Giovanni Passannante. Un anarchico che non muore.

Inviato da  florizel il 9/1/2007 1:39:31
L'argomento non è dei più facili.
Ma è un ottimo esempio di come lo stato, in tutte le sue forme di esercizio del potere, ricorra, allora come oggi, alla "punizione collettiva", ed agli stessi biechi mezzi per mettere a tacere non solo il singolo individuo, ma un'intera collettività, un intero paese, un'intera popolazione.

Che pare non arrendersi, però.

La storia inizia nel paese di Savoia di Lucania, piccolo comune della Basilicata, dove gli abitanti, nonostante siano passati 126 anni dalla cancellazione dell'antico nome di Salvia, si chiamano ancora oggi salviani.

A questo indirizzo, una petizione affinchè sia data degna sepoltura ai resti di Giovanni Passannante, anarchico lucano.

Nelle librerie, una seconda edizione di un libro a lui dedicato:

"In un libro di Giuseppe Galzerano l’assurda vicenda del “sovversivo” che tentò di uccidere Umberto I. Fu perseguitato fino alla morte. Il suo paese natale, Salvia, fu addirittura privato del nome"

Estrargli il cervello, fu un emblematico tentativo di annientare le sue idee. Stessa sorte è toccata a pensatori e teorici libertari troppo "scomodi".
Oggi, il suo cranio ed il suo cervello, sono conservati ed "esposti" al museo criminologico di Roma.

Il cranio e il cervello di Passannante, così come alcuni suoi manoscritti, furono esposti al Museo Criminale nel 1936, perché, come fu scritto, “significativa testimonianza degli studi di Antropologia criminale tendenti ad accertare le caratteristiche costituzionali e biologiche dei delinquenti”.

Mentre gli "eredi" dei Savoia, continuano i loro sporchi affari, a piede libero.

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