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      Satirus
Tao Te Ching
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 24/4/2006
Da Luogocomune
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___________


____________


Il Tao Te Ching, letteralmente "Il Libro della Via e della Virtu'" e' il testo fondamentale del Taoismo.
Le sue origini di epoca anteriore all'invenzione della carta si rifanno alla tradizione orale, non e' possibile sapere quanto sia sopravvissuto del messaggio originario nell'infinita serie di modifiche, interpretazioni arbitrarie e traduzioni imprecise.
Presenta molte affinita' con la BhagavadGita e' in aperta contrapposizione col Confucianesimo soprattuto di maniera, i rapporti con altri taoisti Chuan Tzu, Lieh Tzu, Sun Tzu e lo Zen sono evidenti ma controversi.
L'autore e' popolarmente conosciuto come Lao Tzu (Lao Tse), che potrebbe significare il vecchio saggio l'antica saggezza o perfino il vecchio bambino.
Molti miti, religioni, pratiche, e arti marziali hanno preso spunto da questo libro, il contenuto e' probabilmente quello di un trattato filosofico anche se la linea poetica (in cinese) lo rende un testo con diversi piani interpretativi.
Il suo significato e' molto difficile da esporre, l'antico cinese non e' stato tradotto facilmente nel cinese moderno e il significato dei vari pittogrammi e' evoluto in maniera non documentata attraverso millenni.
La traduzione nelle lingue occidentali presenta molti problemi perche' ogni parola cinese racchiude aree semantiche e richiami di tipo grafico simbolico inesistenti nelle lingue europee, inoltre e' plausibile pensare che le varie trascrizioni siano state piene di errori di copiatura viste le caratteristiche della scrittura ideografica ma peggio di tutto le interferenze volute di chi aveva interesse a sfruttare il nome di Lao Tzu per "vendere" qualcosa.
Nonostante tutto questo il Tao Te Ching sembra ancora un testo non comune che ci fa intuire di racchiudere piu' di quanto mostra e che quel qualcosa che racchiude e' piu' di quello che millenni di filosofia speculativa e le piu' grandi intelligenze siano mai riusciti a sfiorare.
Il commento piu' comune che si sente fare alla fine della lettura è: "E' quello che ho sempre pensato, detto in un modo nel quale non sarei mai riuscito a esprimermi, esplica concetti per i quali non avrei mai trovato le parole, e in più, molte cose appaiono essere esattamente il contrario di quanto si e' sempre pensato.
La storia comune del Tao Te Ching narra che Lao Tzu scrisse il libro, obbligato da una guardia di confine cinese, mentre si accingeva a lasciare la cina disgustato dalle sue corruzioni.
Ma l'attendibilita' e' da leggenda.


SU RAGAZZI DECIFRIAMOLO ALLA LUOGOCOMUNENSE
_________


I - DELINEA IL TAO

Il Tao che puo' essere detto
non e' l'eterno Tao,
il nome che puo' essere nominato
non e' l'eterno nome.
Senza nome e' il principio
del Cielo e della Terra,
quando ha nome e' la madre
delle diecimila creature.
Percio' chi non ha mai desideri
ne contempla l'arcano,
chi sempre desidera
ne contempla il termine.
Quei due hanno la stessa estrazione
anche se diverso nome
ed insieme sono detti mistero,
mistero del mistero,
porta di tutti gli arcani.

II - NUTRIRE LA PERSONA

Sotto il cielo tutti
sanno che il bello e' bello,
di qui il brutto,
sanno che il bene e' bene,
di qui il male.
E' cosi' che
essere e non-essere si danno nascita fra loro,
facile e difficile si danno compimento fra loro,
lungo e corto si danno misura fra loro,
alto e basso si fanno dislivello fra loro,
tono e nota si danno armonia fra loro,
prima e dopo si fanno seguito fra loro.
Per questo il santo
permane nel mestiere del non agire
e attua l'insegnamento non detto.
Le diecimila creature sorgono
ed egli non le rifiuta
le fa vivere ma non le considera come sue,
opera ma nulla si aspetta.
Compiuta l'opera egli non rimane
e proprio perche' non rimane
non gli vien tolto.

III - TENERE TRANQUILLO IL POPOLO

Non esaltare i piu' capaci
fa si' che il popolo non contenda,
non pregiare i beni che con difficolta' s'ottengono
fa si' che il popolo non diventi ladro,
non ostentare cio' che puo' desiderarsi
fa si' che il cuore del popolo non si turbi.
Per questo il governo del santo
svuota il cuore al popolo
e ne riempie il ventre,
ne infiacchisce il volere
e ne rafforza le ossa
sempre fa si' che non abbia scienza ne' brama
e che colui che sa non osi agire.
Poiche' egli pratica il non agire
nulla v'e' che non sia governato.

IV - QUEL CHE NON HA ORIGINE

Il Tao viene usato perche' e' vuoto
e non e' mai pieno.
Quale abisso!
sembra il progenitore delle diecimila creature.
Smussa le sue punte,
districa i suoi nodi,
mitiga il suo splendore,
si rende simile alla sua polvere.
Quale profondita'!
sembra che da sempre esista.
Non so di chi sia figlio,
pare anteriore all'Imperatore del Cielo.

V - L'USO DEL VUOTO

Il Cielo e la Terra non usano carita',
tengono le diecimila creature per cani di paglia.
Il santo non usa carita'
tiene i cento cognomi per cani di paglia.
Lo spazio tra Cielo e Terra
come somiglia a un mantice!
Si vuota ma non si esaurisce,
si muove ed ancora piu' ne esce.
Parlar molto e scrutare razionalmente
vale meno che mantenersi vuoto.

VI - COMPLETA L'IMMAGINE

Lo spirito della valle non muore,
e' la misteriosa femmina.
La porta della misteriosa femmina
e' la scaturigine del Cielo e della Terra.
Perennemente ininterrotto come se esistesse
viene usato ma non si stanca.

VII - OCCULTARE LA LUCE

Il Cielo e' perpetuo e la Terra perenne.
La ragione per cui
il Cielo puo' essere perpetuo e la Terra perenne
e' che non vivono per se' stessi:
percio' possono vivere a lungo.
Per questo il santo
pospone la sua persona
e la sua persona viene premessa,
apparta la sua persona
e la sua persona perdura.
Non e' perche' e' spoglio di interessi?
Per questo puo' realizzare il suo interesse.

VIII - TORNARE ALLE QUALITA' NATURALI

Il sommo bene e' come l'acqua:
l'acqua ben giova alle creature e non contende,
resta nel posto che gli uomini disdegnano.
Per questo e' quasi simile al Tao.
Nel ristare si adatta al terreno,
nel volere s'adatta all'abisso,
nel donare s'adatta alla carita',
nel dire s'adatta alla sincerita',
nel correggere s'adatta all'ordine,
nel servire s'adatta alla capacita',
nel muoversi s'adatta alle stagioni.
Proprio perche' non contende
non viene trovata in colpa.

IX - TENDERE ALL'INCOLORE

Chi colma cio' che possiede
meglio farebbe a desistere,
chi batte a fino cio' che e' appuntito
non lo mantiene a lungo intatto.
Un palazzo colmo d'oro e di gemme
non si puo' conservare,
chi si fa arrogante perche' ricco e nobile
procura da se' la sua rovina.
Ad opera compiuta ritrarsi
e' la Via del Cielo.

X - SAPER AGIRE

Preserva l'Uno dimorando nelle due anime:
sei capace di non farle separare?
Pervieni all'estrema mollezza conservando il ch' i :
sei capace d'essere un pargolo?
Purificato e mondo abbi visione del mistero:
sei capace d'esser senza pecca?
Governa il regno amando il popolo:
sei capace di non aver sapienza?
All'aprirsi e al chiudersi della porta del Cielo
sei capace d'esser femmina?
Luminoso e comprensivo penetra ovunque:
sei capace di non agire?
Fa vivere le creature e nutrile,
falle vivere e non tenerle come tue,
opera e non aspettarti nulla,
falle crescere e non governarle.
Questa e' la misteriosa virtu'.

XI - L'UTILITA' DEL NON-ESSERE

Trenta raggi si uniscono in un solo mozzo
e nel suo non-essere si ha l'utilita' del carro,
s'impasta l'argilla per fare un vaso
e nel suo non-essere si ha l'utilita' del vaso,
s'aprono porte e finestre per fare una casa
e nel suo non-essere si ha l'utilita' della casa.
Percio' l'essere costituisce l'oggetto
e il non-essere costituisce l'utilita'.

XII - REPRIMERE LE BRAME

I cinque colori fan si' che s'acciechi l'occhio dell'uomo,
le cinque note fan si' che s'assordi l'orecchio dell'uomo,
i cinque sapori fan si' che falli la bocca dell'uomo,
la corsa e la caccia fan si' che s'imbesti il cuore dell'uomo,
i beni che con difficolta' si ottengono
fan si' che sia dannosa la condotta dell'uomo.
Per questo il santo
e' per il ventre e non per l'occhio.
Percio' respinge l'uno e preferisce l'altro.

XIII - RESPINGERE LA VERGOGNA

Favore e sfavore fanno paura,
pregiar la propria persona e' gran sventura.
Che significa
favore e sfavore fan paura?
Il favore e' un abbassarsi:
nell'ottenerlo s'ha paura,
di perderlo s'ha paura.
Questo significa
favore e sfavore fan paura.
Che significa
pregiar la propria persona e' gran sventura?
La ragione per cui ho gran sventura
e' che tengo alla mia persona,
se non tenessi alla mia persona
quale sventura avrei?
Per questo
a chi di se' fa pregio a pro del mondo
si puo' affidare il mondo,
a chi di se' ha cura a pro del mondo
si puo' confidare il mondo.

XIV - INTRODUCE AL MISTERO

A guardarlo non lo vedi,
di nome e' detto l'Incolore.
Ad ascoltarlo non lo odi,
di nome e' detto l'Insonoro.
Ad afferrarlo non lo prendi,
di nome e' detto l'Informe.
Questi tre non consentono di scrutarlo a fondo,
ma uniti insieme formano l'Uno.
Non e' splendente in alto
non e' oscuro in basso,
nel suo volversi incessante non gli puoi dar nome
e di nuovo si riconduce all'immateriale.
E' la figura che non ha figura,
l'immagine che non ha materia:
e' l'indistinto e l'indeterminato.
Ad andargli incontro non ne vedi l'inizio,
ad andargli appresso non ne vedi la fine.
Attieniti fermamente all'antico Tao
per guidare gli esseri di oggi
e potrai conoscere il principio antico.
E' questa l'orditura del Tao.

XV - APPALESA LA VIRTU'

Quelli che in antico eccellevano come adepti del Tao
penetravano l'arcano e comunicavano col mistero,
erano profondi da non poter essere compresi.
Proprio perche' non possono essere compresi
io mi sforzero' di darne i tratti.
Irresoluti erano come chi d'inverno guada un fiume,
guardinghi erano come chi teme i vicini ai quattro lati,
rispettosi erano come chi e' ospite,
frammentati erano come ghiaccio che si va fondendo,
schietti erano come legno non ancora sgrossato,
vuoti erano come valli,
torbidi erano come acqua motosa.
Chi e' capace d'esser motoso
per fare illimpidire piano piano riposando?
Chi e' capace d'esser placido
per far vivere pian piano rimuovendo a lungo?
Chi s'attiene a questa Via
non brama d'esser pieno,
e proprio perche' non si riempie
puo' starsene nell'ombra senza innovar l'antico.

XVI - VOLGERSI ALLA RADICE

Arrivare alla vacuita' e' il culmine,
mantenere la quiete e' schiettezza:
le diecimila creature insieme sorgono
ed io le vedo ritornare a quelle,
quando le creature hanno avuto il lor rigoglio
ciascuna fa ritorno alla sua radice.
Tornare alla radice e' quiete,
il che vuol dire restituire il mandato,
restituire il mandato e' eternita'.
Chi conosce l'eternita' e' illuminato,
chi non la conosce insensatamente provoca sventure.
Chi conosce l'eternita' tutto abbraccia,
tutto abbracciando e' equanime,
essendo equanime e' sovrano,
essendo sovrano e' Cielo,
essendo Cielo e' Tao,
essendo Tao a lungo dura
e per tutta la vita non corre pericolo.

XVII - LA PURA INFLUENZA

Dei grandi sovrani il popolo sapeva che esistevano,
vennero poi quelli che amo' ed esalto',
e poi quelli che temette,
e poi quelli di cui si fece beffe:
quando la sincerita' venne meno
s'ebbe l'insincerita'.
Com'erano pensosi i primi nel soppesar le loro parole!
Ad opera compiuta e ad impresa riuscita
dicevano i cento cognomi: siamo cosi' da noi stessi.

XVIII - LO SCADIMENTO DEI COSTUMI

Quando il gran Tao fu negletto
s'ebbero carita' e giustizia,
quando apparvero intelligenza e sapienza
s'ebbero le grandi imposture,
quando i sei congiunti non furono in armonia
s'ebbero pieta' filiale e clemenza paterna,
quando gli stati caddero nel disordine
s'ebbero i ministri leali.

XIX - TORNARE ALLA PUREZZA

Tralascia la santita' e ripudia la sapienza
e il popolo s'avvantaggera' di cento doppie,
tralascia la carita' e ripudia la giustizia
ed esso tornera' alla pieta' filiale e alla clemenza
paterna,
tralascia l'abilita' e ripudia il lucro
e piu' non vi saranno ladri e briganti.
Quelle tre reputa formali e insufficienti,
percio' insegna che v'e' altro a cui attenersi:
mostrati semplice e mantienti grezzo,
abbi poco egoismo e scarse brame.

XX - DIFFERENZIARSI DAL VOLGO

Tralascia lo studio e non avrai afflizioni.
Tra un pronto e un tardo risponder si'
quanto intercorre?
Quel che gli altri temono
non posso non temer io.
Oh, quanto son distanti e ancor non s'arrestano!
Tutti gli uomini sono sfrenati
come a una festa o un banchetto sacrificale,
come se in primavera ascendessero ad una torre.
Sol io quanto son placido! tuttora senza presagio
come un pargolo che ancor non ha sorriso,
quanto son dimesso!
come chi non ha dove tornare.
Tutti gli uomini hanno d'avanzo
sol io sono come chi tutto ha abbandonato.
Oh, il mio cuore di stolto
quanto e' confuso!
L'uomo comune e' cosi' brillante
sol io sono tutto ottenebrato,
l'uomo comune in tutto s'intromette,
solo io di tutto mi disinteresso,
agitato sono come il mare,
sballottato sono come chi non ha punto fermo.
Tutti gli uomini sono affaccendati
sol io sono ebete come villico.
Sol io mi differenzio dagli altri
e tengo in gran pregio la madre che nutre.

XXI - SVOTARE IL CUORE

Il contenere di chi ha la virtu' del vuoto
solo al Tao s'adegua.
Per le creature il Tao
e' indistinto e indeterminato.
Oh, come indeterminato e indistinto
nel suo seno racchiude le immagini!
Oh, come indistinto e indeterminato
nel suo seno racchiude gli archetipi!
Oh, come profondo e misterioso
nel suo seno racchiude l'essenza dell'essere!
Questa essenza e' assai genuina
nel suo seno ne racchiude la conferma.
Dai tempi antichi sino ad oggi
il suo nome non passa
e cosi' acconsente a tutti gli inizi.
Da che conosco il modo di tutti gli inizi?
Da questo.

XXII - L'UMILTA' CHE ELEVA

Se ti pieghi ti conservi,
se ti curvi ti raddrizzi,
se t'incavi ti riempi,
se ti logori ti rinnovi,
se miri al poco ottieni
se miri al molto resti deluso.
Per questo il santo preserva l'Uno
e diviene modello al mondo.
Non da se' vede percio' e' illuminato,
non da se s'approva percio' splende,
non da se' si gloria percio' ha merito,
non da se' s'esalta percio' a lungo dura.
Proprio perche' non contende
nessuno al mondo puo' muovergli contesa.
Quel che dicevano gli antichi:
se ti pieghi ti conservi,
erano forse parole vuote?
In verita', integri tornavano.

XXIII - IL VUOTO NON-ESSERE

Il parlar dell'Insonoro e' spontaneita'.
Per questo
un turbine di vento non dura una mattina,
un rovescio di pioggia non dura una giornata.
Chi opera queste cose?
Il Cielo e la Terra.
Se perfino il Cielo e la Terra non possono persistere
tanto piu' lo potra' l'uomo?
Percio' compi le tue imprese come il Tao.
Chi si da' al Tao s'immedesima col Tao,
chi si da' alla virtu' s'immedesima con la virtu',
chi si da' alla perdita s'immedesima con la perdita.
Chi s'immedesima col Tao
nel Tao si rallegra d'ottenere,
chi s'immedesima con la virtu'
nella virtu' si rallegra d'ottenere,
chi s'immedesima con la perdita
nella perdita si rallegra d'ottenere.
Quando la sincerita' vien meno
si ha l'insincerita'.

XXIV - LA PENOSA BENIGNITA'

Chi sta sulla punta dei piedi non si tiene ritto,
chi sta a gambe larghe non cammina,
chi da se' vede non e' illuminato,
chi da se' s'approva non splende,
chi da se' si gloria non ha merito,
chi da se' s'esalta non dura a lungo.
Nel Tao queste cose sono avanzumi ed escrescenze,
che le creature hanno sempre detestati.
Per questo non rimane chi pratica il Tao.

XXV - RAFFIGURA L'ORIGINE

C'e' un qualcosa che completa nel caos,
il quale vive prima del Cielo e della Terra.
Come e' silente, come e' vacuo!
Se ne sta solingo senza mutare,
ovunque s'aggira senza correr pericolo,
si puo' dire la madre di cio' che e' sotto il cielo.
Io non ne conosco il nome
e come appellativo lo dico Tao,
sforzandomi a dargli un nome lo dico Grande.
Grande ovvero errante,
errante ovvero distante,
distante ovvero tornante.
Percio'
il Tao e' grande,
il Cielo e' grande,
la Terra e' grande
ed anche il sovrano e' grande.
Nell'universo vi sono quattro grandezze
ed il sovrano sta in una di esse.
L'uomo si conforma alla Terra,
la Terra si conforma al Cielo,
il Cielo si conforma al Tao,
il Tao si conforma alla spontaneita'.

XXVI - LA VIRTU' DEL GRAVE

Il grave e' radice del leggero,
il quieto e' signore dell'irrequieto.
Per questo il santo viaggia tutto il giorno
senza discostarsi dal bagaglio,
anche se possiede palazzi regali
placidamente se ne sta distaccato.
Che sara' se il signore di diecimila carri
leggero si fa nel mondo?
Se e' leggero perde il fondamento,
se e' irrequieto perde la sua signoria.

XXVII - L'USO DELL'ABILITA'

Chi ben viaggia non lascia solchi ne' impronte,
chi ben parla non ha pecche ne' biasimi,
chi ben conta non adopra bastoncelli ne' listelle,
chi ben chiude non usa sbarre ne' paletti
eppure non si puo' aprire,
chi ben lega non usa corde ne' vincoli
eppure non si puo' sciogliere.
Per questo il santo
sempre ben soccorre gli uomini
e percio' non vi sono uomini respinti,
sempre bene soccorre le creature
e percio' non vi sono creature respinte:
cio' si chiama trasfondere l'illuminazione.
Cosi' l'uomo che e' buono
e' maestro dell'uomo non buono,
l'uomo che non e' buono
e' profitto all'uomo buono.
Chi non apprezza un tal maestro,
chi non ha caro un tal profitto,
anche se e' sapiente cade in grave inganno:
questo si chiama il mistero essenziale.

XXVIII - TORNARE ALLA SEMPLICITA'

Chi sa d'esser maschio
e si mantiene femmina
e' la forra del mondo,
essendo la forra del mondo
la virtu' mai non si separa da lui
ed ei ritorna ad essere un pargolo.
Chi sa d'esser candido
e si mantiene oscuro
e' il modello del mondo,
essendo il modello del mondo
la virtu' mai non si scosta da lui
ed ei ritorna all'infinito.
Chi sa d'esser glorioso
e si mantiene nell'ignominia
e' la valle del mondo,
essendo la valle del mondo
la virtu' sempre si ferma in lui
ed ei ritorna ad esser grezzo.
Quando quel ch'e' grezzo vien tagliato
allora se ne fanno strumenti,
quando l'uomo santo ne usa
allora ne fa i primi tra i ministri.
Per questo il gran governo non danneggia.

XXIX - NON AGIRE

Quei che volendo tenere il mondo
lo governa,
a mio parere non vi riuscira' giammai.
Il mondo e' un vaso sovrannaturale
che non si puo' governare:
chi governa lo corrompe,
chi dirige lo svia,
poiche' tra le creature
taluna precede ed altra segue,
taluna e' calda ed altra e' fredda,
taluna e' forte ed altra e' debole,
taluna e' tranquilla ed altra e' pericolosa.
Per questo il santo
rifugge dall'eccesso,
rifugge dallo sperpero,
rifugge dal fasto.

XXX - LIMITARE LE OPERAZIONI MILITARI

Quei che col Tao assiste il sovrano
non fa violenza al mondo con le armi,
nelle sue imprese preferisce controbattere.
La' dove stanziano le milizie
nascono sterpi e rovi,
al seguito dei grandi eserciti
vengono certo annate di miseria.
Chi ben li adopra
soccorre e basta,
non osa con essi acquistar potenza.
Soccorre e non si esalta,
soccorre e non si gloria,
soccorre e non s'insuperbisce,
soccorre quando non puo' farne a meno,
soccorre ma non fa violenza.
Quel che s'invigorisce allor decade:
vuol dire che non e' conforme al Tao.
Cio' che non e' conforme al Tao presto finisce.

XXXI - DESISTERE DALLE OPERAZIONI MILITARI

Ecco che son le belle armi:
strumenti del malvagio
che le creature han sempre detestati.
Per questo non rimane chi pratica il Tao.
Il saggio, che e' pacifico, tiene in pregio la sinistra,
chi adopra l'armi tiene in pregio la destra.
Ecco che son l'armi:
strumenti del malvagio
non strumenti del saggio,
il quale li adopra solo se non puo' farne a meno.
Avendo per supreme pace e quiete,
ei vince ma non se ne compiace,
chi se ne compiace
gioisce nell'uccidere gli uomini.
Ora chi gioisce nell'uccidere gli uomini
non puo' attuare i suoi intenti nel mondo.
Nelle gesta fauste si tiene in onore la sinistra,
nelle gesta infauste si tiene in onore la destra.
Il luogotenente sta alla sinistra,
il duce supremo sta alla destra:
assume il posto del rito funebre.
Quei che gli uomini ha ucciso in massa
li piange con cordoglio e con tristezza:
la vittoria in guerra gli assegna il posto del rito
funebre.

XXXII - LA VIRTU' DEL SANTO

Il Tao in eterno e' senza nome,
e' grezzo per quanto minimo sia,
nessuno al mondo e' capace di fargli da ministro.
Se principi e sovrani fossero capaci di attenervisi,
le diecimila crature da se' si sottometterebbero,
il Cielo in mutuo accordo con la Terra
farebbe discendere soave rugiada
e il popolo, senza alcuno che lo comandi,
da se' troverebbe il giusto assetto.
Quando si comincio' ad intagliare
si ebbero i nomi.
Tutto quello che ha nome viene trattato come proprio,
percio' sappi contenerti.
Chi sa contenersi
puo' non correre pericolo.
Paragona la presenza del Tao nel mondo
ai fiumi e ai mari cui accorrono rivi e valli.

XXXIII - LA VIRTU' DEL DISCERNIMENTO

Chi conosce gli altri e' sapiente,
chi conosce se' stesso e' illuminato.
Chi vince gli altri e' potente,
chi vince se' stesso e' forte.
Chi sa contentarsi e' ricco,
chi strenuamente opera attua i suoi intenti.
A lungo dura chi non si diparte dal suo stato,
ha vita perenne quello che muore ma non perisce.

XXXIV - CONFIDARE NEL PERFETTO

Come e' universale il gran Tao!
puo' stare a sinistra come a destra.
In esso fidando vengono alla vita le creature
ed esso non le rifiuta,
l'opera compiuta non chiama sua.
Veste e nutre le creature
ma non se ne fa signore,
esso che sempre non ha brame
puo' esser nominato Piccolo.
Le creature ad esso si volgono
ma esso non se ne fa signore,
puo' esser nominato Grande.
Poiche' giammai si fa grande
puo' realizzare la sua grandezza.

XXXV - LA VIRTU' DELLA CARITA''

Verso chi tiene in se' la grande immagine
il mondo accorre,
accorre e non riceve danno
ma calma e pace grandi.
Attratto da musiche e bevande prelibate
si ferma il viator che passa,
ma quel che al Tao esce di bocca
com'e' scipito! non ha sapore.
A guardarlo non riesci a vederlo,
ad ascoltarlo non riesci ad udirlo,
ad usarlo non riesci ad esaurirlo.

XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE

Quei che vuoi che si contragga
devi farlo espandere,
quei che vuoi che s'indebolisca
devi farlo rafforzare,
quei che vuoi che rovini
devi farlo prosperare,
a quei che vuoi che sia tolto
devi dare.
Questo e' l'occulto e il palese.
Mollezza e debolezza vincono durezza e forza.
Al pesce non conviene abbandonar l'abisso,
gli strumenti profittevoli al regno
non conviene mostrarli al popolo.

XXXVII - ESERCITARE IL GOVERNO

Il Tao in eterno non agisce
e nulla v'e' che non sia fatto.
Se principi e sovrani fossero capaci d'attenervisi,
le creature da se' si trasformerebbero.
Quelli che per trasformarle bramassero operare
io li acquieterei
con la semplicita' di quel che non ha nome
anch'esse non avrebbero brame,
quando non han brame stanno quiete
e il mondo da se' s'assesta.

XXXVIII - ESPONE LA VIRTU'

La virtu' somma non si fa virtu'
per questo ha virtu',
la virtu' inferiore non manca di farsi virtu'
per questo non ha virtu'.
La virtu' somma non agisce
ma non ha necessita' di agire,
la virtu' inferiore agisce
ma ha necessita' di agire.
La somma carita' agisce
ma non ha necessita' di agire,
la somma giustizia agisce
ma ha necessita' di agire,
il sommo rito agisce
e se non viene corrisposto
si denuda le braccia e trascina a forza.
Fu cosi' che
perduto il Tao venne poi la virtu',
perduta la virtu' venne poi la carita',
perduta la carita' venne poi la giustizia,
perduta la giustizia venne poi il rito:
il rito e' labilita' della lealta' e della sincerita'
e foriero di disordine.
Chi per primo conosce e' fior nel Tao
e principio di ignoranza.
Per questo l'uomo grande
resta in cio' che e' solido
e non si sofferma in cio' che e' labile,
resta nel frutto
e non si sofferma nel fiore.
Percio' respinge l'uno e preferisce l'altro.

XXXIX - UNIFORMARSI AL FONDAMENTO

In principio questi ottenner l'Uno:
il Cielo l'ottenne e per esso fu puro,
la Terra l'ottenne e per esso fu tranquilla,
gli esseri sovrannaturali l'ottennero
e per esso furono potenti,
la valle l'ottenne e per esso fu ricolma,
le creature l'ottennero e per esso vissero,
principi e sovrani l'ottennero
e per esso furon retti nel governare il mondo.
Costoro ne furono resi perfetti.
Se il Cielo non fosse puro per esso
temerebbe di squarciarsi,
se la Terra non fosse tranquilla per esso
temerebbe di fendersi,
se gli esseri sovrannaturali non fossero potenti per esso
temerebbero d'annullarsi,
se la valle non fosse ricolma per esso
temerebbe d'inaridirsi,
se le creature non vivessero per esso
temerebbero di spegnersi,
se principi e sovrani non fossero nobili e alti per esso
temerebbero di cadere.
Il nobile ha per fondamento il vile,
l'alto ha per basamento il basso.
Percio' quando principi e sovrani chiamano se' stessi
l'orfano, lo scarso di virtu', l'incapace,
non e' perche' considerano lor fondamento il vile?
Ahime', no!
Quando hai finito d'enumerare le parti del carro
ancor non hai il carro.
Non voler essere pregiato come giada
ne' spregiato come pietra.

XL - DOVE ANDARE E CHE ADOPERARE

Il tornare e' il movimento del Tao,
la debolezza e' quel che adopra il Tao.
Le diecimila creature che sono sotto il cielo
hanno vita dall'essere,
l'essere ha vita dal non-essere.

XLI - EQUIPARA LE DIVERSITA'

Quando il gran dotto apprende il Tao
lo pratica con tutte le sue forze,
quando il medio dotto apprende il Tao
or lo conserva ed or lo perde,
quando l'infimo dotto apprende il Tao
se ne fa grandi risate:
se non fosse deriso non sarebbe degno d'essere il Tao.
Percio' motti invalsi dicono:
illuminarsi nel Tao e' come ottenebrarsi,
avanzare nel Tao e' come regredire,
spianarsi nel Tao e' come incavarsi,
la virtu' somma e' come valle,
il gran candore e' come ignominia,
la virtu' vasta e' come insufficienza,
la virtu' salda e' come esser volgo,
la naturale genuinita' e' come sbiadimento,
il gran quadrato non ha angoli,
il gran vaso tardi si completa,
il gran suono e' una sonorita' insonora,
la grande immagine non ha forma.
Il Tao e' nascosto e senza nome,
ma proprio perche' e' il Tao
ben impresta e completa.

XLII - LE TRASFORMAZIONI DEL TAO

Il Tao genero' l'Uno,
l'Uno genero' il Due,
il Due genero' il Tre,
il Tre genero' le diecimila creature.
Le creature voltano le spalle allo yin
e volgono il volto allo yang,
il ch'i infuso le rende armoniose.
Cio' che l'uomo detesta
e' d'essere orfano, scarso di virtu', incapace,
eppur sovrani e duchi se ne fanno appellativi.
Percio' tra le creature
taluna diminuendosi s'accresce,
taluna accrescendosi si diminuisce.
Cio' che gli altri insegnano
anch'io l'insegno:
quelli che fan violenza non muoiono di morte
naturale.
Di questo faro' l'avvio del mio insegnamento.

XLIII - LO STRUMENTO UNIVERSALE

Cio' che v'e' di piu' molle al mondo
assoggetta cio' che v'e' di piu' duro al mondo,
quel che non ha esistenza
penetra la' dove non sono interstizi.
Da questo so che v'e' profitto nel non agire.
All'insegnamento non detto,
al profitto del non agire,
pochi di quelli che sono sotto il cielo arrivano.

XLIV - IL FERMO AMMONIMENTO

Tra fama e persona che e' piu' caro?
Tra persona e beni che e' piu' importante?
Tra acquistare e perdere che e' piu' penoso?
Per questo
chi ardentemente brama certo assai sperpera,
chi molto accumula certo assai perde.
Chi sa accontentarsi non subisce oltraggio,
chi sa contenersi non corre pericolo
e puo' durare a lungo.

XLV - L'IMMENSA VIRTU'

La grande completezza e' come spezzettamento
che nell'uso non si rompe,
la grande pienezza e' come vuotezza
che nell'uso non si esaurisce,
la grande dirittura e' come sinuosita',
la grande abilita' e' come inettitudine,
la grande eloquenza e' come balbettio.
L'agitazione finisce nell'algore,
la quiete finisce nel calore:
la pura quiete e' la regola del mondo.

XLVI - ESSER PARCO NELLE BRAME

Quando nel mondo vige il Tao
i cavalli veloci sono mandati a concimare i campi,
quando nel mondo non vige il Tao
i cavalli da battaglia vivono ai confini.
Colpa non v'e' piu' grande
che secondar le brame,
sventura non v'e' piu' grande
che non saper accontentarsi,
difetto non v'e' piu' grande
che bramar d'acquistare.
Quei che conosce la contentezza dell'accontentarsi
sempre e' contento.

XLVII - SCRUTARE CIO' CHE E' LONTANO

Senza uscir dalla porta
conosci il mondo,
senza guardar dalla finestra
scorgi la Via del Cielo.
Piu' lungi te ne vai meno conosci.
Per questo il santo
non va dattorno eppur conosce,
non vede e piu' discerne,
non agisce eppur completa.

XLVIII - OBLIARE LA SAPIENZA

Chi si dedica allo studio ogni di' aggiunge,
chi pratica il Tao ogni di' toglie,
toglie ed ancor toglie
fino ad arrivare al non agire:
quando non agisce nulla v'e' che non sia fatto.
Quei che regge il mondo
sempre lo faccia senza imprendere,
se poi imprende
non e' atto a reggere il mondo.

XLIX - CONFIDARE NELLA VIRTU'

Il santo non ha un cuore immutabile,
ha per cuore il cuore dei cento cognomi.
Per me e' bene cio' che hanno di buono,
ed e' bene anche cio' che hanno di non buono,
la virtu' li rende buoni;
per me e' sincerita' cio' che hanno di sincero,
ed e' sincerita' anche cio' che hanno di non sincero,
la virtu' li rende sinceri.
Il santo sta nel mondo tutto timoroso
e per il mondo rende promiscuo il suo cuore.
I cento cognomi in lui affiggono occhi e orecchi
e il santo li tratta come fanciulli.

L - TENERE IN PREGIO LA VITA

Uscire e' vivere, entrare e' morire.
Seguaci della vita sono tre su dieci,
seguaci della morte sono tre su dieci,
gli uomini che la vita
tramutano in disposizione alla morte
son pur essi tre su dieci.
Per qual motivo?
Perche' vivono l'intensita' della vita.
Or io ho appreso che chi ben nutre la vita
va per deserti senza incontrar rinoceronti e tigri,
va tra gli eserciti senza indossar corazza e arme:
il rinoceronte non ha dove infilzare il corno,
la tigre non ha dove affondar l'artiglio,
il guerriero non ha dove immergere la spada.
Per qual motivo?
Perche' costui non ha disposizione alla morte.

LI - LA VIRTU' CHE NUTRE

Il Tao le fa vivere,
la virtu' le alleva,
con la materia da' loro la forma,
con le vicende da' loro la completezza.
Per questo le creature tutte
venerano il Tao e onorano la virtu':
venerare il Tao e onorare la virtu'
nessuno lo comanda ma viene ognor spontaneo.
Quindi il Tao fa vivere,
la virtu' alleva, fa crescere,
sviluppa, completa, matura,
nutre, ripara.
Le fa vivere ma non le tiene come sue
opera ma nulla s'aspetta,
le fa crescere ma non le governa.
Questa e' la misteriosa virtu'.

LII - VOLGERSI ALL'ORIGINE

Il mondo ebbe un principio
che fu la madre del mondo.
Chi e' pervenuto alla madre
da essa conosce il figlio,
chi conosce il figlio
e torna a conservar la madre
fino alla morte non corre pericolo.
Chi ostruisce il suo varco
e chiude la sua porta
per tutta la vita non ha travaglio,
chi spalanca il suo varco
ed accresce le sue imprese
per tutta la vita non ha scampo.
Illuminazione e' vedere il piccolo,
forza e' attenersi alla mollezza.
Chi fa uso della vista
e torna ad introvertere lo sguardo
non abbandona la persona alla rovina.
Questo dicesi praticar l'eterno.

LIII - TRARRE PROFITTO DALLE PROVE

Se avessimo grande sapienza
cammineremmo nella gran Via
e solo di agire temeremmo.
La gran Via e' assai piana,
ma la gente preferisce i sentieri.
Quando il palazzo reale e' troppo ben tenuto
i campi son del tutto incolti
e i granai son del tutto vuoti.
Indossar vesti eleganti e ricamate,
portare alla cintura spade acuminate,
rimpinzarsi di vivande e di bevande
e ricchezze e beni aver d'avanzo,
e' sfarzo da ladrone.
E' contrario al Tao, ahime'!

LIV- COLTIVARE E CONTEMPLARE

Chi ben si fonda non vien divelto,
a chi ben stringe non vien tolto:
con questa Via figli e nipoti
gli offriranno sacrifici ininterrotti.
Se la coltiva nella persona
la sua virtu' e' la genuinita',
se la coltiva nella famiglia
la sua virtu' e' la sovrabbondanza,
se la coltiva nel villaggio
la sua virtu' e' la reverenza,
se la coltiva nel regno
la sua virtu' e' la floridezza,
se la coltiva nel mondo
la sua virtu' e' l'universalita'.
Per questo
contempla le persone dalla sua persona,
contempla le famiglie dalla sua famiglia,
contempla i villaggi dal suo villaggio,
contempla i regni dal suo regno,
contempla il mondo dal suo mondo.
Come so che il mondo e' cosi'?
Da questo.

LV - IL SIMBOLO DEL MISTERO

Quei che racchiude in se' la pienezza della virtu'
e' paragonabile ad un pargolo,
che velenosi insetti e serpi non attoscano,
belve feroci non artigliano,
uccelli rapaci non adunghiano.
Deboli ha l'ossa e molli i muscoli
eppur la sua stretta e' salda,
ancor non sa dell'unione dei sessi
eppur tutto si aderge:
e' la perfezione dell'essenza,
tutto il giorno vagisce
eppur non diviene fioco:
e' la perfezione dell'armonia.
Conoscer l'armonia e' eternita',
conoscer l'eternita' e' illuminazione,
vivere smodatamente la vita e' prodromo di
sventura,
con la mente comandare al ch'i significa indurirsi.
Quel che s'invigorisce allor decade:
questo vuol dire che non e' conforme al Tao.
Cio' che non e' conforme al Tao presto finisce.

LVI - LA MISTERIOSA VIRTU''

Quei che sa non parla,
quei che parla non sa.
Chi ostruisce il suo varco,
chiude la sua porta,
smussa le sue punte,
districa i suoi nodi,
mitiga il suo splendore,
si rende simile alla sua polvere,
dicesi accomunato col mistero.
Per questo costui
non puo' essere attirato
ne' puo' essere respinto,
non puo' essere avvantaggiato
ne' puo' essere danneggiato,
non puo' essere nobilitato
ne' puo' essere umiliato.
Per questo e' il piu' nobile del mondo.

LVII - RENDERE PURI I COSTUMI

Quando con la correzione si governa il mondo
con la falsita' s'adopran l'armi:
il mondo si regge col non imprendere.
Da che so che e' cosi'?
Dal presente.
Piu' numerosi ha il sovrano
i giorni nefasti e le parole proibite
piu' il popolo cade in miseria,
piu' numerosi ha il popolo
gli strumenti profittevoli
piu' i regni cadono nel disordine,
piu' numerosi hanno gli uomini
gli artifizi e le abilita'
piu' appaiono cose rare,
piu' si fa sfoggio di belle cose
piu' numerosi si fanno ladri e briganti.
Per questo il santo dice:
io non agisco e il popolo da se' si trasforma,
io amo la quiete e il popolo da se' si corregge,
io non imprendo e il popolo da se' s'arricchisce,
io non bramo e il popolo da se' si fa semplice.

LVIII - ADATTARSI ALLE VICISSITUDINI

Quando il governo di tutto si disinteressa
il popolo e' unito,
quando il governo in tutto si intromette
il popolo e' frammentato.
La fortuna si origina dalla sfortuna,
la sfortuna si nasconde nella fortuna.
Chi ne conosce il culmine?
Quei che non corregge.
La correzione si converte in falsita',
il bene si converte in presagio di sventura
e ogni di' lo sconcerto del popolo
si fa piu' profondo e piu' durevole.
Per questo il santo
e' quadrato ma non taglia,
e' incorrotto ma non ferisce,
e' diritto ma non ostenta,
e' luminoso ma non abbaglia.

LIX - MANTENERSI NEL TAO

Nel governare gli uomini e nel servire il Cielo
nulla e' meglio della parsimonia,
perche' solo la parsimonia antepone l'ottenere.
Anteporre l'ottenere significa accumulare virtu'.
Chi accumula virtu' tutto sottomette,
quando tutto sottomette
nessuno conosce il suo culmine,
quando nessuno conosce il suo culmine
ei puo' possedere il regno.
Chi possiede la madre del regno
puo' durare a lungo.
Questo si chiama
affondare le radici e rinsaldare il tronco,
via della lunga vita e dell'eterna giovinezza.

LX - STARE NELLA DIGNITA' REGALE

Governare un gran regno
e' come friggere pesciolini minuti.
Quando si sovrintende al mondo con il Tao
i mani non mostrano la potenza loro.
Non che i mani non abbiano potenza
ma la potenza loro non nuoce agli uomini,
non che la potenza loro non nuoccia agli uomini
ma il santo non nuoce agli uomini.
Questi due non si nuocciono fra loro,
per questo le virtu' loro insieme confluiscono

LXI- LA VIRTU' DELL'UMILTA'

Il gran regno che si tiene in basso
e' la confluenza del mondo,
e' la femmina del mondo.
La femmina sempre vince il maschio con la quiete,
poiche' chetamente se ne sta sottomessa.
Per questo
il gran regno che si pone al disotto del piccolo regno
attrae il piccolo regno,
il piccolo regno che sta al disotto del gran regno
attrae il gran regno:
l'uno si abbassa per attrarre,
l'altro attrae perche' sta in basso.
Il gran regno non ecceda
per la brama di pascere ed unire gli altri,
il piccolo regno non ecceda
per la brama d'essere accetto e servire gli altri.
Affinche' ciascuno ottenga cio' che brama
al grande conviene tenersi in basso.

LXII - PRATICARE IL TAO

Ecco che cosa e' il Tao:
il rifugio delle creature,
tesoro per il buono,
protezione per il malvagio.
A parlarne con elogio si puo' tener mercato,
a seguirlo con rispetto si puo' emergere sugli altri.
Degli uomini malvagi quale puo' essere respinto?
Per questo si pone sul trono il Figlio del Cielo
e si nominano i tre gran ministri.
Anche se costoro hanno il gran pi
per ottenere precedenza alla loro quadriga,
e' meglio che se ne stiano seduti
ad avanzare in questo Tao.
Quale era la ragione per cui gli antichi
apprezzavano questo Tao?
Non dicevano forse: ottiene chi con esso cerca,
con esso sfugge chi e' in colpa?
Per questo e' cio' che v'e' di piu' prezioso al mondo.

LXIII - L'INIZIO FAVOREVOLE

Pratica il non agire,
imprendi il non imprendere,
assapora l'insapore,
considera grande il piccolo e molto il poco,
ripaga il torto con la virtu'.
Progetta il difficile nel suo facile,
opera il grande nel suo piccolo:
le imprese piu' difficili sotto il cielo
certo cominciano nel facile,
le imprese piu' grandi sotto il cielo
certo cominciano nel piccolo.
Per questo il santo non opera il grande
e cosi' puo' completare la sua grandezza.
Chi promette alla leggera trova scarso credito,
chi reputa tutto facile trova tutto difficile.
Per questo al santo tutto pare difficile
e cosi' nulla gli e' difficile.

LXIV - ATTENERSI AL PICCOLO

Quello che e' fermo con facilita' si trattiene,
quello che non e' cominciato con facilita' si divisa,
quello che e' fragile con facilita' si spezza,
quello che e' minuto con facilita' si disperde:
opera quando ancora non e' in essere,
ordina quando ancora non e' in disordine.
Un albero che a braccia aperte si misura
nasce da un minuscolo arboscello,
una torre di nove piani
comincia con un cumulo di terra,
un viaggio di mille li
principia da sotto il piede.
Chi governa corrompe,
chi dirige svia.
Per questo il santo
non governa e percio' non corrompe,
non dirige e percio' non svia.
La gente nel condurre le proprie imprese
sul punto di compierle sempre le guasta,
se curasse la fine come il principio
allora non vi sarebbero imprese guaste.
Per questo il santo
brama quello che non e' bramato
e non pregia i beni che con difficolta' si ottengono,
studia quello che non viene studiato
e ritorna su quello che gli altri han travalicato.
Per favorire la spontaneita' delle creature
non osa agire.

LXV - LA PURA VIRTU'

In antico chi ben praticava il Tao
con esso non rendeva perspicace il popolo,
ma con esso si sforzava di renderlo ottuso:
il popolo con difficolta' si governa
poiche' la sua sapienza e' troppa.
Percio' governare il regno con la sapienza
e' la rovina del regno,
governare il regno non con la sapienza
e' la prosperita' del regno.
Chi sa queste due cose diviene simile al modello,
saper divenire simile al modello
e' la misteriosa virtu'.
Profonda e imperscrutabile e' la misteriosa virtu'
e contrapposta alle creature,
ma alla fine arriva alla grande conformita'.

LXVI - POSPORRE SE' STESSO

La ragione per cui fiumi e mari
possono essere sovrani di cento valli
e' che ben se ne tengono al disotto:
percio' possono essere sovrani di cento valli.
Cosi' chi vuole stare disopra al popolo
con i detti se ne pone al disotto,
chi vuol stare davanti al popolo
con la persona ad esso si pospone.
Per questo il santo
sta disopra ed il popolo non ne e' gravato,
sta davanti ed il popolo non ne e' ostacolato.
Cosi' il mondo gioisce
di sospingerlo innanzi e mai ne e' sazio.
Poiche' ei non contende
nessuno al mondo puo' muovergli contesa.

LXVII - LE TRE COSE PREZIOSE

Tutti al mondo dicono che il mio Tao e' grande
ma che sembra non esser simile a nulla.
Proprio perche' e' grande
sembra che non sia simile a nulla,
se fosse simile a qualcosa
l'impaccerebbe la sua piccolezza.
Io ho tre cose preziose
che mi tengo ben strette e custodisco:
la prima e' la misericordia,
la seconda e' la parsimonia,
la terza e' il non ardire d'esser primo nel mondo.
Sono misericordioso e percio' posso essere intrepido,
sono parsimonioso e percio' posso essere generoso,
non ardisco d'esser primo nel mondo
e percio' posso esser capo degli strumenti perfetti.
Oggi si e' intrepidi trascurando la misericordia,
si e' generosi trascurando la parsimonia,
si e' primi trascurando di posporsi.
E' la morte!
Chi e' misericordioso
nel guerreggiare e' vittorioso,
nel difendere e' saldo.
Quei che il cielo vuol salvare
facendolo misericordioso lo preserva.

LXVIII - RENDERSI EGUALE AL CIELO

Chi ben fa il capitano non e' irruente,
chi ben guerreggia non e' impetuoso,
chi ben vince il nemico non da' battaglia,
chi bene adopera gli uomini se ne pone al di sotto:
questa e' la virtu' del non contendere,
questa e' la forza dell'adoprar gli uomini,
questo e' rendersi eguale al Cielo,
il culmine per gli antichi.

LXIX - L'USO DEL MISTERO

Sull'adoperar gli eserciti c'e' un detto:
non oso far da padrone e faccio l'ospite,
non oso avanzar d'un pollice e indietreggio di un piede.
Questo vuol dire
che non vi sono truppe da schierare,
che non vi sono braccia da denudare,
che non vi sono armi da impugnare.
Sventura non v'e' maggiore che osteggiare alla leggera.
Se osteggio alla leggera
son vicino a perdere quel che m'e' piu' prezioso.
Percio' quando gli eserciti
si mettono in campagna per scontrarsi,
quello che e' piu' pietoso vince.

LXX - LA DIFFICOLTA' DI INTENDERE

Le mie parole facilmente si intendono
e facilmente si attuano,
ma nessuno al mondo sa intenderle,
nessuno al mondo sa attuarle.
Le mie parole hanno un progenitore,
le mie imprese hanno un principe,
ma appunto perche' non le intendono
non intendono me.
Poiche' quelli che mi intendono sono rari
quelli che mi imitano sono da tenere in pregio.
Per questo il santo indossa rozze vesti
e cela nel seno la giada.

LXXI - IL DIFETTO DELLA SAPIENZA

Somma cosa e' l'ignoranza del sapiente,
insania e' la sapienza dell'ignorante.
Solo chi si affligge di questa insania
non e' insano.
Il santo non e' insano
perche' si affligge di questa insania.
Per questo non e' insano.

LXXII - AVER CURA DI SE'

Quando il popolo non teme la tua autorita'
allora sopravviene la grande autorita'.
Non trovare angusto cio' che ti da' pace,
non disgustarti di cio' che ti fa vivere,
poiche' solo chi non se ne disgusta
non disgusta.
Per questo il santo
di se' conosce ma di se' non fa mostra,
di se' ha cura ma di se' non fa pregio.
Percio' respinge l'uno e preferisce l'altro.

LXXIII - QUEL CHE LASCIA AGIRE

Muore chi nell'osare pone il coraggio,
vive chi nel non osare pone il coraggio:
di questi due l'uno e' profitto e l'altro e' danno.
Di quel che il cielo ha in odio
chi conosce la ragione?
Per questo il santo reputa difficile il primo.
La Via del Cielo
e' di ben vincere senza contendere,
e' di ben suscitar risposta senza parlare,
e' di ben attrarre senza chiamare,
e' di ben divisare con ampiezza.
La rete del Cielo tutto avvolge,
ha maglie larghe ma nulla ne sfugge.

LXXIV - REPRIMERE GLI INGANNI

Quando il popolo non teme di morire
a che vale impaurirlo con la morte?
Se faccio si che il popolo sempre tema di morire
e quei che induce in inganno
io possa prenderlo e metterlo a morte,
chi sara' tanto ardito?
Sempre mandi a morte chi ne ha la potesta',
mettere a morte in vece di chi ne ha la potesta'
significa maneggiar l'ascia in vece del gran mastro.
Quelli che maneggian l'ascia in vece del gran mastro
raramente non si feriscono le mani.

LXXV - I DANNI DELLA CUPIDIGIA

Il popolo soffre la fame
perche' chi sta sopra divora troppe tasse:
ecco perche' soffre la fame.
Il popolo con difficolta' si governa
perche' chi sta sopra s'affaccenda:
ecco perche' con difficolta' si governa.
Il popolo da' poca importanza alla morte
perche' chi sta sopra cerca l'intensita' della vita:
ecco perche' da poca importanza alla morte.
Solo chi non si affaccenda per vivere
e' piu' saggio di chi la vita tiene in pregio.

LXXVI - GUARDARSI DALLA FORZA

Alla nascita l'uomo e' molle e debole,
alla morte e' duro e forte.
Tutte le creature, l'erbe e le piante
quando vivono son molli e tenere
quando muoiono son aride e secche.
Durezza e forza sono compagne della morte,
mollezza e debolezza sono compagne della vita.
Per questo
chi si fa forte con le armi non vince,
L'albero che e' forte viene abbattuto.
Quel che e' forte e robusto sta in basso,
quel che e' molle e debole sta in alto.

LXXVII - LA VIA DEL CIELO

La Via del Cielo
come e' simile all'armar l'arco!
Quel ch'e' alto viene abbassato,
quel ch'e' basso viene innalzato,
quello che eccede viene ridotto,
quel che difetta viene accresciuto.
La Via del Cielo
e' di diminuire a chi ha in eccedenza
e di aggiungere a chi non ha a sufficienza.
Non e' cosi' la Via dell'uomo:
ei diminuisce a chi non ha a sufficienza
per donare a chi ha in eccedenza.
Chi e' capace di donare al mondo
cio' che ha in eccedenza?
Solo colui che pratica il Tao.
Per questo il santo
opera ma nulla s'aspetta
compiuta l'opera non rimane,
non vuole mostrare di eccellere.

LXXVIII - PORTARE IL FARDELLO DELLA SINCERITA'

Nulla al mondo e' piu' molle e piu' debole dell'acqua
eppur nell'abradere cio' che e' duro e forte
nessuno riesce a superarla,
nell'uso nulla puo' cambiarla.
La debolezza vince la forza,
la mollezza vince la durezza:
al mondo non v'e' nessuno che non lo sappia,
ma nessuno v'e' che sia capace di attuarlo.
Per questo il santo dice:
chi prende su di se' le sozzure del regno
e' signore dell'altare della terra e dei grani,
chi prende su di se' i mali del regno
e' sovrano del mondo.
Un detto esatto che appare contraddittorio.

LXXIX - OTTEMPERARE AI PATTI

Se cancelli un'offesa, ma un po' offeso
rimani ancora, credi che sia un bene?
Se, per contratto, il saggio e' creditore,
dal debitore non esige nulla.
Adempie al proprio impegno chi e' virtuoso;
bada agli impegni altrui chi non e' virtuoso.
La Via del cielo non fa parentele,
ma sta costantemente con il buono.

LXXX - ISOLARSI

Piccoli regni con pochi abitanti:
arnesi da lavoro in luogo d'uomini
(sian dieci o cento) il popolo non usi.
Tema la morte e fuori non emigri.
Se anche vi son navigli e vi son carri,
il popolo non tenti di salirvi;
se anche vi son corrazze e vi son armi,
mai e poi mai le tiri fuori il popolo.
E ritorni ad usar nodi di corda;
e trovi gusto in cibi e vesti suoi;
ed ami la sua casa, i suoi costumi.
Se stati vi vedessero vicini
tanto che cani e galli se ne udissero,
invecchino cosi', fino alla morte
quei due popoli: senza alcun contatto.

LXXXI - L'EMERSIONE DEL NATURALE

Parole autentiche non sono adorne;
parole adorne autentiche non sono.
Colui che e' buono, non sfoggia parole,
e chi sfoggia parole, non e' buono.
Chi sa di tutto, certo con e' saggio;
ne' chi e' saggio, di certo, sa di tutto.
Il vero saggio per se' non provvede:
se si spende negli altri, per se' acquista;
e, piu' dona, piu' ottiene per se stesso.
La Via del cielo aiuta, non fa danni;
la Via del saggio agisce senza lotta.
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Un Diario !?
Inviato il: 6/10/2006 10:30
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Re: Tao Te Ching
#2
Sono certo di non sapere
Iscritto il: 28/2/2005
Da ROMA
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Bel manuale di sopravvivenza
Anche a quei tempi c'era la puttanizzazione della società,vizi e virtù,dualismo e conflitti uguale ad oggi!
A quanto pare è stato poco letto e praticato,visto che da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e le problematiche sono rimaste sempre le stesse
E' una sferzata d'ottimismo,non c'è che dire
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Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
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Re: Tao Te Ching
#3
Mi sento vacillare
Iscritto il: 24/4/2006
Da Luogocomune
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Brava Fiammi, vedrei molto bene per te questo versetto, che ti spiega perchè con tutti i tuoi sforzi di cinicizzarti e cinicizzare tua figlia ti avvicini sempre più verso la virtu'


XXXVI - L'OCCULTO E IL PALESE

Quei che vuoi che si contragga
devi farlo espandere,
quei che vuoi che s'indebolisca
devi farlo rafforzare,
quei che vuoi che rovini
devi farlo prosperare,
a quei che vuoi che sia tolto
devi dare.
Questo e' l'occulto e il palese.
Mollezza e debolezza vincono durezza e forza.
Al pesce non conviene abbandonar l'abisso,
gli strumenti profittevoli al regno
non conviene mostrarli al popolo.
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Re: Tao Te Ching
#4
Mi sento vacillare
Iscritto il: 24/4/2006
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Hei! chi è il moderatore che si è permesso di spostare il thread in religioni e spiritualità!??!?!?!?!?!??!?!

E senza neanche interpellarmi ... lo considero un abominio!
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  •  fiammifero
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Re: Tao Te Ching
#5
Sono certo di non sapere
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Vorresti dire che sono una che lavora sui fianchi?
Comunque vado su Wiki a cambiare la definizione di cinismo
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le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 6/10/2006 13:48
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Re: Tao Te Ching
#6
Sono certo di non sapere
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Citazione:

Satirus ha scritto:
Hei! chi è il moderatore che si è permesso di spostare il thread in religioni e spiritualità!??!?!?!?!?!??!?!

E senza neanche interpellarmi ... lo considero un abominio!


Ero io, se sapevo che lo consideravi grave non l'avrei fatto.
Comunque la riporto in commenti liberi.

Blessed be
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Inviato il: 6/10/2006 13:55
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  •  nike
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Re: Tao Te Ching
#7
Mi sento vacillare
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Citazione:
SU RAGAZZI DECIFRIAMOLO ALLA LUOGOCOMUNENSE


Se volevi, Satirus, farmi iniziare il pomeriggio "mandandomi completamente fuori di testa " ci sei riuscito con Lao Tse..

Vado a raccogliere i pezzi...


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Quelli che creano sono duri di cuore. Nietzsche, Friedrich. Così parlò Zarathustra: II, Dei compassionevoli
Inviato il: 6/10/2006 15:12
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  •  Satirus
      Satirus
Re: Tao Te Ching
#8
Mi sento vacillare
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Citazione:

nike13 ha scritto:
Citazione:
SU RAGAZZI DECIFRIAMOLO ALLA LUOGOCOMUNENSE


...mandandomi completamente fuori di testa ... con Lao Tse..


Già è l'effetto che fa a noi occidentali, troppo rigidi e schematici, ma pensa che questi 5.000 caratteri hanno "educato" per secoli il popolo più numeroso e di antica civiltà del pianeta.


x Santa ... ah! se l'hai fatto tu allora è opera buona e giusta, non era un grave problema volevo solo rimarcare il mio forte agnosticismo e prendere le distanze , sai far aprire a me un thread sotto la voce religioni e spiritualità sarebbe come dare del femminista a Felice

x Fiammi ... eh! si non è certo quella la definizione più adatta per il tuo (anelato) cinismo.
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Inviato il: 7/10/2006 9:02
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  •  fiammifero
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Re: Tao Te Ching
#9
Sono certo di non sapere
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Citazione:
Fiammi ... eh! si non è certo quella la definizione più adatta per il tuo (anelato) cinismo.

Non riesco proprio a capire come mai,il non avere peli sulla lingua, la mancanza di retorica,l'ironia, a volte il sarcasmo,vengano presi per cinismo
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Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 7/10/2006 22:48
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  •  y2k
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Re: Tao Te Ching
#10
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si può sapere quale sono le sue fonti?
Mi fiderei più della versione crowleyana piuttosto di una italiana probabilmente cristianizzata...
Inviato il: 8/10/2006 15:49
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  •  Satirus
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Re: Tao Te Ching
#11
Mi sento vacillare
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Citazione:

y2k ha scritto:
si può sapere quale sono le sue fonti?
Mi fiderei più della versione crowleyana piuttosto di una italiana probabilmente cristianizzata...


Quoto!
E' veramente difficile avere una traduzione decente, personalmente, semplicemente, leggo tutte le versioni che trovo, e poi mi affido al Tao per capire cosa "potrebbe" e cosa non "potrebbe".

Questo Tao Te Ching che ho postato, non mi piace per niente, ma ha avuto il grande pregio di farsi copia incollare in un solo click!

... se qualcuno si prendesse la briga ....

x Fiammi - Il tuo cinismo è palese nel thread sulle Puttanizzazioni
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Inviato il: 9/10/2006 9:02
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