotti, soggetto alle regole della corruzione, solo chi si fa corrompere può progredire e perpetuarsi.

Il secondo, argomento economico teorico proposto da Mises e dagli Austriaci, riguarda la possibilità per un organismo centrale di regolare in modo efficiente le attività di una nazione ed afferma che se la fonte di ogni desiderio, valutazione e conoscenza si trova nella capacità creativa dell'attore umano, ogni sistema basato sull'esercizio della coazione violenta contro il libero agire umano,.., impedirà il sorgere nella mente degli attori individuali dell'informazione necessaria per coordinare la società.

Questo argomento è stato usato dagli Austriaci per decretare l'impossibilità teorica del socialismo ma, per riflesso, si adatta bene a descrivere anche il fallimento teorico di ogni struttura di governo che agisca attivamente sulla società per regolamentarla.

E quindi, che fare?

Innanzitutto comprendere che non sono le leggi scritte ad impedirci di uccidere, rubare, fare del male. E' la nostra coscienza, siamo noi.
E noi non siamo una massa di ignoranti, incapaci, violenti, razzisti, pronti a scannarci appena ce ne viene data la possibilità, assolutamente incapaci di ragionare e fare delle scelte che riguardino il nostro rapporto con gli altri. Così veniamo descritti ogni giorno.

E però diventiamo subito intelligenti, capaci di analisi critica e dotati di un certo senso di preveggenza quando ci dobbiamo recare alle urne. Siamo incaricati di una missione divina per impedire che il male assoluto, l'anomalia tutta del nostro paese, abbia il sopravvento e distrugga tutto e tutti. E se nel farlo dobbiamo turarci il naso, beh, è solo il primo passo, ed è necessario.

Ma se è vero che, come è scritto nel Protagora di Platone:

”Ebbene, giustizia e rispetto devo distribuirli fra gli uomini con questo criterio, o devo distribuirne a tutti?"
"A tutti", disse Zeus, "che tutti ne diventino partecipi. Perché non potrebbero nascere città, se solo pochi di loro ne avessero parte”


tanto vale allora una bella, democratica estrazione per decidere chi governerà tutti. Sarebbe un sistema meno corrotto, in partenza, eppure sarebbe lo stesso una tirannide. E che dire della democrazia diretta in cui ogni decisione, ogni volta, viene presa a maggioranza con una votazione sempre nuova? Cosa c'è di più democratico di questo? Sarebbe la dittatura della maggioranza, anch'essa una dittatura.

Forse che sia lo stesso concetto di potere sull'altro ad esser l'origine dell'errore? Il concetto di dominio, dell'uomo, sull'uomo a creare da sé la struttura più efficiente, nel tempo, per perpetuarlo?

Ragioniamoci.

Ashoka
Inviato il: 5/3/2006 17:25
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Oggetto: Autore Data
     Re: I politici: dipendenti.... di chi? Santaruina 5/3/2006 23:29
     Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 1:25
       Re: I politici: dipendenti.... di chi? Ashoka 6/3/2006 10:26
         Re: I politici: dipendenti.... di chi? fiammifero 6/3/2006 11:02
       Re: I politici: dipendenti.... di chi? Paxtibi 6/3/2006 11:34
         Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 11:48
           Re: I politici: dipendenti.... di chi? Paxtibi 6/3/2006 11:53
           Re: I politici: dipendenti.... di chi? Ashoka 6/3/2006 11:53
             Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 13:28
               Re: I politici: dipendenti.... di chi? Ashoka 6/3/2006 14:36
                 Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 15:01
                   Re: I politici: dipendenti.... di chi? fefochip 6/3/2006 16:19
                     Re: I politici: dipendenti.... di chi? fefochip 6/3/2006 16:23
         Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 12:31
           Re: I politici: dipendenti.... di chi? mc 6/3/2006 12:54
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