Re: Pearl Harbour

Inviato da  Paky il 15/10/2005 19:19:23
Non cercare di fregarmi con questi colpi bassi, a parte il fatto che ovviamente la fonte delle informazioni tenderà sempre a ridurre il fattore casuale per glorificare la sua attività, direi che stai estrapolando dal contesto temporale gli avveniemnti descritti. E non parlo del perodo, ma della sequenza degli avveniemnti nella giornata e loro concatenarsi.
Presi singolarmente non hanno peso, ma è la somma finale che da il risulato ed è evidente che poggio e buca non fanno sempre pari, ma su questo torrnerò più avanti.

La seguente trattazione è una estrapolazione abbastanza stringata di quegli eventi con in aggiunta la componente temporale. le fonti sono molteplici, l'oespry, opera di biagi sulla IIGM, libri di testo scolastici, documentari, trattazioni varie di molti tipi e su molte riviste o altri libri non specifici. Sarà un pò lungo ma hai lanciato te la palla.

Midway giugno 1942.
Tralascio le premesse legate allo scoppio della guerra e all’attacco su Pearl Harbor e alla scelta delle Midway come obbiettivo. E per motivi di semplicità cercherò di essere il più sintetico possibile nella descrizione, ma voglio invece soffermare sull’incredibile serie d’eventi puramente casuali che determinò la vittoria schiacciante degli USA, e la sconfitta giapponese nell’area del teatro del Pacifico.

Prima continuare dobbiamo fare un riferimento alla convinzione negli alti comandi e nel popolo giapponese di essere ormai i padroni incontrastati del mare e che gli USA altro non fossero che dei draghi di carta. La flotta imperiale cercava di dare il colpo finale alla US NAVy cercando il mega scontro, ricerca che peseguirono per quasi tutta la guerra, ma senza successo. Ma in quel momento di vittoria nessuno pensava di poter perdere. Arrognaza e sottovalutazione sono altri aspetti e variabili dell'equazione che porta al caos.

L’ammiraglio Yamamoto, eletta la Yamato come nave ammiraglia, portava la più grande formazione navale dopo la battaglia dello Yutland verso l’obbiettivo.
Gli americani, intercettavano e traducevano in parte il traffico radio della Marina Imperiale e grazie ad uno stratagemma scoprirono l’obbiettivo principale della forza d’attacco. ( non vi dico quale, altrimenti non si finisce più)
Per fronteggiare la minaccia, la rimanente flotta USA del pacifico mosse verso Midway stabilendo immediatamente una rete di ricognitori a largo raggio Catalina al fine d’identificare la posizione della forza giapponese in arrivo.
Anche i giapponesi avevano schierato un velo di sommergibili con il compito di sorvegliare i movimenti in partenza dalle Hawai, ma, prima casualità, per motivi legati alla posizione, al tempo, alla forza d’intercettamento americana, non si accorsero della partenza delle portaerei.
La Marina Imperiale non sapeva della presenza delle portaerei americane né la loro posizione. Anche se tutta l’operazione era intesa ad attirare in uno scontro aperto l’intera flotta USA per il momento Yamamoto non sapeva dove fosse.
Nonostante questo però le forze giapponesi prepararono sulle loro navi due distinte ondate d’attacco, una per bombardare la base USA ed un’altra per eventualmente contrastare ipotetica forza nemica in zona da lasciare imbarcata e pronta al combattimento.
Una volta alla giusta distanza, le quattro portaerei giapponesi miserò la prora al vento lanciando il primo attacco sull’atollo. Nel frattempo l’ufficiale responsabile della forza aerea giapponese, Genda, ordinò agli incrociatori di scorta di lanciare i loro apparecchi da ricognizione.
Tutti effettuarono in orario il loro lancio ma uno, l’incrociatore Tone, per un guasto alla gru d’ammaraggio dell’idrovolante, subì un ritardo di circa 1 ora. Sono le 4,30 del mattino. Nessuno dei ricognitori inviati rileva la presenza della flotta USA, che navigava a trecento miglia di distanza a Nord nord-est dall’atollo.
Neanche gli americani sanno con esattezza dove siano i giapponesi, lacuna colmata al momento in cui uscendo da un banco di nubi un ricognitore Catalina segnale “portaerei nemiche”, solo questo senza posizione velocità ecc ecc. Adesso gli ammiragli USA hanno una posizione stimata e la conferma dell'attacco.

La devastazione si abbatte sulle isole, sono le 5.50, ma nonostante la perizia dei piloti giapponesi l’ufficiale incaricato del comando, Tenente Tomonaga, richiede una seconda incursione ; circa 30 minuti dopo.
L’assenza d’indicazioni sulla presenza del nemico indussero l’ammiraglio Nagumo, a capo della forza navale d’attacco, ad ordinare la sostituzione dell’armamento degli aerei sui ponti da siluri in bombe. Cambiando quindi la configurazione d'attacco da contro nave a contro bersagli terrestri.
Doveva lanciare una nuova ondata contro la base sulle isole per stroncarne definitivamente la resistenza ed ogni possibile opportunità d’attacco aereo dalle ancora efficienti piste di decollò, le uniche presenti con sicurezza nell'area e ancora in grado di funzionare.
L’attività sui ponti delle portaerei Akagi e Kaga Yriu e Soryu è febbrile.
Ma in quel momento verso le 7.28 il ricognitore numero 4 partito dall’incrociatore Tone per una rotta nord-est rispetto alle isole, segnala una flotta americana, ma non le portaerei, a circa 240 miglia di distanza.
Per un guasto, imponderabile e assolutamente imprevisto, la flotta di Nagumo si trovava con i ponti pieni d’aerei equipaggiati con bombe anziché siluri. L’ordine di riarmare è immediato e l’attività riprende frenetica.
Da Midway intanto arriva un attacco aereo ricacciato addietro dalla contraerea e dai caccia di scorta che però iniziano ad esaurire il carburante durante l’azione e si disperdono per inseguire i fuggiaschi.
Alle 8.09 il ricognitore 4 avvisa che la flotta nemica è composta da 4 cacciatorpediniere e 2 incrociatori e alle 8.31 informa il Tone che “la forza nemica è appoggiata da quella che sembra una portaerei e sta accostando a poppa”
Il comando giapponese è incredulo sulla presenza di una portaerei a 200 miglia, ma non ha tempo di pianificare niente perché il gruppo di Tomonaga sta tornando ed è a corto di carburante, le navi devono riprendere gli aerei in ritorno impedendo alla forza d’attacco destinata alla flotta americana di levarsi in volo. La velocità delle azioni e la febbrile attività hanno fatto impazire ogni regolmanto di sicurezza e i ponti inferiori e superioi sono ricolmi di munizioni e carburante.
Il tutto sarà completato alle 9.18, quando i primi siluranti sono riportati sui ponti di volo dagli hangar giapponesi. Sarà troppo tardi.

Saputo dell’avvistamento della forza navale nemica, l’ammiraglio Fletcher, come la signora in giallo, aspetta l’attacco all’atollo col preciso intento di cogliere i giapponesi mentre stanno recuperando gli aerei e nel momento di massima debolezza. A questo scopo lancia circa cento aerei di vario tipo alle 7.02 dalle sue due portaerei Enterprise e Hornet. La forza aerea ha carburante appena sufficiente per arrivare all’ipotetico punto in cui si trova il nemico e tornare.
La Yorktown, che segue la forza di Fletcher, lancerà i suoi apparecchi alle 9.06 circa 40 velivoli.
Gli aerei sono in volo, ma i piloti si domandano dove sia il nemico. Già perché appena saputo delle forze americane Nagumo ha cambiato rotta dirigendosi incontro alla flotta avversaria e lasciando solo mare nell’ipotetico punto d’attacco.
Girellando per il cielo, gli aerosiluranti dell’Hornet individuano quattro portaerei, ma sono privi di scorta e lontani dalla loro controparte di bombardieri in picchiata. Nonostante questo attaccano sacrificandosi tutti. La stessa sorte toccherà a tutti gli aerosiluranti delle forze americane, un sacrificio apparentemente inutile ma che di fatto esaurì di molto l’efficacia dei caccia di scorta in volo sulla flotta.
Subito dopo i trentasette bombardieri in picchiata Dountless dell’Enterprise, guidati dal comandante mc Klusky, pur non trovando le navi di Nagumo deviano di loro iniziativa verso Nord, sapendo fra l'altro di rsichiare di non poter tornare alle loro navi. Alle 9.55 un pilota avvista la bianca scia di un cacciatorpediniere giapponese rimasto indietro. Seguendolo arriveranno sopra le portaerei alle 10.20, quando le operazioni di lancio degli apparecchi sono ancora in corso. I ponti sono pieni di mezzi con armamento completo e riforniti. L’attacco dei bombardieri in picchiata sarà catastrofico decretando in sequenza la perdita di tre delle quattro portaerei giapponesi.

In seguito la battaglia continuò fino alla distruzione dell’ultima portaerei e alla sconfitta della marina Imperiale con il conseguente suo declino.

Come si è potuto vedere, in questa molto breve e succinta descrizione i punti salienti di tutta l’azione non sono tanto gli attacchi o i colpi inferti, ma l’incredibile sequenza d’eventi imponderabili e casuali che hanno decretato la sconfitta giapponese.
Uno di questi brilla per semplice e diabolica banalità; il guasto alla gru d’ammaraggio del ricognitore del Tone.
L’unico aereo destinato verso lo spazio di mare dove navigava la flotta americana.
Quindi non credo tu possa affermare che il ritardo del ricognitore 4 fu irrilevante o non così importante. Fu, nella sequanza descritta fondamentale.
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Leggendovi mi sono accorto che voi portate avanti il concetto che strategia contro strategia determinano solo una sequenza di azioni e contro azioni che di fatto si compansano, è solamente chi riesce a continuare di più a combattere che vince. Questo concetto è detto guerra d'attrito, ma è solo un'aspetto della guerra in generale, si potrebbe applicare ad una buona parte della IGM, ma dificilmente può essere esportato e assunto come definizione generale.

A questo scopo vi farò un esempio limite usando la vostra concezione ed il mio esempio grafico.
Se una fazione ha un infinito livello verticale di produzione, ma nessuna capacità orizzontale di usare quella produzione, non potrà mai vincere una guerra, perchè anche combattendo contro un avversario con minori possibilità verticali ma con ampie possibilità orizzontali si impegnerebbe solo in una sequnza di sconfitte che ovviamente non decretano la vittoria finale. Ovviamente è vero anche il contrario, ma di fondo rimane la realtà legata al fatto che un ammiraglio ed un generale contano molto di più di un amministratore delegato quando è il momento di dover far si che la guerra, anche voluta dal secondo, arrivi ad un risultato.

Ma il problema con voi è che non avete nessuna apertura verso il fatto che le guerre vengano combattute per essere vinte, non solo per arricchire. Avete una visione economica del mondo, solo economica priva di altre variabili ed ha questa visione piegate gli eventi. Ad esempio la firma del progetto nucleare.

Certo che gli americani pensavano di dover prima o poi menare le mani, qualcuno lo aspettava a gloria, altri no, ma di questo specifico fatto sapevano degli analoghi progetti tedeschi e giapponesi. Quindi si adeguarono. Lo fecero quello stesso sabato? Bene, non puoi accettare che fosse una coincidenza, l'avrebbero fatto comunque indipendentemente dagli attacchi giapponesi. E di fatto, questo sì, l'evento non porta nessuna nuova interpretazione.

Scusate se insisito, ma una volta anche io avevo la stessa opinione, ma studiando storia e storia militare lentamente ho cambiato idea sull'ineluttabilità degli eventi manipolati dai grandi sistemi.
E di fatto poggio e buca alle volte non fanno pari.

Saluti
PK

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