Nel film si sostiene che Passannante fu in un certo senso manovrato e che il gesto dimostrativo non fosse altro che il risultato di un complotto e viene fatto il nome di Mazzini.
Ora, io non sono molto ferrato, ma mi piacerebbe tanto sapere cosa abbia a che fare Mazzini con gli anarchici.
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 18/12/2012 21:42
Pyter
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#44
Sono certo di non sapere
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Da Sidonia Novordo
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"Nessuno ha il diritto di fare quel che desidera, ma tutto è organizzato per il meglio." (Antico decreto reale tolemaico)
Inviato il: 17/2/2012 22:05
florizel
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#43
Sono certo di non sapere
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Sembra assurdo doverci tornare, su questa storia...Eppure Passannante non trova pace, nemmeno da morto, nemmeno cremato, nemmeno scordato in un piccolo cimitero di un piccolo paesino, di una regione quasi dimenticata dai rotocalchi e dai media...
Questo accade quando la memoria del gesto di rivolta di un uomo qualunque, quando il significato stesso di quel gesto, attraversa il tempo e lascia un sussulto di dignità, e risveglia il senso dell'identità e dell'orgoglio...
Proprio per i prossimi giorni, SALVIA di Lucania, chiamata SAVOIA dal casato del monarca DOPO la cattura di Passannante, si preparerà per indire un referendum tramte cui riacquistare il suo nome originario. Ed è di IERI la notizia della profanazione della tomba di Giovanni Passannante, a Salvia.
"«È un fatto gravissimo - ha commentato l’attore lucano Ulderico Pesce appena è stato informato della profanazione -. È un atto ancor più grave se si tiene conto del fatto che avviene nel momento in cui la comunità di Savoia di Lucania si sta organizzando per indire il referendum sul cambio del nome, da Savoia di Lucania a Salvia»."
E perchè a me vengono in mente ALTRE notizie, apparentemente non connesse a questo episodio vergognoso?
Allora SALVIA di Lucania può essere ovunque si metta in discussione IL potere, quello più immondo che ancora oggi si nasconde tra le sottane di una politica puttana, e padre di uno stato servo e subdolo.
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
Il 6 maggio 1898 la polizia arresta alla Pirelli alcuni operai intenti a distribuire volantini dove si accusa il governo di essere responsabile della grave crisi economica e del carovita nel paese. La gente però non ci sta ed assalta la questura, negli scontri rimangono uccisi in tre. Il giorno seguente viene proclamato uno sciopero generale e compaiono le barricate. Il re conferisce pieni poteri a Bava Beccaris, comandante della guarnigione. Dopo un giorno di scontri in cui l'esercito non riesce ad avere ragione dei dimostranti, domenica 8 maggio vengono presi a cannonate. Alla fine i morti sono un centinaio, tra cui due soldati: uno si spara accidentalmente, un altro fucilato sul posto perché si rifiuta di sparare alla folla. Come da tradizione italiana, i peggiori criminali vengono premiati ed elevati ai massimi ranghi dell'apparato statale: il re insignisce Beccaris delle più alte decorazioni e lo nomina senatore per merito. Si verificano tumulti in tutta la penisola ed è grande l'impressione anche nelle maggiori città italiane all'estero, come New York e Buenos Aires. Un emigrato decide di tornare e di far sperimentare al re i grandi meriti del piombo. Dopo aver compiuto il suo atto di giustizia Bresci non cerca, coraggiosamente, la fuga. Viene confinato ed incarcerato "a vita" sull'isolotto di S. Stefano (isole Ponziane), ma - come nella migliore tradizione della giustizia italiana - si "suicida" dopo tre anni di detenzione. (...)
La prosa di Adriano Sofri è involuta, barocca, spesso noiosa. Ma non è per questo, credo, che un libro come La notte che Pinelli, malgrado la notorietà dell’autore, ha trovato scarsa eco sulla stampa. Il fatto è che va in totale controtendenza rispetto a una insistita campagna che, dall’uscita del memoriale di Mario Calabresi Spingendo la notte più in là, a una puntata di Ballarò in cui lo stesso enunciava le proprie verità senza contraddittori, fino all’incontro al Quirinale tra le vedove Pinelli e Calabresi voluto da un Napolitano alla perenne ricerca di pacificazioni improponibili, si è fatta strada ed è affermata con granitica supponenza (per esempio da Marco Travaglio, che alcuni scambiano per un duro oppositore del sistema) l’ipotesi per cui Giuseppe Pinelli sarebbe morto accidentalmente o per suicidio, e che comunque il commissario Luigi Calabresi non avrebbe avuto alcuna parte nella tragedia. Il libro di Adriano Sofri, pur fingendo di astenersi dal giungere a conclusioni certe, dimostra l’esatto contrario, con abbondanza (anzi, sovrabbondanza) di prove documentali. (...)
Un saluto a tutti coloro che quando fanno il mestiere di medico pensano veramente alla gente e al loro benessere. La mia è semplicemente una lettera che però, spero, vi faccia riflettere. Francesco Mastrogiovanni è morto, lo sapete bene, la colpa è vostra. Certo non voglio pensare che siate partiti con questo presupposto, ma so benissimo che noi libertari proprio per il nostro amor per la libertà siamo quelli repressi e controllati da tutto ciò che è Stato ed Istituzione imposta. (...)
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#41
Dubito ormai di tutto
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Capito come funziona?
Ora si.....
se la stessa domanda me l'avessi fatta qualche anno fa, beh la risposta sarebbe stata diversa, probabilmente anche profondamente diversa....
mettici la non conscenza dei fatti, la propaganda anti-anarchico a prescindere e il gioco è fatto.
Una spiegazione per quanto riguarda il grande impegno dello stato e dei media a loro vicini, per denigrare e propagandare la dicotomia a senso unico "anarchico=male" me lo posso spiegare solamente in un modo, anno paura, hanno una paura fottuta.
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Infettato dal morbo di Ashcroft --------------------------------------------- Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
Inviato il: 7/7/2009 8:37
florizel
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
Forse questa iniziativa potrà far conoscere meglio al "grande pubblico", vicende del passato, certo, con le dovute proporzioni segnalo anche questa vicenda....
Insomma i tempi sono cambiati.... ma anche no!
Roberto
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Infettato dal morbo di Ashcroft --------------------------------------------- Quando ci immergiamo totalmente negli affari quotidiani, noi smettiamo di fare distinzioni fondamentali, o di porci le domande veramente basilari. Rothbard
"Voi siete meravigliato che io non ammetta il principio della responsabilità collettiva, il quale è da voi ritenuto un principio fondamentale che ha guidato e deve guidare i rivoluzionari passati, presenti e futuri.
Da parte mia io mi domando che cosa possa mai significare in bocca di un anarchico questa espressione di responsabilità collettiva.
(...)
So che in tutte le epoche i governi hanno in vario modo minacciato ed applicalo il sistema della responsabilità collettiva per tenere a freno i ribelli, esigere le imposte, ecc. E comprendo che questo possa essere un mezzo efficace di intimidazione e di oppressione.
(...)
Se, per esempio, in uno scontro con una forza armata nemica il mio vicino si conduce da codardo, il danno può esser mio e di tutti, ma la vergogna non potrà essere che di colui che non ha avuto il coraggio di sostenere la parte che si era assunta. Se in una cospirazione un affiliato tradisce e manda in galera i suoi compagni, saranno forse i traditi responsabili del tradimento?
È conciliabile questo con i principi di autonomia e di libera iniziativa che gli anarchici professano?
(...)
Noi siamo anarchici perché crediamo che il governo (ogni governo) sia un male, e che non si possa arrivare alla libertà, alla fratellanza, alla giustizia, se non per mezzo della libertà. Quindi non possiamo aspirare a governare, e dobbiamo fare tutto il possibile per impedire che altri - classe, partito o individuo - s'impossessi del potere e diventi governo.
(...)
Ciò che più importa è che il popolo, gli uomini tutti perdano gl'istinti e le abitudini pecorili, che la millenaria schiavitù ha loro inspirate, ad apprendano a pensare ed agire liberamente. Ed è a questa grande opera di liberazione morale che gli anarchici debbono specialmente dedicarsi."
Parole, quelle di Malatesta, che sembrano anacronistiche, ma che di fronte ad un servilismo divenuto ormai la norma, in ogni aspetto delle nostre vite, denunciano la "necessità" di quella "utopia".
Quanto agli anarchici, italiani e non, qui ce n'è un elenco.
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#35
Dubito ormai di tutto
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Da
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Questo thread vale anche per gli anarchici stranieri? Se sì, questa è la storia di Nestor Makhno -di cui ignoravo sommamente l'esistenza fino a ieri- personaggio centrale di una rivoluzione libertaria in Ucraina soppressa nel sangue.
Nestor Makhno e la rivoluzione anarchica in Ucraina (su youtube)
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#34
Sono certo di non sapere
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Grazie per la segnalazione, _gaia_.
Un ottimo spunto per considerare anche la ben più nota strategia di "isolamento" di gruppi più o meno numerosi di individui che protestano contro diktat legiferati dallo stato; strategie pianificate, utili anche a "saltare" il passaggio di marchiare tutti come dei PAZZI, nel nome del "rispetto per le istituzioni". Mi riferisco alla "creazione della realtà" attraverso i mezzi di propaganda e di (dis)informazione.
Cosa collaudata e ben riuscita, in grado già nel 1985, a quanto pare efficacemente, di far parlare di Sacharov e non di abusi perpetrati nella nostra democrazia.
Da notare l'adozione del "modello" occidentale lombrosiano da parte della nazione exsovietica, e facciamo due conti circa i punti di coesione tra apparenti fazioni contrapposte.
D'altra parte, la stessa strategia di marchiatura viene applicata ancora oggi a diversi settori di informazione, non solo quelli che denunciano fatti strettamente legati alla politica.
A proposito di "medici" al servizio della "democrazia": "altruismo morboso".
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#33
Dubito ormai di tutto
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Da
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Mi ricollego a questo thread per riportare alcuni estratti da un post di Corrado Penna: anche se non nomina Passannante se ne può scorgere l'ombra silenziosa in sottofondo, e mette in luce un aspetto del potere che troppo spesso viene taciuto e passato sotto silenzio. Una strategia aberrante, ma sottile, e micidiale.
(...) Nel libro di Giorgio Antonucci “Il pregiudizio psichiatrico” (ed Eleuthera) si trova descritto il caso di Carlo Sabattini, di cui il dottor Antonucci si è occupato come perito della difesa. Carlo Sabattini è stato internato nel manicomio giudiziario di Castiglione dello Stiviere nel 1985, in seguito a una denuncia del sindaco di Modena appoggiata dalla perizia di tre psichiatri, che avevano dichiarato Sabattini malato di mente pericoloso. La vicenda era inziata a causa di un episodio davvero “pericoloso”: il ritrovamento di alcuni volantini che erano attaccati così bene ai muri della città che era difficile staccarli (!).
Antonucci fa notare con ironia che proprio in quegli anni tutta la stampa occidentale parlava di Sacharov, dissidente russo internato in psichiatria perché le sue idee erano toppo scomode per il potere sovietico, ma dicevano poco o niente di Sabattini, capolista dei Verdi nel Comune di Modena, noto per le sue iniziative di denuncia (non solo rispetto alle questioni ecologiche), internato in un manicomio perché non c’era altro modo per fermare la sua azione politica:
“ (…) Storicamente è proprio in Italia che è nata la psichiatria come strumento repressivo del dissenso. Si deve a Lombroso l’elaborazione di queste teorie, che in Unione Sovietica vengono usate magari con qualche perfezionamento. Chi conosce la storia del movimento anarchico italiano sa che in Italia molti dissidenti sono stati eliminati grazie alle teorie sociologiche e psichiatriche lombrosiane.
(...) Se per ipotesi Sabattini fosse stato uno che diceva sciocchezze, forse non sarebbe stato internato, perché non ci voleva molto a smentirlo. Ma proprio perché era difficile smentirlo, l’unico modo era internarlo in manicomio e farlo dichiarare pazzo dagli psichiatri che svolgono appunto questo compito al servizio del potere.
Dicono che Sabattini avrebbe, per usare le loro parole, un ‘delirio rivendicazionista’. Questo significherebbe che una persona che come il Sabattini fa delle precise, documentate rivendicazioni, non è un cittadino che difende i suoi diritti, come penso io e come pensano i suoi elettori, ma è uno che ha il difetto di protestare: così si vede che per i periti psichiatri del giudice il protestare contro le autorità è un difetto, che finisce per diventare una malattia.
Dicono ancora i periti del giudice che Sabattini soffrirebbe di ‘altruismo morboso’: sfiderei chiunque a spiegare il contenuto di questo concetto. Anche la capacità di Sabattini a formarsi una cultura giuridica da autodidatta sarebbe secondo loro un sintomo di malattia. Infine lo accusano di proselitismo: vale a dire di farsi dei proseliti, come fa ogni politico e ogni cittadino che si occupa dei diritti collettivi.
(...) Sabattini è stato liberato dopo circa tre mesi d’internamento, con una modifica, da parte del tribunale, della formula con cui era stato internato. Ma ha dovuto aspettare più a lungo per essere liberato dal marchio che gli hanno applicato gli psichiatri.” (...)
La dichiarazione (del tutto priva di ogni minima traccia di presunzione, come potrete vedere...) è di sua maestà emanuele filiberto di savoia, figlio di vittorio emanuele, discendenti della (fottutissima) stirpe che, oltre ad altri innumerevoli casini, cambiò il nome di Salvia di Lucania in "Savoia". Quasi a voler cancellare ogni traccia di identità del popolo da cui nacque l'anarchico Passannante, di cui si è parlato in questo forum.
NON POTENDO CREDERE AI MIEI OCCHI, ho cercato la notizia nel web, ed ho trovato questo articolo, da Positanonews:
Se non fosse per i "giri" di affari che ancora oggi questi nobili per nulla decaduti gestiscono, si potrebbe affermare che sia tutto molto ridicolo e patetico.
Per una serie di ragioni, invece, non è il caso di lasciar cadere la faccenda nel dimenticatoio; una lunga serie di ragioni, prima fra tutte l'ASSOLUTA ARBITRARIETA' dell'autoproporsi di un qualunque quaquaraquà che però è un ex "reale" a presidente di un ENTE PUBBLICO. Secondo, per l'ASSOLUTA ARBITRARIETA' del sindaco di Centola ad aver anche preso in considerazione l'ipotesi.
Il Cilento è una regione della Campania legata alla Lucania per cultura e risvolti popolari, per rivolte e per fierezza della loro gente.
Quello che appare come, per il momento, solo un proclama, è una PROVOCAZIONE da rigettare e da rispedire il mittente.
L'attore Ulderico Pesce, che già si è occupato del "caso Passannante", e che è un sensibile promotore di tante piccole rivendicazioni di carattere sociale, è stato prontamente allertato dalla sottoscritta, ed insieme abbiamo concordato che è il caso di mettere al corrente il comitato "pro Salvia", di diffondere un comunicato e di organizzare una petizione on line contro questa oscenità.
Verrà messo al corrente della notizia anche l'editore Galzerano, di Casalvelino, che sicuramente ci darà una mano.
Chiunque voglia diffondere la cosa, o aggiungere approfondimenti e dare il suo contributo, tenga d'occhio questo forum. Presto aggiungeremo una pagina con la petizione on line.
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Inviato il: 7/7/2008 0:02
florizel
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#31
Sono certo di non sapere
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Edito il 1° post di questo forum, i cui link non sono più visitabili allo stesso indirizzo.
Fatto questo, riporto il topic alla sua notizia originaria, più specifica, quella su Giovanni Passannante.
Oggi siamo stati ai suoi "funerali".
Funerali per modo di dire, perchè le "istituzioni repubblicane" hanno sottratto i resti di Passannante agli onori della sua gente, e li meritava TUTTI.
A breve (credo domani stesso) un resoconto dettagliato sulla giornata di oggi, e su questa vicenda che ha dei risvolti sorprendenti, come una cartina al tornasole.
Anticipo soltanto che il Potere, dopo più di un secolo, trema ancora di fronte alla coerenza di quell'uomo, la cui storia è incontrovertibilmente legata a quella della terra che l'ha visto nascere e alla gente che lo ha amato. Trema così tanto da averlo ucciso per la seconda volta.
"Non son l'uno per cento ma credetemi esistono, stretti l'uno con l'altro, e se in loro non credi li puoi sbattere in terra, ma sono sempre in piedi. Sono gli anarchici".
Leo Ferré
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Inviato il: 3/6/2007 1:19
florizel
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Re: Un anarchico che non muore.
#30
Sono certo di non sapere
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Ecco come si strumentalizza perfino un teschio, pur di far prevalere la "ragione istituzionale" su quella di un'intera comunità, relegando in anfratti bui la storia di un uomo, che è anche storia di popolo.
Ulderico, ma lo sai, o no, che i parametri della "civiltà" sono stabiliti dagli "stati"? Passannante ce lo ha insegnato con la sua prigionia e con la sua agonia.
Il 2 giugno saremo lì, col rosso della passione ed il nero del lutto.
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Inviato il: 29/5/2007 16:30
florizel
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Re: Un anarchico che non muore.
#29
Sono certo di non sapere
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E "grande soddisfazione" per l'esito della vicenda è stata espressa dal vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli. "Grazie all'impegno di tutti - ha dichiarato - del ministero della Giustizia, della regione Basilicata e del Comune ha detto Rutelli si chiude finalmente in maniera onorevole una ferita rimasta troppo a lungo aperta, in modo non degno del nostro Paese".
1 - l'impegno è stato soprattutto di quanti hanno promosso l'iniziativa e di quanti hanno firmato la petizione sul sito di Ulderico Pesce.
2 - la ferita non sarà chiusa finchè non si restituirà a Salvia il suo nome.
3 - ammettiamolo: a Rutelli & co. "onorare" un anarchico viene meglio se è morto.
"E uguali sentimenti sono stati espressi da Gianni Pittella, presidente della delegazione italiana presso il Partito socialista europeo e componente della segreteria nazionale Ds"
ORRORE!!!
"con grave ritardo si ha il rispetto della storia, della dignità dell'integrità personale di Passannante"
Cazzo, siamo in piena neolingua. Spagna 1936, Pittella...Ti ricorda NIENTE..?
come sancite dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri e dalle convenzioni internazionali".
Gli stessi "diritti" di vedersi piombare la "democrazia" sotto forma di eserciti? Le stesse "tradizioni" per cui il "diritto comunitario" ci impone di finanziare le guerre degli stati? Le "convenzioni internazionali" sistematicamente violate ed agitate come bandiere solo quando si tratta dei "nostri ragazzi", dei "nostri" civili e del "nostro" popolo? (E nemmeno).
NEOLINGUA.
"Domani, a Savoia di Lucania - l'originaria Salvia, che cambiò nome in segno di riparazione verso casa Savoia - sarà celebrata una Messa in suo ricordo."
In pieno stile "family day". Non c'è niente da fare: quello che il sistema non può combattere, lo ingloba.
"Quando io mi servo di una parola —rispose con tono sprezzante Humpty Dumpty— quella parola significa quello che piace a me, né più, né meno. Il problema è - insisté Alice - se lei può dare alle parole significati così differenti. Il problema è —tagliò corto Humpty Dumpty— chi è il padrone?"
Lewis Carrol - Alice nel paese delle meraviglie.
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POTENZA - I resti dell'anarchico Giovanni Passannante - l'uomo che il 17 novembre 1878 attentò alla vita del Re d'Italia, Umberto I - sono stati traslati oggi a Savoia di Lucania (provincia di Potenza) dalla loro precedente - e contestata collocazione, all'interno del Museo criminologico di Roma. Le sue spoglie sono state già tumulate. Lo ha reso noto in serata l'ufficio stampa della Giunta regionale della Basilicata.
La scelta di trasferire i resti di Passannante e di tumularli con discrezione è stata fatta dalla Regione in ossequio a "sentimenti di pietà ". Negli anni scorsi e anche nelle ultime settimane ci sono stati confronti e polemiche sull'opportunità, o meno, di trasferire in Basilicata i resti dell'anarchico. [...]
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Inviato il: 10/5/2007 22:08
florizel
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Re: Un anarchico che non muore.
#27
Sono certo di non sapere
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Ieri son stata a vedere lo spettacolo di Ulderico Pesce su Giovanni Passannante.
Uno spettacolo emozionante, e toccante. Un'etica che scuote, e che denuncia quanto ideologie e politicismi siano responsabili di un sopruso a danno non solo degli individui, ma anche delle comunità da cui provengono.
E' stato propio Ulderico a dirmi che i resti dell'anarchico rientreranno dopodomani, 11 maggio, a "Salvia" (questo il vero nome del paese natìo di Passannante, in Basilicata, cambiato nell'attuale "Savoia" dall'amministrazione comunale di allora, per "omaggiare quel gran cornuto del re).
Il suo cranio, il suo cervello, verranno sottratti agli sguardi dei tanti visitatori che magari non sanno nemmeno perchè quei resti sono lì, nè delle criminali teorie lombrosiane.
Un grazie ad Ulderico Pesce, che porta coraggiosamente in giro uno spettacolo che sfugge al "consumo", e che invita a riappropriarsi della "memoria". Per ricordare che solo la forza ed il coraggio di ogni singola vita può scongiurare il pericolo di annientarle tutte in una "moltitudine" da governare come un gregge di pecore.
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LA storia di Giovanni Passannante comincia con un coltellino di 8 centimetri e finisce, anzi non finisce, con un cranio e un cervello in un museo. Passannante è l'anarchico che nel 1878, con quel temperino, aggredisce Umberto I a Napoli, viene arrestato, torturato, condannato al patibolo, pena commutata in lavori forzati a vita. Ergastolo all'Elba, una cella sotto il livello del mare, più di dieci anni al buio, la fame, le malattie. Finisce nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino e lì muore, nel 1910. Oggetto di studi lombrosiani, il cadavere ("non degno di sepoltura") viene decapitato, il cervello e il cranio inviati a Roma. Dal 1936 sono in mostra nel Museo Criminale di via del Gonfalone.
La vicenda appassiona da anni l'attore e autore Ulderico Pesce, lucano come l'anarchico, che dei temi storici e sociali ha fatto la cifra del suo teatro. E ha messo in scena "L'innaffiatore del cervello di Passannante" (dal 13 al 25 febbraio a Roma, teatro Cometa Off). Per chiedere a Clemente Mastella, con una petizione popolare (al momento circa 4mila firme), di autorizzare il ritorno in Basilicata e la sepoltura di quei resti. [...]
Delibera, ma anche atto d'accusa: "Si diceva che i Savoia si erano macchiati di gesti atroci e con il 'metodo Passannante' avevano bloccato l'opposizione politica meridionale". Savoia si chiama anche il paese di Passannante: era Salvia, in origine, ma fu cambiato dopo l'attentato: Savoia di Lucania, nel quale è forte l'influenza del movimento monarchico italiano.
[...]
"Il teatro vive un momento terribile, è solo repertorio, non parla alla gente. Per fortuna - osserva Pesce - c'è n'è un altro sull'oggi, sul recupero della memoria, sull'indagine sociale. Tutto quello che manca dalla tv". Teatro sociale che racconta le emozioni: "Mi sforzo di parlare di persone, per il lavoro sulla Fiat ho mangiato e dormito con gli operai per spiegare al pubblico una realtà che molti credono estinta. I metalmeccanici esistono, è una delle categorie più a rischio. Quelle per cui si batteva Passannante, in un Sud senza tribunali, scuole, strade, ospedali".
Ma chi è "l'innaffiatore" del titolo? "Nello spettacolo si racconta che la formaldeide, che conserva il cervello dell'anarchico, scende di livello. Ogni tanto qualcuno deve riempire il contenitore. L'innaffiatore è lui. E' un carabiniere. Gli hanno dato quell'incarico per punirlo. Di cosa, non posso dirlo. Quando Passannante sarà seppellito, vi dirò chi è quell'innaffiatore".
"Prima, e ancora intorno al '78, ci si trova spesso di fronte ad un mercato molto embrionale, a caratteristica "familiare", al massimo subappaltato, in qualche caso,a qualche personaggio che sta a cavallo fra la politica (neofascista) e la mala. La malavita, quella piu' spregiudicata che non avra' problemi nel corso degli anni ad inserirsi a fondo nella vendita della morte in bustina. All'epoca, in quel clima, con quella strutturazione di mercato ancora embrionale anche un librobianco sugli spacciatori poteva rappresentare un serio pericolo."
Un mercato che, come il Potere, ha oggi globalizzato il suo profitto attraverso le guerre, quelle di ieri e quelle attuali.
Fausto e Iaio erano troppo "puliti" per poterli accusare di consumo di droga, la calunnia che è toccata a Federico Aldrovandi con loro non poteva "funzionare".
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#24
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/8/2006
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Citazione:
nessuno ha scritto: Aggiungo qualche nota, ad ora tarda. Niente links. Sono ricordi, i racconti di mio nonno, e di mia nonna, recuperati dalla memoria, leggendo, per dire di chi non ha nome, né ricordo. 1932. Ad Albino (provincia di Bergamo) c'erano degli anarchici. Non pochissimi. Non tanti. Forse una cinquantina di persone. Mio nonno si ricordava ancora come, una mattina di marzo, li presero casa per casa, li legarono ammanettati e li portarono via. Non ne tornò nessuno. Inutile cercare i nomi. Le carte vennero bruciate dopo l'8 settembre. A volte dai fascisti, altre dai partigiani. In entrambi i casi l'obiettivo era identico: cancellare la memoria. Per non farsi prendere, o per cancellare un passato che non si voleva. Quel che rimase era solo il racconto. L'unica forma di trasmissione del sapere che il potere non possa controllare.
Grazie della testimonianza, fa sempre bene tenere viva la memoria. "Chi controlla il presente, controlla il passato". E chissà quanti di casi come questi non conosciamo, di quanti s'è persa memoria e di quanti memoria non c'è mai stata.
_________________
Inviato il: 1/2/2007 1:29
nessuno
nessuno
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#23
Mi sento vacillare
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Da Albino (BG) - Bassa Valle Seriana
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Aggiungo qualche nota, ad ora tarda. Niente links. Sono ricordi, i racconti di mio nonno, e di mia nonna, recuperati dalla memoria, leggendo, per dire di chi non ha nome, né ricordo. 1932. Ad Albino (provincia di Bergamo) c'erano degli anarchici. Non pochissimi. Non tanti. Forse una cinquantina di persone. Mio nonno si ricordava ancora come, una mattina di marzo, li presero casa per casa, li legarono ammanettati e li portarono via. Non ne tornò nessuno. Inutile cercare i nomi. Le carte vennero bruciate dopo l'8 settembre. A volte dai fascisti, altre dai partigiani. In entrambi i casi l'obiettivo era identico: cancellare la memoria. Per non farsi prendere, o per cancellare un passato che non si voleva. Quel che rimase era solo il racconto. L'unica forma di trasmissione del sapere che il potere non possa controllare. E voi, da voi? Che successe? Di quanti, spersi e scomparsi, non conosciamo, e non conosceremo, nome e fine?
Buona vita
e buon ricordo
Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#22
Mi sento vacillare
Iscritto il: 20/5/2006
Da
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Ciao Gaia, "FAUSTO E IAIO ,LA SPERANZA MUORE A DICIOTTO ANNI" è il titolo di un bellissimo libro di Daniele Biacchessi uscito per Baldini e Castoldi che si può leggere liberamente qui
"Dedicato a Danila, Maria, alle vittime invisibili di tutte le stragi. Dedicato agli amici e ai compagni che hanno ancora il vizio della memoria"
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#21
Mi sento vacillare
Iscritto il: 2/8/2006
Da
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Citazione:
_gaia_ ha scritto:
Ho sentito che avevano ucciso anche Iaio per un regolamento di conti riguardante l'eroina. Io ho subito chiamato la radio smentendo questa cosa perché Fausto e Iaio lavoravano contro lo spaccio e per la prevenzione. Il giorno dopo quelli di Democrazia Proletaria mi hanno detto di far eseguire l'autopsia sui corpi, per dimostrare che i ragazzi non assumevano nessuna sostanza. L'autopsia è stata fatta e non è risultato nulla. Fausto non fumava nemmeno le sigarette. Il Giudice ha ammesso che i ragazzi erano assolutamente puliti e che con la droga non c'entravano nulla ma fino ad ora non c'è stato giustizia e io voglio la verità."[/i]
E' davvero curioso come lo Stato, con la sua smania di soccorrere ed aiutare i suoi cittadini evitando loro una penosa vita nel caos dell'anarchia, spesso li accoppi e, non contento, aggiunga la ciliegina scaricando sulla vittima la responsabilità della morte.
Mi viene in mente, tra i tanti, Peppino Impastato: lo stat...ehm la mafia lo fa esplodere e la maf...ehm lo stato dice che è morto mentre piazzava una bomba.
(...) anni di inchieste, ufficiali e "alternative" (riassunte molto bene nel succitato libro di Biacchessi); inchieste purtroppo viziate dai "consueti" depistaggi. (...) la dinamica dell'omicidio, nonché il numero, la freddezza e l'esperienza dimostrata dagli esecutori, parlano chiaro. L'omicidio viene consumato in modo rapido e professionale: un commando di tre persone (cui sono da aggiungere almeno altri due elementi, come supporto logistico) avvicina i due giovani in via Mancinelli, e li uccide con otto colpi sparati a distanza ravvicinata, per poi darsi alla fuga.
Collegamenti con personaggi legati alle inchieste su Bologna.. depistaggi.. una serie di morti in successione..
I due 18enni sono vittime innocenti della strategia di quel periodo.
Mi viene il voltastomaco solo a leggere queste parole.
La ragion di stato.. La giustizia.. Le forze dell'ordine.. Oh sì, tutto molto bello, certo. Peccato solo per quel piccolo particolare: che siamo tutti carne da macello, all'occorrenza (costantemente, siamo limoni da spremere per sostenere quel bel circo che poi ci schiaccia..). Pedine da guardare con disprezzo e mandare fuori dal gioco in un attimo, con una sola parola della "persona giusta". Cosa fa il potere alle persone..... Che schifo.
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Quella sera del '78 nelle parole di Danila Angeli, la madre di Fausto:
Alle 19.45 Fausto era sempre a casa per la cena, era sempre puntuale ma quel giorno non si vedeva. Alle 20.30 cominciai a preoccuparmi e dopo aver messo il piccolino a letto, decisi di telefonare a qualche amico di Fausto ma nessuno sapeva nulla. (...) Poi ho sentito bussare alla porta e dalla finestra ho visto dei poliziotti. Sono saliti e mi hanno chiesto dove abitava Fausto Tinelli. Io ho risposto che era mio figlio. Poi hanno rovistato in giro per la casa e mi hanno chiesto dov'erano le armi. Fausto era onesto, non aveva armi. In camera sua c'erano solo libri e giornali. I libri erano le sue armi. I poliziotti mi hanno poi detto che aveva avuto un incidente in manifestazione. Impossibile, perché quel giorno non c'erano manifestazioni in programma. Un incidente in auto. Ma Fausto non aveva neanche la patente. Infine mi hanno detto che aveva preso una bastonata in testa, consigliandomi di recarmi in ospedale. Allora sono andata all'ospedale "Bassini" e ho chiesto notizie di Fausto. Mi ha risposto un poliziotto dicendomi che era morto già da un pezzo. A quel punto sono scappata a casa e ho acceso RadioPopolare per sapere cos'era accaduto. Ho sentito che avevano ucciso anche Iaio per un regolamento di conti riguardante l'eroina. Io ho subito chiamato la radio smentendo questa cosa perché Fausto e Iaio lavoravano contro lo spaccio e per la prevenzione. Il giorno dopo quelli di Democrazia Proletaria mi hanno detto di far eseguire l'autopsia sui corpi, per dimostrare che i ragazzi non assumevano nessuna sostanza. L'autopsia è stata fatta e non è risultato nulla. Fausto non fumava nemmeno le sigarette. Il Giudice ha ammesso che i ragazzi erano assolutamente puliti e che con la droga non c'entravano nulla ma fino ad ora non c'è stato giustizia e io voglio la verità." Dopo quasi 29 anni, Fausto e Iaio non hanno ancora avuto giustizia.
All'inizio non capisci, non ti rendi conto di quello che è accaduto. Vivi come un brutto sogno, stupito e incredulo. Vivi nel frastuono: un bel funerale di stato, belle parole e con questi gesti tutti se ne lavano le mani. Subito dopo ritorni alla realtà. Il dolore ti fa impazzire, entra in te come l'aria che respiri. E allora cerchi aiuto e conforto. Chiedi una mano e riponi tutte le tue speranze nella giustizia, che ti aiuti a capire. Ma ti si chiudono le porte in faccia perché tu non sei di serie A anche se sei una persona onesta(...)
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Un altro paio di link oltre a quello segnalato all'inizio:
5 maggio 1972 Pisa L’anarchico Franco Serantini di vent’anni, al momento del fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e calci dalle forze di polizia. Morirà due giorni dopo nel carcere di Pisa, privo di cure, per frattura della scatola cranica.
Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice, le guardie carcerarie ed il medico non giudicano “serio”. Dopo quasi due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45 del 7 maggio.
Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere tempestivamente dal Comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione, mentre la notizia della morte di Serantini rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all’avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo ha luogo l’autopsia. L’avvocato Giovanni Sorbi, che aveva voluto assistervi, così ricorderà la triste circostanza: “È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi”
Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei “non ricordo” degli ufficiali di PS presenti al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle stanze della magistratura.
Viene colpito da calci e colpi col calcio del fucile. Il sopraggiungere di un altro drappello di poliziotti e l'intervento del commissario di PS Giuseppe Pironomonte, che lo sottrae con l'arresto al linciaggio, interrompono la mattanza. Durante gli interrogatori Serantini mostra evidenti segni di confusione mentale e di malessere, dice al magistrato che lo interroga di soffrire di una forte emicrania, ma nessuno si preoccupa e pensa di sottoporlo ad una visita medica. la mattina del 7 le sue condizioni si aggravano e viene portato al pronto soccorso. Troppo tardi. Alle 9,45 Serantini muore.
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#18
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 7/7/2005
Da dove potrei stare meglio.
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Su Sole e Baleno, segnalo anche questo appassionato articolo di Marco Cedolin. Che, tra l'altro, si sofferma sulla demonizzazione, oltre che degli anarchici, dello stesso popolo NO-TAV.
"Innumerevoli furono le incongruenze nelle accuse che venivano mosse ai tre giovani. Fin dall’inizio fu evidente come le indagini anziché partire da indizi precisi nel tentativo di arrivare ai colpevoli seguissero invece la logica perversa d’iniziare il tutto dai colpevoli preconfezionati per poi costruire intorno a loro delle prove che fossero in grado d’inchiodarli."
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
Inviato il: 26/1/2007 3:17
florizel
florizel
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#17
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 7/7/2005
Da dove potrei stare meglio.
Messaggi: 8195
Ottimi link, _gaia_. Leggendo di quei fatti attraverso la loro esposizione cronologica, si ha come la sensazione che molti oscuri tasselli trovino la loro giusta collocazione molto più facilmente... Grazie.
_________________ "Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi".Vittorio Arrigoni
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