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  Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.

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  •  Satirus
      Satirus
Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#1
Mi sento vacillare
Iscritto il: 24/4/2006
Da Luogocomune
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Nessuno sembra averci capito granchè della "qualità" pirsighiana ma in LC c'è gente in gamba riflettiamoci un pò...

di Piero Proietti (fonte sito http://www.moq.org)

Poche novità offre la filosofia negli ultimi decenni e sempre più raramente emergono figure capaci di attirare l'attenzione per la loro peculiare attività d'indagine; ma, forse, occorre fare un'eccezione per il caso di Robert Pirsig che, attraverso due volumi divulgati sotto l'apparente genere narrativo, propone un'autentica riflessione filosofica.

Nel 1974 il suddetto autore, ex professore di retorica in un college di Bozeman e buon conoscitore del pensiero e della cultura orientali, riesce a pubblicare il primo dei due volumi, dall'originale titolo Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta, testo che, riportando la cronaca di un lungo viaggio in motocicletta attraverso gli Stati Uniti D'America (da Minneapolis a San Francisco, passando per il Montana, l’Oregon e la California), in realtà illustra una personale ricognizione del protagonista intorno al concetto di "qualità", spunto che dà il via alla fondazione di un'intera metafisica sull'indagine conoscitiva.

Contestualmente scandaglia la personalità dello stesso protagonista, sotto cui si cela l’autore, e ripercorre alcuni momenti salienti della sua vita giustificanti la propensione al pensiero speculativo. Fondamentale risulta l'esperienza dell'insegnamento, come pure quella di un ricovero in un ospedale psichiatrico a seguito di una sfibrante elucubrazione sui temi a lui tanto a cuore. Il viaggio, dunque, è anche la ricerca di una personalità perduta, quella di Fedro (nome emblematico usato dall’autore prima della sua malattia mentale), della quale sono andati perduti tutti i pensieri, gli studi e le ricerche intorno al concetto di qualità. Pirsig ora, attraverso flash-back, ricordi e percorsi logici cerca di recuperare tutto il materiale intellettivo di Fedro, come un archeologo rinviene i resti di una struttura appartenente ad un’antica civiltà: attraverso questi reperti deve ricostruire quello che era.

Il volume riscuote molto successo, essendo reputato buono anche sotto il profilo letterario, ma soprattutto originale a livello filosofico per l'interessante indagine sulla "qualità" quale criterio cardine per l'interpretazione della realtà. L’analisi parte dalla constatazione che esistono due diversi modi di vedere il mondo: quello classico e quello romantico. Il primo è il modo razionale, che ha come fine quello di stabilire un ordine nel caos di eventi che investono l’uomo durante la sua esperienza di vita, fissando così principi e criteri di decifrazione del reale (come causa ed effetto, metodo induttivo e deduttivo e così via); il secondo è il modo romantico, che tende a vedere i fenomeni non da un punto di vista analitico, ma da quello estetico, osservandoli nel loro insieme, cogliendo cioè l’armonia tra di essi e contemplando la bellezza del caos (la tecnica, ossia tutto ciò che rappresenta l’azione umana finalizzata allo sfruttamento delle risorse del mondo, è naturalmente un aspetto che esorbita da questo metodo conoscitivo).

Il fatto che l’uomo deve tuttavia sopravvivere attraverso le conquiste tecniche e tecnologiche, osserva Pirsig, crea un divario sempre più crescente tra progresso e visione romantica del mondo. Le persone umane si differenziano proprio in base all’adozione di uno o l’altro dei sistemi di indagine. Chi segue il metodo classico non potrà mai trovare un punto d’incontro con chi segue quello romantico, sono due mondi separati che viaggiano su diverse strutture metafisiche per l’interpretazione dei fatti.

Il sistema di ricerca classico, è risaputo, si fonda sul metodo scientifico, che ha come base operativa la sperimentazione. Un fenomeno può essere spiegato da determinati fattori, per ritrovare i quali si sperimentano in laboratorio varie ipotesi. Il problema comincia a presentarsi allorché le ipotesi, man mano che vengono sperimentate, tendono a moltiplicarsi: da questo si può dedurre che «il numero delle ipotesi razionali che possono spiegare un fenomeno dato è infinito» (così afferma Pirsig). A questo punto è impossibile verificare tutte le ipotesi, che aumentano in numero esponenziale; quindi qualsiasi esperimento fornisce risultati incompleti e il metodo scientifico, in sostanza, non stabilisce affatto un sapere dimostrato. Ecco perché tutte le teorie scientifiche vengono man mano rimpiazzate da altre e più nuove teorie, prodotte magari dalla verifica di nuove ipotesi inerenti lo stesso campo di indagine. La verità scientifica non è infatti un dogma eterno, ma «un’entità quantitativa temporale». Le verità scientifiche sono dunque caduche, la loro longevità è inversamente proporzionale all’intensità degli studi: in pratica, più ci si dedica a studiare un certo fenomeno, più le verità dei risultati durano meno. Nel secolo scorso tali verità duravano di più, essendo l’attività di studio meno intensa e quantitativamente inferiore a quella odierna; con molta probabilità, nel futuro dureranno molto di meno di ora, perché l’attività di studio sicuramente aumenterà. E tutto ciò perché si verifica un numero sempre più alto delle ipotesi.

Ora, osserva Pirsig, se l’applicazione del metodo scientifico mira alla verità immutabile, essa in realtà sta portando l’uomo nella direzione opposta, ossia verso un infinito numero di verità; verità relative, a questo punto, che conducono alla confusione del pensiero e dei valori, cosa che una conoscenza razionale ha il compito di evitare. Insomma, se l’obiettivo del metodo scientifico è quello di eliminare il caos, esso alla fine approda nel caos. Questo, è ovvio, non fa avanzare l’umanità verso un mondo migliore e, altresì, il sistema di pensiero che ne scaturisce comincia a rivelarsi superficiale, spiritualmente vuoto. Pirsig osserva che, seguitando di questo passo, si va incontro ad una crisi sociale sempre più vasta.

L’incongruenza della tecnologia è dovuta al fatto che essa non ha alcuna connessione con la sfera spirituale né con quella affettiva; per questo i suoi prodotti sono brutti, tali da farsi odiare. Se l’uomo, impegnato in un primo tempo soltanto ad assicurarsi il sostentamento (cibo, vestiario, riparo), non ha realizzato gli estremi di tale incongruenza, ora non può fare a meno, dal momento che il sostentamento è assicurato, di rilevare la bruttezza dei risultati tecnologici, una bruttezza che soffoca lo spirito, oltre ed essere antiestetica. È per questo che manifesta contro le varie aberrazioni che soddisfano soltanto i bisogni materiali dell’uomo.

La ragione, dice a questo punto Pirsig, deve operare un ampliamento di prospettive che faccia mutare questo stato di cose, intervenendo sulla storia umana con una scoperta simile a quella del Nuovo Mondo da parte di Colombo.

Da qui l’autore comincia a riflettere sul concetto di “qualità”, la scoperta che potrebbe veramente rivoluzionare l’impasse conoscitiva attuale ma che risulta, sin dal primo momento, di difficile definizione; almeno dal punto di vista logico. Che cos’è la qualità? Non è agevole spiegarla attraverso percorsi logici, eppure è innegabile in quanto avvertibile. Ogni persona critica ha in sé il concetto di qualità e sa riconoscerlo senza che nessuno glielo insegni. Questo significa che non è necessario che si definisca in termini razionali. In effetti, essa non è oggettiva, perché non misurabile attraverso strumenti scientifici; neanche è soggettiva, perché connessa ad emozioni irrazionali di scarsa importanza e, quindi, non reale. Le definizioni della qualità non concordano perché le persone si basano o sulla totalità delle conoscenze oggettive o sulle loro emozioni immediate; ma non possono esistere due qualità, una oggettiva ed una soggettiva.

La verità è che la qualità è qualcosa che va al di là delle concezioni oggettiva e soggettiva, perché non risiede solo nel mondo materiale o solo nella mente. La qualità è una terza entità, indipendente dalle altre due, è il punto in cui soggetto e oggetto si incontrano; essa è un evento tramite il quale il soggetto prende coscienza dell’oggetto, in quanto gli oggetti creano nel soggetto la coscienza di sé. La qualità è l’evento che rende possibile la coscienza sia dell’uno che degli altri. Questo vuol dire che la qualità è causa del soggetto e dell’oggetto, non viceversa. Questa è la rivoluzione copernicana: non sono il soggetto e l’oggetto a determinare la qualità, ma è questa a determinare gli altri due, perché è realtà primaria, esistente prima di quella intellettuale, che è invece secondaria. In questo assunto si vede una certa analogia con le teorie pragmatistiche di John Dewey, che viene affrontata più avanti nel corso del presente articolo.

Gli intellettuali, afferma Pirsig, sono le persone più lontane nell’individuare la qualità, perché troppo guidati dai loro schemi intellettuali, che sono una sorta di pregiudizio che coprono gli occhi.

«La gente ha opinioni diverse sulla Qualità, non perché questa sia diversa, ma perché la gente è diversa in termini di esperienza» scrive Pirsig.

La qualità è lo stimolo continuo con il quale l’ambiente ci spinge a creare il mondo in cui viviamo. Ma è impossibile includere ciò (la qualità) che ha indotto l’uomo a creare il mondo nel mondo stesso da lui creato.

La realtà è dinamica e la conoscenza classica-dualistica (che poggia sul binomio soggetto-oggetto) non è sufficiente ad intuirla: occorre avere il senso della qualità, ossia l’intelligenza do cosa è buono, ossia il contatto con la qualità. La realtà è «mutevole Qualità», per starle dietro occorre avere un atteggiamento pratico che non sia bloccato al pensiero oggettivo e dualistico. L’uomo osserva la realtà per capirla, quindi schematizza e seleziona degli elementi che fanno parte di essa fino a creare, tramite tali elementi, una rappresentazione, un’astrazione (questo è il metodo scientifico classico); ora, mentre l’uomo compie questa operazione, la realtà è andata avanti, ha superato la rappresentazione operata dall’uomo, il quale è costretto a compiere una nuova razionalizzazione della realtà, che migliora in continuazione, per poterla capire.

Non bisogna temere le situazioni nuove, ammonisce Pirsig, cioè le situazioni che vanno al di là di ciò che si sa e, in un primo momento, provocano un blocco; sono esse che fanno emergere la qualità-realtà e che liberano dal blocco. In effetti, sono le prove che fanno crescere; crescere significa aumentare di qualità, avanzare in qualità. La qualità agisce, è la realtà fattiva (ossia dei fatti che si evolvono); la conoscenza classica è una cristallizzazione, una raffigurazione statica, come una fotografia datata. Quando si scorge la qualità delle cose, non interessa ciò che esse sono, ma ciò che esse fanno e perché lo fanno....
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Inviato il: 25/7/2006 18:04
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  •  Lestaat
      Lestaat
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#2
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 27/7/2005
Da Perugia
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Assolutamente favoloso Satirus.
Faccio seriamente fatica a riprendere il fiato....LOL
In fondo è proprio questo il punto su almeno 10 delle ultime discussioni sia nei forum che in home.
Grande
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In nomine libertatis vincula edificamus.
In nomine veritatis mendacia efferimus.
Inviato il: 25/7/2006 18:07
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  •  yarebon
      yarebon
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#3
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 25/10/2005
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Messaggi: 2366
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bell'articolo davvero bello,ci starebbe a fagiuolo nella discussione che stiamo facendo nel forum ateismo e fede sui perchè e sui come.
Inviato il: 25/7/2006 19:43
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  •  javaseth
      javaseth
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#4
Dubito ormai di tutto
Iscritto il: 11/3/2006
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Messaggi: 1182
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Citazione:
bell'articolo davvero bello


Si, complimenti, ed anche il libro è molto bello, da leggere assolutamente!

Ciao
-javaseth
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"..io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come serpenti e semplici come colombe"
Inviato il: 25/7/2006 21:36
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  •  fiammifero
      fiammifero
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#5
Sono certo di non sapere
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Grazie di cuore Satirus,
ho sentito una carezza al cervello,queste sì che sono emozioni perchè quello che intuivo ha preso voce
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Citazione:
le cose di cui ci sentiamo assolutamente certi non sono mai vere (Oscar Wilde)
Inviato il: 25/7/2006 23:58
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  •  Satirus
      Satirus
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#6
Mi sento vacillare
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Da Luogocomune
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Sia chiaro che io non c'entro niente, ho solo copiaincollato.
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Inviato il: 26/7/2006 9:59
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  •  padma
      padma
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#7
Mi sento vacillare
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Da torino
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Piccole obiezioni:
Ora, osserva Pirsig, se l’applicazione del metodo scientifico mira alla verità immutabile, essa in realtà sta portando l’uomo nella direzione opposta, ossia verso un infinito numero di verità; verità relative, a questo punto, che conducono alla confusione del pensiero e dei valori, cosa che una conoscenza razionale ha il compito di evitare. Insomma, se l’obiettivo del metodo scientifico è quello di eliminare il caos, esso alla fine approda nel caos.

opinione personale dell'autore, da me non condivisa: per me la relatività (anche della verità) è un requisito indispensabile, ed il continuo evolversi delle teorie non deve portare per forza al caos, anzi ad una comprensione continua del limiti dell'intelletto e delle nostre teorie. In parole povere, più conosciamo, più ci rendiamo conto di quanto ci sia da conoscere. Chi bazzica un po' la fisica teorica contemporanea forse può capire meglio quanto siano affascinanti le nuove teorie che hanno soppiantato quelle tradizionali, quanto di probabilistico ci sia e quanto siano distanti dall'impostazione meccanicistica della fisica ottocentesca.


L’uomo osserva la realtà per capirla, quindi schematizza e seleziona degli elementi che fanno parte di essa fino a creare, tramite tali elementi, una rappresentazione, un’astrazione (questo è il metodo scientifico classico)

A quello sembra che l'autore sia rimasto. Si stupirebbe forse di vedere quanto la meccanica-quantistica sia vicina all'interdipendenza soggetto-oggetto di cui va parlando.
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M.Bookchin
Inviato il: 26/7/2006 11:42
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  •  Satirus
      Satirus
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#8
Mi sento vacillare
Iscritto il: 24/4/2006
Da Luogocomune
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Sono d'accordo se per autore intendi quello dell'articolo e non Pirsig.

Pirsig conosceva perfettamente la quantistica.

La quantistica è un limite conoscitivo o la reale descrizione di come vanno le cose nel mondo!?

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Inviato il: 26/7/2006 12:23
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#9
Dubito ormai di tutto
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Da Arkadia-spazio profondo
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Citazione:
a quantistica è un limite conoscitivo o la reale descrizione di come vanno le cose nel mondo!?

Potrebbe essere tutte e due: te lo spiego con un semplice esempio. Immagina di avere da misurare una distanza. Sfortunatamente, hai a disposizione, come misura minima quella di un Lego. E se la distanza è di trecento Lego e mezzo? Allora tu non puoi saperlo >> devi dire che è compresa fra trecento e trecento e un Lego. E se il "Lego" fosse la misura minima in assoluto? Allora non ptresti sapere la lunghezza, se non con una certa "indeterminazione" (di un Lego). Neppure teoricamente potresti supporla, perchè non esiste nulla di più piccolo di quel Lego. Ora, in Meccanica Quantistica, i "Lego" per la posizione e per la quantità di moto sono collegati. Più prendi piccolo il "Lego" per la posizione, più grande diventa quello per la quantità di moto.(Brutale e orrible semplificazione, ma lasciamo perdere). Perciò il limite è sia fisico che conoscitivo.
Altro esempio: il dualismo Onda-Corpuscolo. Qui bisogna ricordare che il punto cruciale è la misurazione. Cosa distingue un onda da una particella? Che la particella ha una posizione e una velocità ben definite, l'onda ha velocità ben definita ma non ha una precisa "posizione". Se vuoi stabilire se è un onda o una particella, che fai? Misuri la posizione. Ma se la posizione viene misurata con precisione, la Quantità di moto se ne va "per i fatti suoi", cioè l'i ndeterminazine è massima. Allora tu "vedi" una particella. Se misuri la velocità, hai una indeterminazione sulla posizione e sulla massa (perchè la Quantità di moto è pari a massa per velocità), allora,"vedi2 qualcosa di non- localizzato. E cioè un'onda. Che cosa è l'oggetto "in realtà"? Tuute e due le cose- perchè tutte due le osservazioni sono reali.
Inviato il: 26/7/2006 12:49
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  •  padma
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#10
Mi sento vacillare
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La quantistica è un limite conoscitivo o la reale descrizione di come vanno le cose nel mondo!?

Potrei risponderti una descrizione di come alcuni aspetti della realtà (a piccole scale) non si possano descrivere con certezza ma solo probabilisticamente.
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M.Bookchin
Inviato il: 26/7/2006 13:18
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#11
Sono certo di non sapere
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Citazione:
ed anche il libro è molto bello


Ohibo'.........

Mi ha sempre colpito come un fulmine a ciel sereno (che non e' una esclusiva di questa estate) il fatto che piu' gente legge un libro (serio) meno ne capisce un beneamato cappero.

Il libro e' anche molto bello, ha detto qualcuno. Ma qui stiamo a parlare appunto di un libro e ne stiamo parlando analizzando cervellotiche analisi di noiosi (ho visitato il website in questione) che non sono all'altezza di capire un tubo di qualsiasi libro che non sia indirizzato palesemente a noiosi come loro.

Siccome il libro non e' affatto noioso e non e' un trattato di filosofia o di epistemologia (e' meglio, come la vera letteratura lo e' senza fallo), i noiosi si apprestano a noiosizzarlo secondo quanto loro hanno capito (ben poco).

Invece di sparare cazzate a proposito di gente che sta sparando cazzate (cazzata e' un francesismo per "cosa espressa senza collegare l'intelletto ma bensi' il sistema ripetitivo di banalita' impiantato nelle universita'"),

LEGGETE IL LIBRO

(meglio se in inglese, e' molto ben scritto, sembra quasi un non-madrelingua ).

E, per favore (si applica a tutta la letteratura) leggetelo d'apprima cercando di capire il punto di vista dell'autore, senza intervenire col vostro dialogo interiore e poi cercando analogie con la vostra esperienza personale, e non cercando di triturare i concetti non capiti con l'ausilio del sistema ripetitivo di banalita' gia' da una prima lettura (le altre fanno ancora peggio).

Vi sarete fatti un piacere e si potrebbe persino instaurare una discussione sul libro medesimo (cosa che personalmete ritengo pero' un po' azzardata, per iscritto su un forum).

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Inviato il: 26/7/2006 15:02
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  •  padma
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#12
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cazzata e' un francesismo per "cosa espressa senza collegare l'intelletto ma bensi' il sistema ripetitivo di banalita' impiantato nelle universita

Aggiungerei anche cosa espressa ricorrendo a banali semplificazioni e generalizzazioni denigrando in poche semplici parole intere realtà.

Che si pensa qui, che si studi solo sui bignami?
Si discuteva, tutto qui.
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M.Bookchin
Inviato il: 26/7/2006 15:11
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#13
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Padma

Non mi riferivo alla discussione, ma alla premessa di discutere quell'articolo ed un romanzo come se fosse un trattato.
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Inviato il: 26/7/2006 15:26
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  •  padma
      padma
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#14
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Sorry, compriendo..
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Inviato il: 26/7/2006 15:35
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  •  Satirus
      Satirus
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#15
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Citazione:

PikeBishop ha scritto:
Padma

Non mi riferivo alla discussione, ma alla premessa di discutere quell'articolo ed un romanzo come se fosse un trattato.


Se la critica è per me ...
L'articolo serviva per introdurre il romanzo a chi non l'ha letto.
L'apertura di un thread con: "ehi ragazzi figo questo libro" è un pelo più debole.

Sul discutere ... credo si dovrebbe poter discutere di tutto.

x Kirbmark - Ottima la tua spiegazione della quantistica.
Pensando poi ad un limite conoscitivo ancora più spinto ... non hai unità di misura non hai grandezza ... inconcepibile per la mente razionale indi quella cosa non esiste ... eppure ... qualche inafferrabile interazione la fa esistere.
il bello, il buono non sono grandezze fisiche ma ....

x Padma - Credo che tutta la potenzialità conoscitiva umana sia sempre e solo ipotetico-probabilistica in tutte le scale.
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#16
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Si, satirus, la critica era per te, non te stesso personalmente ma la tua scelta di appoggiarti a dei noiosi che non capiscono un tubo per propagandare un libro veramente interessante.

Siccome tu l'hai letto, il libro, sarebbe stato immensamente piu' interessante avere una esposizione tua personale sul perche' lo hai voluto proporre ai Luogocomunisti ed in che modo ha "cambiato la tua vita" come tutti i libri fondamentali un po' ce la cambiano.

Questo libro e' stato molto importante per me e le analogie tra la mia storia personale e quella di Fedro erano semplicemente troppo grandi (no, lo so cosa pensate, non sono stato in manicomio ) per non averlo in mano alla prima edizione italiana (a quei tempi senza Amazon era difficile procurarsi libri all'estero) e mi spinse a riconsiderare le mie esperienze alla luce di quelle di Fedro.

E' vero che si puo' discutere di tutto, ma non stravolgere il mezzo, utilizzando idee e metodi diversi da che l'autore ci fornisce, travisando il tutto. Inoltre se Pirsig avesse voluto scrivere un saggio filosofico l'avrebbe fatto lui, ma era naturalmente cosciente che si sarebbe ficcato in una gabbia preconfezionata e non era questa la sua intenzione: penso che bisognerebbe rispettarla.

Quindi non e' il caso di usare idee e termini che mal si prestano e riducono - specialmente nella comprensione di quelli che il libro non l'hanno letto - un opera fondamentale della letteratura americana del '900 in un neanche tanto innovativo trattato filosofico.

Spero di essermi spiegato meglio, questa volta.
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Inviato il: 27/7/2006 14:23
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  •  Satirus
      Satirus
Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#17
Mi sento vacillare
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Sono d'accordo con te Pike ... ma non hai fatto i conti con la mia inveterata pigrizia ... facciamo così: il pezzo introduttivo lo scrivi tu, me lo mandi in PM ed io lo copio incollo come messaggio di apertura .... OK!?
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Inviato il: 28/7/2006 9:54
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#18
Sono certo di non sapere
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NO

Primo perche' se tu sei pigro dovresti conoscere me, secondo perche' il thread l'hai postato tu e terzo perche' il libro l'ho letto l'ultima volta 15 anni fa e quindi non sono la persona migliore per farlo (magari lo rileggo di nuovo, pero').

Dai, datti da fare......
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  •  Satirus
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Re: Lo Zen e l'arte della manutenzione della motocicletta.
#19
Mi sento vacillare
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Anche io lo sto rileggendo a distanza di "qualche" anno dalla prima lettura ... ma credo che anche con l'attuale rilettura non riuscirei a riassumere proprio niente di questo gran bel libro.
Molte sono intuizioni di tipo "orientale" molte sono "voli acrobatici", inferenze arrischiate e da approfondire, molte sono indescrivibili a parole (ZEN!) .....
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