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  Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.

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  •  florizel
      florizel
Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#1
Sono certo di non sapere
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L'argomento non è dei più facili.
Ma è un ottimo esempio di come lo stato, in tutte le sue forme di esercizio del potere, ricorra, allora come oggi, alla "punizione collettiva", ed agli stessi biechi mezzi per mettere a tacere non solo il singolo individuo, ma un'intera collettività, un intero paese, un'intera popolazione.

Che pare non arrendersi, però.

La storia inizia nel paese di Savoia di Lucania, piccolo comune della Basilicata, dove gli abitanti, nonostante siano passati 126 anni dalla cancellazione dell'antico nome di Salvia, si chiamano ancora oggi salviani.

A questo indirizzo, una petizione affinchè sia data degna sepoltura ai resti di Giovanni Passannante, anarchico lucano.

Nelle librerie, una seconda edizione di un libro a lui dedicato:

"In un libro di Giuseppe Galzerano l’assurda vicenda del “sovversivo” che tentò di uccidere Umberto I. Fu perseguitato fino alla morte. Il suo paese natale, Salvia, fu addirittura privato del nome"

Estrargli il cervello, fu un emblematico tentativo di annientare le sue idee. Stessa sorte è toccata a pensatori e teorici libertari troppo "scomodi".
Oggi, il suo cranio ed il suo cervello, sono conservati ed "esposti" al museo criminologico di Roma.

Il cranio e il cervello di Passannante, così come alcuni suoi manoscritti, furono esposti al Museo Criminale nel 1936, perché, come fu scritto, “significativa testimonianza degli studi di Antropologia criminale tendenti ad accertare le caratteristiche costituzionali e biologiche dei delinquenti”.

Mentre gli "eredi" dei Savoia, continuano i loro sporchi affari, a piede libero.
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 9/1/2007 1:39
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#2
Mi sento vacillare
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Ottima segnalazione, flo

La fine che han fatto fare a Giovanni Passannante è aberrante..

Citazione:
Ma è un ottimo esempio di come lo stato, in tutte le sue forme di esercizio del potere, ricorra, allora come oggi, alla "punizione collettiva", ed agli stessi biechi mezzi per mettere a tacere non solo il singolo individuo, ma un'intera collettività, un intero paese, un'intera popolazione.


Verissimo.. anche se col tempo il potere e lo stato hanno "affinato" i loro mezzi.. basta pensare all'assassinio di Giuseppe Pinelli


Invito tutti a firmare la la petizione affinchè quel che rimane di Passannante sia portato via dal museo criminologico di Roma, dove tutt'ora è, e restituito al suo paese natale.
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Inviato il: 9/1/2007 2:04
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  •  florizel
      florizel
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#3
Sono certo di non sapere
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Inviato il: 9/1/2007 2:23
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#4
Dubito ormai di tutto
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E' vero: Neanche i resti di Hitler ricevono un così indegno trattamento

Dal link di wikipedia segnalato ho trovato anche la vicenda di Pietro Acciarito, che il 22 aprile 1897 tentò di accoltellare re Umberto I e che ricevette un trattamento simile a quello subìto da Passanante:

Da "Pietro Acciarito" (wikipedia)

Nell'immediatezza dell'arresto fu chiesta ad Acciarito la ragione del suo gesto. Il fabbro rispose polemicamente che re Umberto sembrava disposto a spendere 24mila lire (all'epoca una somma molto considerevole, corrispondente al montepremi della giornata di corse) per un cavallo, ma nulla per i poveri.
Più tardi Acciarito fu sottoposto dalla Polizia a duri interrogatori e a torture nella convinzione di poter così costringerlo a svelare un supposto complotto e i nomi delle altre persone in esso coinvolte. Parallelamente furono condotte indagini tra i conoscenti del fabbro di Artena, e fu arrestato un suo amico, tale Romeo Frezzi, semplicemente perché nella sua casa fu trovata una fotografia di Acciarito.
L'attentato fallito fu inoltre impiegato come pretesto per arresti arbitrari di esponenti socialisti, anarchici e repubblicani.
Frezzi fu a propria volta torturato e morì al terzo giorno d'interrogatorio. (...)

Le vicende legate alla morte di Frezzi suscitarono clamorose proteste popolari di massa contro la brutalità poliziesca. Per conseguenza, i funzionari responsabili della custodia in carcere e degli interrogatori della vittima furono presto trasferiti ad altro incarico.
Più tardi emerse anche che la Polizia aveva creato una falsa lettera, suppostamente scritta dalla fidanzata di Acciarito (...)

Durante lo svolgimento del processo, tuttavia, i cinque supposti cospiratori furono riconosciuti innocenti, mentre emerse che il loro arresto era dovuto solo ad una confessione estorta con inganno e violenza. Acciarito fu riconosciuto colpevole di tentato regicidio e condannato all'ergastolo.

Tenuto in rigoroso isolamento, come già accaduto nel caso del precedente autore di un fallito attentato a re Umberto, Giovanni Passannante, Acciarito scivolò nella follia. Riconosciuto malato di mente, fu trasferito presso lo stesso manicomio criminale ove aveva finito i suoi giorni il suo precursore. Alla sua morte, Acciarito fu sottoposto ad autopsia da parte degli stessi eugenetisti, della scuola lombrosiana che avevano esaminato il corpo di Passannante, i quali conclusero che la forma del cranio dell'ex fabbro rivelava la sua "predisposizione all'assassinio".


Inviato il: 9/1/2007 9:45
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  •  florizel
      florizel
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#5
Sono certo di non sapere
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Frezzi fu a propria volta torturato e morì al terzo giorno d'interrogatorio.

Perchè mi torna alla mente la vicenda di Federico Aldrovandi?

Più tardi emerse anche che la Polizia aveva creato una falsa lettera

Perchè mi tornano in mente, tra le altre cose, le due molotov alla Diaz durante il G8 di Genova?

Alla sua morte, Acciarito fu sottoposto ad autopsia da parte degli stessi eugenetisti, della scuola lombrosiana che avevano esaminato il corpo di Passannante, i quali conclusero che la forma del cranio dell'ex fabbro rivelava la sua "predisposizione all'assassinio".

Cesare Lombroso (Verona, 6 novembre 1835 - Torino, 19 ottobre 1909) fu un antropologo e criminologo italiano. Fu uno dei pionieri degli studi sulla criminalità. Il suo lavoro fu fortemente influenzato dalla fisiognomica, disciplina di antichissime origini, e da idee provenienti dalla teoria del darwinismo sociale...

"Lombroso sostenne sempre con forza la necessità dell'inserimento della pena capitale all'interno dell'ordinamento italiano.
Riteneva infatti che, se il criminale era tale per la sua conformazione fisica, non fosse possibile alcuna forma di riabilitazione, individuando in tal modo l'obiettivo cui il sistema penale doveva tendere nella sicurezza della società.".

Fatevi due conti. I soliti due conti.
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Inviato il: 9/1/2007 14:52
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  •  nessuno
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#6
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Grazie Flo!

Perché, dici, "mi torna alla mente Federico Aldovrandi"?

Forse per questo:

Processo!

Oggi, 9 gennaio, a più di 15 mesi dal giorno in cui ci è stato tolto Federico, ho la notizia certa che ci sarà un processo. E' stata depositato l'avviso di conclusione delle indagini prodromico alla richiesta di rinvio a giudizio dei 4 agenti. In qualunque forma sia va bene, l'importante è che ci sia. L'archiviazione è esclusa. Non so ancora niente di più per ora...


Riprendo da: "L'Unità" (non me ne vogliate... la notizia l'ho trovata lì :)

Caso Aldovrandi, quattro agenti rinviati a giudizio

25 settembre 2005 morte Federico Aldovrandi
Ci sarà finalmente un processo dopo più di 15 mesi dalla morte in circostanze "sospette" di Federico Aldovrandi, il giovane 18enne che il 25 settembre 2005 perse la vita a Ferrara dopo essere stato fermato dalla polizia. È stato depositato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari alla richiesta di rinvio a giudizio dei quattro agenti. La notizia è stata data sul blog della madre di Federico, Patrizia.

È stata così confermata la tesi dei periti della famiglia Aldovrandi, che hanno sempre detto che Federico è morto per soffocamento. Un'asfissia provocata dalla «compressione toracica» di un quarto d'ora cui fu sottoposto dai poliziotti. I consulenti della famiglia del ragazzo avevano depositato in tribunale le perizie, che ancora non chiariscono del tutto come è morto Federico, insieme alla perizia medico-legale disposta dal pm Maria Emanuela Guerra, che conduce le indagini. Federico assunse «modesti quantitativi di sostanze stupefacenti (ketamina) alcune ore prima della morte, ma questo pare avere efficacia causale assai discutibile». Tradotto, per i legali la ketamina non può aver causato l´asfissia perché tra gli effetti di questa droga non vi è l´arresto cardiaco bensì il contrario: l´eccitazione.

Il fatto
Il 25 settembre Federico trascorre la notte a Bologna con gli amici. Al rientro la tragedia. Così ricostruiva i fatti una nota della Questura: «Alle ore 6 del 25 settembre 2005 personale della polizia di Stato interveniva in via Ippodromo su segnalazione di alcuni cittadini che avevano riferito del comportamento ‘strano´ di un giovane. Durante l´intervento del personale di polizia, il giovane è stato colto da malore. Poco dopo giungeva il personale medico del 118 che constatava il decesso del giovane». Caso chiuso. Per la polizia Federico è morto nel trasporto verso l´ospedale per cause naturali.

Il blog
«Oggi, 9 gennaio, a più di 15 mesi dal giorno in cui ci è stato tolto Federico - si legge sul blog. -, ho la notizia certa che ci sarà un processo. È stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio dei quattro agenti. In qualunque forma sia va bene, l'importante è che ci sia. Non so ancora niente di più per ora...». Circa un anno fa, Patrizia, decise di aprire un blog, per chiedere la riapertura del caso, perché la morte del figlio non rimanesse nel silenzio. Non la convinceva la ricostruzione dei fatti.

Perché poi, quando quella notte lei chiamò in questura preoccupata per sapere se avevano notizie di Federico, le risposero di non averne? Il giovane era già morto da diverse ore e la famiglia non era stata avvertita. Prima del blog, mamma Patrizia e papà Lino, il 27 settembre inviarono una lettera ai giornali in cui ribadivano «massima fiducia, anche in questo momento così drammatico, nelle forze dell´ordine e nell´operato della magistratura inquirente». Da allora a Ferrara sono state diverse le manifestazioni di sostegno alla famiglia Aldovrandi, guidate anche dal parroco della città, don Domenico Bedin.

Ad illustrare le conclusioni del pool di medici legali e tossicologi, venerdì mattina in conferenza stampa, sono stati gli avvocati della famiglia, Riccardo Venturi e Fabio Anselmo. Dagli atti di polizia e procura emerge, per i consulenti, che «dopo l'arrivo della prima pattuglia del 113, vi fu una violenta colluttazione tra il ragazzo e gli agenti» a cui seguì «l'immobilizzazione forzata a terra, protrattasi per alcuni minuti, in posizione prona ed ammanettato con le mani dietro la schiena, mentre almeno un agente di polizia gravava su di lui, comprimendogli la cassa toracica». «La chiamata dalla centrale operativa del 113 è delle 6.08, l'ambulanza della Croce rossa e l'auto medicalizzata partono alle ore 6.10, l'arrivo sul posto della prima risale alle 6.15 e della seconda alle 6.18». Questo scrivono i periti. Inoltre, «dagli atti della polizia emerge che la richiesta di inviare un'ambulanza è stata radiotrasmessa dalla volante "alfa 3" alla centrale operativa del 113 alle 6.04, quando sul posto era già intervenuta la volante "alfa 2"».

Ci sarebbe anche un testimone che avrebbe riferito che Federico «rantolava e chiedeva aiuto» mentre un poliziotto tentava di ammanettarlo. Inoltre le chiamate dei cittadini che sarebbero arrivate al 113 parlavano di un ragazzo che «tirava calci a tutto».

http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=62557

Buona vita

Guglielmo
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"Quieremos organizar lo entusiasmo, no la obediencia" - Buenaventura Durruti
Inviato il: 9/1/2007 23:51
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#7
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Grazie per la bellissima notizia, Nessuno

ho aggiornato ora il topic su Aldro
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Inviato il: 10/1/2007 0:43
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#8
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Altre interessanti informazioni.

Gaetano Bresci, l'anarchico che il 20 luglio 1900 uccise re Umberto I, rimpatriò appositamente dal New Jersey dove viveva per vendicare la strage di Milano del 1898: l'esercito, capitanato dal generale Bava Beccaris che aveva ottenuto i pieni poteri dal governo, sparò con i cannoni "ad alzo zero" su una folla di manifestanti, fra cui donne e bambini, che avevano alzato le barricate, uccidendo almeno un centinaio di persone e ferendone almeno 400 (bilancio ufficiale).

Lo stato d'assedio venne mantenuto anche quando i milanesi erano stati ormai ridotti in condizioni di non nuocere.
Per questo episodio a Bava Beccaris venne conferita la croce di Grande Ufficiale dell'ordine militare di Savoia, cosa che inasprì ancor più gli animi.
Il capo del governo Di Rudinì gli telegrafò: «Ella ha reso un grande servigio al Re e alla patria».
E meno di un mese dopo, il Re in persona mandava al Bava Beccaris il seguente telegramma: «Ho preso in esame le proposte delle ricompense presentatemi dal ministro della guerra a favore delle truppe da lei dipendenti e col darvi la mia approvazione fui lieto e orgoglioso di onorare la virtù di disciplina, abnegazione e valore di cui esse offersero mirabile esempio. A lei poi personalmente volli offrire di motu proprio la Croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine Militare di Savoia, per rimeritare il grande servizio che Ella rese alle istituzioni ed alla civiltà e perché Le attesti col mio affetto la riconoscenza mia e della patria. Umberto».
Il 29 luglio del 1900, a Monza, Umberto I venne assassinato dall'anarchico Gaetano Bresci, che dichiarò esplicitamente di aver voluto vendicare i morti del maggio 1898 e l'offesa della decorazione a Bava Beccaris.


Bresci fu imprigionato in una speciale cella appositamente edificata per lui, di tre metri per tre, priva di suppellettili, nel penitenziario di Santo Stefano, presso Ventotene (Isole Ponziane).
Morì suicida il 22 maggio 1901 impiccandosi -secondo il racconto delle guardie carcerarie- con un fazzoletto o, più probabilmente, con un asciugamani; tuttavia le circostanze della sua morte hanno sempre destato perplessità.
Così come incertezza vi è anche sul luogo della sua sepoltura: secondo alcune fonti, fu seppellito assieme ai suoi effetti personali nel cimitero di S.Stefano; secondo altre, il suo corpo venne gettato in mare. Le sole cose rimaste di lui sono il suo cappello da ergastolano (andato distrutto durante una rivolta di carcerati nel dopoguerra) e la rivoltella con cui compì il regicidio.
Molti sono quindi i misteri che circondano ancora la figura dell'anarchico venuto dall'America, come la fantasia popolare lo aveva ribattezzato. Riguardano prevalentemente dei documenti spariti misteriosamente: non fu infatti mai trovata la pagina 515 che descriveva il suo status di ergastolano e le circostanze della sua morte; nessuna informazione su di lui è disponibile all'Archivio di Stato di Roma; non fu mai ritrovato - come testimonia una approfondita biografia di Arrigo Petacco - il dossier che Giovanni Giolitti scrisse sulla vicenda Bresci.


"Curiosità" #1:
Tutti gli amici più stretti e i parenti di Bresci vennero arrestati nel tentativo di dimostrare che Bresci non aveva agito individualmente ma aveva preso parte a un vastissimo complotto anarchico internazionale.
Anche la polizia di Paterson fu mobilitata per dimostrare l'esistenza di tale complotto, ma non trovò assolutamente nessuna prova.
L'Avanti, divenuto capro espiatorio nonostante non fosse affatto vicino agli anarchici, subì un'aggressione da parte dei conservatori, in seguito alla quale vennerro arrestati alcuni lavoratori del giornale e nessun aggressore.
Molti anarchici in tutta Italia vennero arrestati, colpevoli di apologia di regicidio. In effetti a Bresci venivano dedicate feste e brindisi, tanto in Italia quanto a Paterson.


"Curiosità" #2:
Anche Bresci compare con alcuni oggetti nel novero delle testimonianze presenti al Museo criminologico di Roma, insieme con i già citati Passannante e Acciarito che passarono per le mani del celeberrimo Cesare Lombroso: il grande studioso ebbe a dire, a proposito di un altro cranio che esaminò, quello di Cesare Villella, imprigionato per brigantaggio,
"Alla vista di quella fossetta [un'anomalia cranica che aveva scoperto su Villella] mi apparve d’un tratto come una larga pianura sotto un infinito orizzonte, illuminato il problema della natura del delinquente, che doveva riprodurre ai nostri tempi i caratteri dell’uomo primitivo giù giù sino ai carnivori"

.."illuminato"... Già.
Inviato il: 10/1/2007 10:55
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  •  Pausania
      Pausania
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#9
Sono certo di non sapere
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Io sono veneto, e non posso non ricordare Sbardellotto, L'anarchico di Mel:

Angelo Pellegrino Sbardellotto, l'anarchico fucilato nel 1932 per aver tentato di uccidere il duce del fascismo. [...]

Angelo Sbardellotto era nato il 1° agosto 1907 da una numerosa e quindi povera famiglia originaria della frazione di Villa che per sopravvivere fu costretta in larga parte ad emigrare; tale sorte toccò anche ad Angelo che assieme al padre, nell'ottobre del '24, partì per l'estero risiedendo in Francia, Lussemburgo e infine Belgio dove lavorò come minatore.

Lo spietato accanimento del regime e del suo capo è ulteriormente dimostrato dalla decisione di tenere per sempre nascosto, dopo l'esecuzione, il luogo della sepoltura del corpo di Sbardellotto: un gesto contrario ad ogni principio di umanità e ragionevolezza [...]

Più volte aveva cercato nei mesi precedenti l'occasione propizia ma, anche per non coinvolgere degli innocenti nell'attentato, aveva dovuto sempre rinunciare.

L'udienza davanti al Tribunale Speciale si dimostrò una macabra formalità: iniziò alle ore 9 del 16 giugno '32 e si concluse con il previsto verdetto di condanna a morte dopo appena due ore: l'intenzione era già un delitto. [...]

Sbardellotto rifiutò di presentare incoerenti quanto inutili domande di grazia e quindi l'indomani mattina veniva fucilato, alla schiena, da un plotone della Milizia presso il Forte Bravetta a Roma, luogo che durante la Resistenza sarebbe stato teatro di altre fucilazioni di anarchici e partigiani.


Ma per fortuna alcuni non dimenticano:

Mel (Belluno), inaugurato il monumento all'anarchico Sbardellotto

18/10/05: a Mel (Belluno) , un nutrito gruppo di persone ha ricordato Angelo Pellegrino Sbardellotto, il giovane anarchico fucilato dai fascisti a Roma nel 1932, per aver confessato l'intenzione di uccidere alla vita di Mussolini. Aveva 25 anni. Al secondino che gli era accanto nelle ultime ore di vita, confessò di aver avuto la possibilità di colpire il dittatore ma che rinunciò perché c'era il rischio di coinvolgere nell'attentato anche degli innocenti.
Inviato il: 10/1/2007 11:55
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  •  Tortuga
      Tortuga
Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#10
Ho qualche dubbio
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Da Lassù
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Mi sento in dovere di citare Horst Fantazzini .

Link utili

http://www.ecn.org/contropotere/horst/

http://www.ristretti.it/commenti/2001/dicembre/fantazini.htm

http://www.horstfantazzini.net/index.htm

Un estratto :
"…e nell'89 sono uscito per la prima licenza. Al momento il mio fine pena era il 2010 con… diciamo nell'89 avevo 21 anni scontati circa e altri 21 da scontare. Ho avuto la mia prima licenza, la prima volta sono rientrato, ho avuto la seconda, la seconda sono rientrato, e le cose, diciamo così, si stavano mettendo a posto, avevo richiesto il lavoro, per l'articolo 21… non l'articolo 21, la semilibertà proprio… queste cose qua. Però quando sono stato in licenza ho trovato dei compagni che erano in carcere con me all'epoca, durante il periodo delle lotte, e in questo periodo, quando ero fuori, erano in semilibertà - di giorno erano fuori, lavoravano, e la sera tornavano in carcere. E mi fecero un'impressione penosa, cioè pensai: "noi che abbiamo passato una vita a cercare di distruggere le carceri, di uscire dalle carceri, e ora suoniamo il campanello per entrare". E ho avuto, come dire, questa crisi personale e ho deciso di non rientrare. Mi sembrava una contraddizione, dico: "vada come vada, questo, la scelta di essere io a diventare il mio carceriere, non la posso fare". E non sono rientrato." HORST
Inviato il: 10/1/2007 12:17
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#11
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A conferma di quanto il potere e lo stato abbiano affinato le modalità di eliminazione, segnalo la storia di 5 ragazzi anarchici...

GIOVANNI ARICO', ANGELO CASILE, LUIGI LO CELSO, FRANCO SCORDO, ANNELISE BORTH

È la notte del 26 settembre 1970; quattro ragazzi anarchici di origine calabrese, e una giovanissima tedesca, muoiono in un incidente stradale alle porte di Roma. Erano partiti poche ore prima da Vibo Valentia ed erano diretti verso la capitale: scopo del viaggio, partecipare ad una manifestazione contro la visita del presidente americano Nixon, ma non solo. Ad attenderli a Roma ci sono anche alcuni compagni anarchici e l'avvocato Edoardo Di Giovanni, al quale i cinque devono consegnare alcuni documenti. ?Sono mesi cruciali per il Paese: i ragazzi muoiono in un'Italia che, appena nove mesi prima, ha conosciuto l'orrore di piazza Fontana, dopo un'intensa stagione di scontri sociali; muoiono in un paese confuso, mentre il "mostro" Valpreda è ancora in carcere e in altre stanze pare si stia preparando- di lì a poco- un colpo di stato. Due mesi prima, a Gioia Tauro, il deragliamento di un treno aveva provocato la morte di sei persone. Le prime indagini, frettolose e farraginose, avevano stabilito che si trattava solo di un incidente ma le cose in realtà erano molto diverse. Gli anarchici reggini avevano lavorato a lungo sulla vicenda, scoprendo un intreccio tra destra eversiva e 'ndrangheta, e il loro collegamento aveva portato dritto a Junio Valerio Borghese, il principe nero. La verità sulla strage di Gioia Tauro, per i tribunali, arriverà solo nel 2001, quando la Corte d'Assise di Palmi, dopo le rivelazioni del pentito Giacomo Ubaldo Lauro, stabilirà che la tesi dei cinque anarchici era corretta, e che la tragedia non era da imputare ad una fatalità, ma all'esplosivo che era stato collocato sui binari prima del passaggio del treno. Mandanti ed esecutori, però, restano ignoti o sono morti, e la giustizia italiana deve fermarsi qui. ?Si fermano invece a Ferentino trentacinque anni fa anche i documenti dei ragazzi, quando la loro Mini si incastra sotto al rimorchio di un autotreno. Incidente, come sostiene la procura di Frosinone, o omicidio, come ripetono i compagni e le famiglie? "In Italia va di moda l'incidente" scriveva Camilla Cederna raccontando come nei mesi successivi la strage di piazza Fontana numerosi testimoni o persone in qualche modo legate alla vicenda avevano perso la vita in misteriosi scontri d'auto...


per approfondimenti CINQUE ANARCHICI DEL SUD
UNA STORIA DEGLI ANNI SETTANTA
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Inviato il: 10/1/2007 21:44
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#12
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E come non ricordare Valerio Verbano, Franco Serantini, Giuseppe Pinelli, e le tante, troppe, vittime di un potere chiamato "democrazia".

"Eppure in tutte queste vicende un filo comune esiste. E non sono necessarie valutazioni troppo approfondite per vedere in cosa consista.

Innanzitutto la matrice della mano omicida: fascisti, organizzazioni mafiose, singoli elementi delle forze dell’ordine rimasti impuniti.

Poi i silenzi, le inefficienze, i depistaggi che hanno contraddistinto l’operato di certi apparati dello Stato, rendendo difficoltose le indagini ed ostacolandole in modo spesso irrimediabile ...

Questo è quanto accomuna tutti quei morti; uccisi due volte: nella propria fisicità (in un treno, in una piazza, in un aereo…) e poi nella memoria..."
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"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 10/1/2007 23:32
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#13
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Dante Carnesecchi : storia di rivoluzione di anarchia e di morte a La Spezia durante il Biennio rosso

"Era nella lista nera - su questo non c’e’ dubbio -. E in quella tragica serata di Pasqua gli saldarono il conto. I giornali allineati raccontarono che, fermato dai carabinieri, li aggredi con un coltello cercando poi di fuggire, cadendo infine sotto i colpi dei moschetti. Ma i compagni anarchici e la madre raccontarono una ben altra storia, storia avvalorata dalle condizioni in cui era il cadavere quando fu portato all’obitorio.

Il Libertario del 31 marzo ricostrui cosi la sua fine. Al Limone erano accasermati regi carabinieri che s’erano fatti una trista fama nei dintorni: gente che menava nerbate senza ragione, che provocava, che procedeva ad arresti immotivati. E quella sera del 27 marzo il branco usci dalla caserma...

...saputo il nome, il brigadiere che comandava il gruppo lo colpi con uno schiaffo. Fu il segnale: gli altri carabinieri si avventarono su Dante colpendolo a loro volta con gli scudisci al punto che fracassarono la chitarra con la quale Dante cercava di ripararsi. Il giovane tento’ allora la fuga, ma la sua corsa fu fermata da una pallottola nella schiena. Quindi i militi gli furono addosso lo colpirono con il calcio dei fucili, gli spararono con i moschetti e con le pistole; il povero corpo martoriato fu preso a calci, altri vi affondarono i pugnali e ne fecero scempio. Incredibile a dirsi, il giovane visse ancora, spirando pero’ prima dell’arrivo all’ospedale della Spezia."
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Inviato il: 11/1/2007 3:04
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#14
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BUMP!

Mi sembra utile riportare in vista questo thread, dato che si discute molto animatamente di anarchia, segnalando questo link in cui mi sono imbattuto... forse vi potrà interessare:

link
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Inviato il: 18/1/2007 19:16
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#15
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Marco M ha scritto:
BUMP!

Mi sembra utile riportare in vista questo thread, dato che si discute molto animatamente di anarchia, segnalando questo link in cui mi sono imbattuto... forse vi potrà interessare:

link



marco, grazie per aver segnalato la storia di Sole e Baleno, ben riassunta in questo link

Il 5 marzo 1998 a Torino sono stati arrestati tre anarchici che abitavano la Casa di Collegno. Lo squat viene chiuso dalle autorità. Contemporaneamente vengono attaccate altre due case occupate: l’Asilo è sgomberato mentre all’Alcova l’operazione non riesce.
Edoardo Massari (Baleno) Maria Soledad Rosas (Sole) e Silvano Pelissero sono accusati dal PM Maurizio Laudi di essere gli autori di alcuni attentati, avvenuti in Val Susa, contro i primi cantieri del Treno ad Alta Velocità.
I tre arrestati si dichiarano estranei alle accuse avanzate nei loro confronti.
Immediatamente nasce un vasto movimento di protesta contro la montatura di giudici Ros e Digos, che si estende anche in altre città. Decine e decine di persone vengono intimidite, pestate, inquisite, denunciate, processate e condannate.
Televisioni e giornali, di destra e di sinistra, - in servile ossequio al potere - scatenano una canea mediatica volta alla criminalizzazione dei posti occupati torinesi e degli occupanti. Gli squatter diventano il nuovo mostro da debellare.
Il 28 dello stesso mese Edoardo Massari muore impiccato nel carcere delle Vallette.
L’11 luglio successivo muore nell’identico modo anche Soledad Rosas, lei pure in stato di detenzione.
Nel gennaio 1999 Silvano, unico sopravvissuto all’inchiesta di Laudi, è condannato a 6 anni e 10 mesi dal giudice Franco Giordana. Verrà liberato solo nel marzo 2002 dopo quattro anni di detenzione, in seguito alla sentenza della corte di cassazione che riconoscerà l’inconsistenza delle prove relative all’associazione eversiva (art. 270 bis).





Segnalo anche questa interessante inchiesta di
Francesco Barilli


L'11 luglio del 1998 Sole decise di farla finita.

Era il 20 luglio 2000 quando il diciassettenne Mario Castellano, incensurato, venne ucciso da un colpo di pistola partito da un poliziotto, Tommaso Leone (mi soffermo su questa vicenda perché poco nota: Castellano guidava uno scooter senza casco in una stradina di Agnano. Non si era fermato al posto di blocco. L'agente venne condannato in primo grado a dieci anni di reclusione. La Corte d'Assise d'appello di Napoli ribaltò la sentenza, assolvendo l'agente nel 2002).

Un anno esatto dopo, il 20 luglio 2001 Carlo Giuliani venne ucciso da un carabiniere, durante le giornate del G8 genovese.

Storie diverse, certo... Ma le storie di Sole, Mario, Carlo... pure Baleno (che neppure aspettò luglio...) le vedo unite da un filo comune: quello di un sistema che, in forme diverse, li ha stritolati, vedendoli (sempre in forme diverse) come suoi pericolosi antagonisti.

A Sole, Mario, Carlo e a Baleno ("pettirossi da combattimento", come direbbe De Andrè) è dedicato questo mio lavoro.
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Inviato il: 18/1/2007 21:24
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#16
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Un paio di link a liste cronologiche (necessariamente incomplete) sui misfatti delle "forze dell'ordine" dello stato italiano.

Omicidi di Stato (1945-2001)

Crimini e misfatti dello stato italiano dalle origini ai giorni nostri
(cronologia suddivisa in più pagine e riguardante in generale la storia italiana).
Inviato il: 24/1/2007 21:50
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  •  florizel
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#17
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Ottimi link, _gaia_.
Leggendo di quei fatti attraverso la loro esposizione cronologica, si ha come la sensazione che molti oscuri tasselli trovino la loro giusta collocazione molto più facilmente...
Grazie.
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Inviato il: 24/1/2007 23:20
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#18
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Su Sole e Baleno, segnalo anche questo appassionato articolo di Marco Cedolin.
Che, tra l'altro, si sofferma sulla demonizzazione, oltre che degli anarchici, dello stesso popolo NO-TAV.

"Innumerevoli furono le incongruenze nelle accuse che venivano mosse ai tre giovani. Fin dall’inizio fu evidente come le indagini anziché partire da indizi precisi nel tentativo di arrivare ai colpevoli seguissero invece la logica perversa d’iniziare il tutto dai colpevoli preconfezionati per poi costruire intorno a loro delle prove che fossero in grado d’inchiodarli."
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Inviato il: 26/1/2007 3:17
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#19
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Florizel nel post n. 13 ha nominato, tra gli altri, Franco Serantini: posto qui di seguito alcuni approfondimenti sulla sua vicenda.


Dal link segnalato da Gaia poco sopra: "Omicidi di stato"

5 maggio 1972
Pisa
L’anarchico Franco Serantini di vent’anni, al momento del fermo viene selvaggiamente percosso con i calci dei fucili, pugni e calci dalle forze di polizia. Morirà due giorni dopo nel carcere di Pisa, privo di cure, per frattura della scatola cranica.



Da: Franco Serantini. Storia di un sovversivo (e di un assassinio di Stato)

Franco viene circondato da un gruppo di celerini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma, sul lungarno Gambacorti, e pestato a sangue. Successivamente viene trasferito prima in una caserma di polizia e poi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto ad un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il Giudice, le guardie carcerarie ed il medico non giudicano “serio”. Dopo quasi due giorni di agonia, Serantini viene trovato in coma nella sua cella, trasportato al pronto soccorso del carcere muore alle 9,45 del 7 maggio.

Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere tempestivamente dal Comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere. L’ufficio del Comune si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione, mentre la notizia della morte di Serantini rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e militante storico della sinistra pisana, decide insieme all’avvocato Massei di costituirsi parte civile. Il giorno dopo ha luogo l’autopsia. L’avvocato Giovanni Sorbi, che aveva voluto assistervi, così ricorderà la triste circostanza: “È stato un trauma assistere all’autopsia, veder sezionare quel ragazzo che conoscevo. Un corpo massacrato, al torace, alle spalle, al capo, alle braccia. Tutto imbevuto di sangue. Non c’era neppure una piccola superficie intoccata. Ho passato una lunga notte di incubi”

Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte di Serantini affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei “non ricordo” degli ufficiali di PS presenti al fatto. I sessanta uomini del Secondo e del Terzo plotone della Terza compagnia del I Raggruppamento celere di Roma che sono i protagonisti della vicenda scompaiono nelle nebbie delle stanze della magistratura.



Da: Franco Serantini

Viene colpito da calci e colpi col calcio del fucile. Il sopraggiungere di un altro drappello di poliziotti e l'intervento del commissario di PS Giuseppe Pironomonte, che lo sottrae con l'arresto al linciaggio, interrompono la mattanza.
Durante gli interrogatori Serantini mostra evidenti segni di confusione mentale e di malessere, dice al magistrato che lo interroga di soffrire di una forte emicrania, ma nessuno si preoccupa e pensa di sottoporlo ad una visita medica. la mattina del 7 le sue condizioni si aggravano e viene portato al pronto soccorso. Troppo tardi. Alle 9,45 Serantini muore.



Qui il sito della Biblioteca Franco Serantini

Altro link utile:
Franco Serantini, ammazzato a 20 anni in prigione dalla polizia
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Inviato il: 26/1/2007 18:19
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#20
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Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci.
La speranza muore a 18 anni.


Fausto e Iaio - 18 marzo 1978 - Milano

(...) anni di inchieste, ufficiali e "alternative" (riassunte molto bene nel succitato libro di Biacchessi); inchieste purtroppo viziate dai "consueti" depistaggi.
(...) la dinamica dell'omicidio, nonché il numero, la freddezza e l'esperienza dimostrata dagli esecutori, parlano chiaro. L'omicidio viene consumato in modo rapido e professionale: un commando di tre persone (cui sono da aggiungere almeno altri due elementi, come supporto logistico) avvicina i due giovani in via Mancinelli, e li uccide con otto colpi sparati a distanza ravvicinata, per poi darsi alla fuga.


Collegamenti con personaggi legati alle inchieste su Bologna.. depistaggi.. una serie di morti in successione..

I due 18enni sono vittime innocenti della strategia di quel periodo.


Mi viene il voltastomaco solo a leggere queste parole.

La ragion di stato.. La giustizia.. Le forze dell'ordine.. Oh sì, tutto molto bello, certo.
Peccato solo per quel piccolo particolare: che siamo tutti carne da macello, all'occorrenza (costantemente, siamo limoni da spremere per sostenere quel bel circo che poi ci schiaccia..).
Pedine da guardare con disprezzo e mandare fuori dal gioco in un attimo, con una sola parola della "persona giusta".
Cosa fa il potere alle persone..... Che schifo.

-----

Quella sera del '78 nelle parole di Danila Angeli, la madre di Fausto:

Alle 19.45 Fausto era sempre a casa per la cena, era sempre puntuale ma quel giorno non si vedeva. Alle 20.30 cominciai a preoccuparmi e dopo aver messo il piccolino a letto, decisi di telefonare a qualche amico di Fausto ma nessuno sapeva nulla. (...)
Poi ho sentito bussare alla porta e dalla finestra ho visto dei poliziotti. Sono saliti e mi hanno chiesto dove abitava Fausto Tinelli. Io ho risposto che era mio figlio. Poi hanno rovistato in giro per la casa e mi hanno chiesto dov'erano le armi. Fausto era onesto, non aveva armi. In camera sua c'erano solo libri e giornali. I libri erano le sue armi.
I poliziotti mi hanno poi detto che aveva avuto un incidente in manifestazione. Impossibile, perché quel giorno non c'erano manifestazioni in programma. Un incidente in auto. Ma Fausto non aveva neanche la patente. Infine mi hanno detto che aveva preso una bastonata in testa, consigliandomi di recarmi in ospedale.
Allora sono andata all'ospedale "Bassini" e ho chiesto notizie di Fausto. Mi ha risposto un poliziotto dicendomi che era morto già da un pezzo.

A quel punto sono scappata a casa e ho acceso RadioPopolare per sapere cos'era accaduto.
Ho sentito che avevano ucciso anche Iaio per un regolamento di conti riguardante l'eroina.
Io ho subito chiamato la radio smentendo questa cosa perché Fausto e Iaio lavoravano contro lo spaccio e per la prevenzione.

Il giorno dopo quelli di Democrazia Proletaria mi hanno detto di far eseguire l'autopsia sui corpi, per dimostrare che i ragazzi non assumevano nessuna sostanza.
L'autopsia è stata fatta e non è risultato nulla. Fausto non fumava nemmeno le sigarette.
Il Giudice ha ammesso che i ragazzi erano assolutamente puliti e che con la droga non c'entravano nulla ma fino ad ora non c'è stato giustizia e io voglio la verità."

Dopo quasi 29 anni, Fausto e Iaio non hanno ancora avuto giustizia.

All'inizio non capisci, non ti rendi conto di quello che è accaduto. Vivi come un brutto sogno, stupito e incredulo. Vivi nel frastuono: un bel funerale di stato, belle parole e con questi gesti tutti se ne lavano le mani. Subito dopo ritorni alla realtà. Il dolore ti fa impazzire, entra in te come l'aria che respiri. E allora cerchi aiuto e conforto.
Chiedi una mano e riponi tutte le tue speranze nella giustizia, che ti aiuti a capire. Ma ti si chiudono le porte in faccia perché tu non sei di serie A anche se sei una persona onesta(...)


-----

Un altro paio di link oltre a quello segnalato all'inizio:

Estratto dal dossier sulla morte di Fausto e Iaio

Faustoeiaio.org
Inviato il: 1/2/2007 0:40
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#21
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_gaia_ ha scritto:

Ho sentito che avevano ucciso anche Iaio per un regolamento di conti riguardante l'eroina.
Io ho subito chiamato la radio smentendo questa cosa perché Fausto e Iaio lavoravano contro lo spaccio e per la prevenzione.

Il giorno dopo quelli di Democrazia Proletaria mi hanno detto di far eseguire l'autopsia sui corpi, per dimostrare che i ragazzi non assumevano nessuna sostanza.
L'autopsia è stata fatta e non è risultato nulla. Fausto non fumava nemmeno le sigarette.
Il Giudice ha ammesso che i ragazzi erano assolutamente puliti e che con la droga non c'entravano nulla ma fino ad ora non c'è stato giustizia e io voglio la verità."[/i]


E' davvero curioso come lo Stato, con la sua smania di soccorrere ed aiutare i suoi cittadini evitando loro una penosa vita nel caos dell'anarchia, spesso li accoppi e, non contento, aggiunga la ciliegina scaricando sulla vittima la responsabilità della morte.

Mi viene in mente, tra i tanti, Peppino Impastato: lo stat...ehm la mafia lo fa esplodere e la maf...ehm lo stato dice che è morto mentre piazzava una bomba.

Fanculo, col cuore e con lo stomaco.
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#22
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Ciao Gaia, "FAUSTO E IAIO ,LA SPERANZA MUORE A DICIOTTO ANNI" è il titolo di un bellissimo libro di Daniele Biacchessi uscito per Baldini e Castoldi che si può leggere liberamente qui


"Dedicato a Danila, Maria, alle vittime invisibili di tutte le stragi. Dedicato agli amici e ai compagni che hanno ancora il vizio della memoria"
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#23
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Aggiungo qualche nota, ad ora tarda.
Niente links. Sono ricordi, i racconti di mio nonno, e di mia nonna, recuperati dalla memoria, leggendo, per dire di chi non ha nome, né ricordo.
1932. Ad Albino (provincia di Bergamo) c'erano degli anarchici. Non pochissimi. Non tanti. Forse una cinquantina di persone. Mio nonno si ricordava ancora come, una mattina di marzo, li presero casa per casa, li legarono ammanettati e li portarono via.
Non ne tornò nessuno.
Inutile cercare i nomi. Le carte vennero bruciate dopo l'8 settembre. A volte dai fascisti, altre dai partigiani. In entrambi i casi l'obiettivo era identico: cancellare la memoria. Per non farsi prendere, o per cancellare un passato che non si voleva. Quel che rimase era solo il racconto. L'unica forma di trasmissione del sapere che il potere non possa controllare.
E voi, da voi? Che successe? Di quanti, spersi e scomparsi, non conosciamo, e non conosceremo, nome e fine?

Buona vita

e buon ricordo

Guglielmo
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Re: Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.
#24
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nessuno ha scritto:
Aggiungo qualche nota, ad ora tarda.
Niente links. Sono ricordi, i racconti di mio nonno, e di mia nonna, recuperati dalla memoria, leggendo, per dire di chi non ha nome, né ricordo.
1932. Ad Albino (provincia di Bergamo) c'erano degli anarchici. Non pochissimi. Non tanti. Forse una cinquantina di persone. Mio nonno si ricordava ancora come, una mattina di marzo, li presero casa per casa, li legarono ammanettati e li portarono via.
Non ne tornò nessuno.
Inutile cercare i nomi. Le carte vennero bruciate dopo l'8 settembre. A volte dai fascisti, altre dai partigiani. In entrambi i casi l'obiettivo era identico: cancellare la memoria. Per non farsi prendere, o per cancellare un passato che non si voleva. Quel che rimase era solo il racconto. L'unica forma di trasmissione del sapere che il potere non possa controllare.


Grazie della testimonianza, fa sempre bene tenere viva la memoria.
"Chi controlla il presente, controlla il passato".
E chissà quanti di casi come questi non conosciamo, di quanti s'è persa memoria e di quanti memoria non c'è mai stata.
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Inviato il: 1/2/2007 1:29
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Re: Un anarchico che non muore.
#25
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Da questo link:

"Prima, e ancora intorno al '78, ci si trova spesso di fronte ad un mercato molto embrionale, a caratteristica "familiare", al massimo subappaltato, in qualche caso,a qualche personaggio che sta a cavallo fra la politica (neofascista) e la mala.
La malavita, quella piu' spregiudicata che non avra' problemi nel corso degli anni ad inserirsi a fondo nella vendita della
morte in bustina. All'epoca, in quel clima, con quella
strutturazione di mercato ancora embrionale anche un librobianco sugli spacciatori poteva rappresentare un serio pericolo."


Un mercato che, come il Potere, ha oggi globalizzato il suo profitto attraverso le guerre, quelle di ieri e quelle attuali.

L'impero della droga in mano alla CIA?

Il MI6 importa eroina dal Medio Oriente, cocaina dal Sudamerica e cannabis dal Marocco, come da altri luoghi. L'intelligence britannica ha inoltre progettato e creato l’LSD negli anni ‘50 in luoghi come il Tavistock Institute di Londra. Negli anni ‘60 il MI5, il MI6 e la CIA usavano l’LSD come arma contro i manifestanti arrabbiati per trasformarli in 'figli dei fiori' troppo sballati per organizzare una rivoluzione.

Fausto e Iaio erano troppo "puliti" per poterli accusare di consumo di droga, la calunnia che è toccata a Federico Aldrovandi con loro non poteva "funzionare".
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Re: Un anarchico che non muore.
#26
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"Seppelliamo Passannante"
Così il teatro diventa rito civile


LA storia di Giovanni Passannante comincia con un coltellino di 8 centimetri e finisce, anzi non finisce, con un cranio e un cervello in un museo. Passannante è l'anarchico che nel 1878, con quel temperino, aggredisce Umberto I a Napoli, viene arrestato, torturato, condannato al patibolo, pena commutata in lavori forzati a vita. Ergastolo all'Elba, una cella sotto il livello del mare, più di dieci anni al buio, la fame, le malattie. Finisce nel manicomio criminale di Montelupo Fiorentino e lì muore, nel 1910. Oggetto di studi lombrosiani, il cadavere ("non degno di sepoltura") viene decapitato, il cervello e il cranio inviati a Roma. Dal 1936 sono in mostra nel Museo Criminale di via del Gonfalone.

La vicenda appassiona da anni l'attore e autore Ulderico Pesce, lucano come l'anarchico, che dei temi storici e sociali ha fatto la cifra del suo teatro. E ha messo in scena "L'innaffiatore del cervello di Passannante" (dal 13 al 25 febbraio a Roma, teatro Cometa Off). Per chiedere a Clemente Mastella, con una petizione popolare (al momento circa 4mila firme), di autorizzare il ritorno in Basilicata e la sepoltura di quei resti. [...]

Delibera, ma anche atto d'accusa: "Si diceva che i Savoia si erano macchiati di gesti atroci e con il 'metodo Passannante' avevano bloccato l'opposizione politica meridionale". Savoia si chiama anche il paese di Passannante: era Salvia, in origine, ma fu cambiato dopo l'attentato: Savoia di Lucania, nel quale è forte l'influenza del movimento monarchico italiano.

[...]

"Il teatro vive un momento terribile, è solo repertorio, non parla alla gente. Per fortuna - osserva Pesce - c'è n'è un altro sull'oggi, sul recupero della memoria, sull'indagine sociale. Tutto quello che manca dalla tv". Teatro sociale che racconta le emozioni: "Mi sforzo di parlare di persone, per il lavoro sulla Fiat ho mangiato e dormito con gli operai per spiegare al pubblico una realtà che molti credono estinta. I metalmeccanici esistono, è una delle categorie più a rischio. Quelle per cui si batteva Passannante, in un Sud senza tribunali, scuole, strade, ospedali".

Ma chi è "l'innaffiatore" del titolo? "Nello spettacolo si racconta che la formaldeide, che conserva il cervello dell'anarchico, scende di livello. Ogni tanto qualcuno deve riempire il contenitore. L'innaffiatore è lui. E' un carabiniere. Gli hanno dato quell'incarico per punirlo. Di cosa, non posso dirlo. Quando Passannante sarà seppellito, vi dirò chi è quell'innaffiatore".
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Re: Un anarchico che non muore.
#27
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Ieri son stata a vedere lo spettacolo di Ulderico Pesce su Giovanni Passannante.

Uno spettacolo emozionante, e toccante. Un'etica che scuote, e che denuncia quanto ideologie e politicismi siano responsabili di un sopruso a danno non solo degli individui, ma anche delle comunità da cui provengono.

E' stato propio Ulderico a dirmi che i resti dell'anarchico rientreranno dopodomani, 11 maggio, a "Salvia" (questo il vero nome del paese natìo di Passannante, in Basilicata, cambiato nell'attuale "Savoia" dall'amministrazione comunale di allora, per "omaggiare quel gran cornuto del re).

La vicenda di Giovanni Passannante dimostra tutta la cecità della criminologia di ispirazione lombrosiana. Al momento è in atto una campagna di sensibilizzazione affinché il cervello del giovane anarchico sia finalmente sottratto al Museo criminologico di Roma e riceva degna sepoltura, ed anche affinché Savoia di Lucania torni di nuovo a chiamarsi Salvia. O magari Salvia Passannante.

Il suo cranio, il suo cervello, verranno sottratti agli sguardi dei tanti visitatori che magari non sanno nemmeno perchè quei resti sono lì, nè delle criminali teorie lombrosiane.

Un grazie ad Ulderico Pesce, che porta coraggiosamente in giro uno spettacolo che sfugge al "consumo", e che invita a riappropriarsi della "memoria". Per ricordare che solo la forza ed il coraggio di ogni singola vita può scongiurare il pericolo di annientarle tutte in una "moltitudine" da governare come un gregge di pecore.
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Re: Un anarchico che non muore.
#28
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I resti dell'anarchico Passannante trasferiti e tumulati in Basilicata

POTENZA - I resti dell'anarchico Giovanni Passannante - l'uomo che il 17 novembre 1878 attentò alla vita del Re d'Italia, Umberto I - sono stati traslati oggi a Savoia di Lucania (provincia di Potenza) dalla loro precedente - e contestata collocazione, all'interno del Museo criminologico di Roma. Le sue spoglie sono state già tumulate. Lo ha reso noto in serata l'ufficio stampa della Giunta regionale della Basilicata.

La scelta di trasferire i resti di Passannante e di tumularli con discrezione è stata fatta dalla Regione in ossequio a "sentimenti di pietà ". Negli anni scorsi e anche nelle ultime settimane ci sono stati confronti e polemiche sull'opportunità, o meno, di trasferire in Basilicata i resti dell'anarchico.
[...]
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Re: Un anarchico che non muore.
#29
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E "grande soddisfazione" per l'esito della vicenda è stata espressa dal vicepresidente del Consiglio e ministro per i Beni culturali, Francesco Rutelli. "Grazie all'impegno di tutti - ha dichiarato - del ministero della Giustizia, della regione Basilicata e del Comune ha detto Rutelli si chiude finalmente in maniera onorevole una ferita rimasta troppo a lungo aperta, in modo non degno del nostro Paese".

1 - l'impegno è stato soprattutto di quanti hanno promosso l'iniziativa e di quanti hanno firmato la petizione sul sito di Ulderico Pesce.

2 - la ferita non sarà chiusa finchè non si restituirà a Salvia il suo nome.

3 - ammettiamolo: a Rutelli & co. "onorare" un anarchico viene meglio se è morto.

"E uguali sentimenti sono stati espressi da Gianni Pittella, presidente della delegazione italiana presso il Partito socialista europeo e componente della segreteria nazionale Ds"

ORRORE!!!

"con grave ritardo si ha il rispetto della storia, della dignità dell'integrità personale di Passannante"

Cazzo, siamo in piena neolingua.
Spagna 1936, Pittella...Ti ricorda NIENTE..?

come sancite dalla Carta dei diritti fondamentali dell'Ue, dalle tradizioni costituzionali degli Stati membri e dalle convenzioni internazionali".

Gli stessi "diritti" di vedersi piombare la "democrazia" sotto forma di eserciti?
Le stesse "tradizioni" per cui il "diritto comunitario" ci impone di finanziare le guerre degli stati?
Le "convenzioni internazionali" sistematicamente violate ed agitate come bandiere solo quando si tratta dei "nostri ragazzi", dei "nostri" civili e del "nostro" popolo? (E nemmeno).

NEOLINGUA.

"Domani, a Savoia di Lucania - l'originaria Salvia, che cambiò nome in segno di riparazione verso casa Savoia - sarà celebrata una Messa in suo ricordo."

In pieno stile "family day".
Non c'è niente da fare: quello che il sistema non può combattere, lo ingloba.

"Quando io mi servo di una parola —rispose con tono sprezzante Humpty Dumpty— quella parola significa quello che piace a me, né più, né meno.
Il problema è - insisté Alice - se lei può dare alle parole significati così differenti.
Il problema è —tagliò corto Humpty Dumpty— chi è il padrone?"


Lewis Carrol - Alice nel paese delle meraviglie.
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Inviato il: 10/5/2007 23:34
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  •  florizel
      florizel
Re: Un anarchico che non muore.
#30
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 7/7/2005
Da dove potrei stare meglio.
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Ecco come si strumentalizza perfino un teschio, pur di far prevalere la "ragione istituzionale" su quella di un'intera comunità, relegando in anfratti bui la storia di un uomo, che è anche storia di popolo.

"Se lo sono preso. Impacchettato. Nascosto. E come ladri di polli sono scappati. E gli hanno fatto un bel funerale. Nel segno della Margherita, il partito del vicepremier e ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli."

E dal blog di Ulderico Pesce:

"Sono felice che Giovanni Passannate sia tornato nella sua terra sotto la spinta dello spettacolo che gli ho dedicato, questo attesta l’utilità del teatro, ma che lo Stato Italiano debba adottare simili comportamenti è indegno per un paese civile."

Ulderico, ma lo sai, o no, che i parametri della "civiltà" sono stabiliti dagli "stati"?
Passannante ce lo ha insegnato con la sua prigionia e con la sua agonia.

Il 2 giugno saremo lì, col rosso della passione ed il nero del lutto.
_________________
"Continueremo a fare delle nostre vite poesie, fino a quando Libertà non verrà declamata sopra le catene spezzate di tutti i popoli oppressi". Vittorio Arrigoni
Inviato il: 29/5/2007 16:30
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