Re: Anarchia

Inviato da  davlak il 22/1/2007 21:03:38
Citazione:

LoneWolf58 ha scritto:

Attualmente quale "società umana" è gestita in anarchia oppure se sapeste dirmi nella storia se è mai esistito tale tipo di società?


poco tempo fa leggevo "Sudditi" di M. Fini.
mi ha interessato molto la sua descrizione della società dei Nuer:

Noi paghiamo della gente perché ci comandi.
Un masochismo abbastanza impressionante che, come notava Jacques Necker nel 1792, «dovrebbe la-sciare stupiti gli uomini capaci di riflessione» .
Noi diamo invece la cosa per pacifica, scontata e non ci pensiamo più.
Ma farebbe inorridire o sbellicare dalle risa un Nuer.
I Nuer sono un popolo nilotico che vive nelle paludi e nelle vaste savane dell'odierno Sudan meridionale, là dove il grande fiume africano riceve gli affluenti Sobat e Bahr el Ghazal.
Un Nuer non solo non paga nessuno perché lo comandi, ma non tollera ordini da chicchessia.
I Nuer infatti non hanno capi e nemmeno rappresentanti.
«E impossibile vivere fra i Nuer e immaginare dei governanti che li governino.
Il Nuer è il prodotto di un'educazione dura ed egalitaria, profondamente democratico e facilmente portato alla violenza. Il suo spirito turbolento trova ogni restrizione irritabile; nessuno riconosce un superiore sopra di sé.
La ricchezza non fa differenza...
Un uomo che ha molto bestiame viene invidiato, ma non trattato differentemente da chi ne possiede poco.
La nascita non fa differenza...
Ogni Nuer considera di valere quanto il suo vicino».
Così li descrive l'antropologo inglese Evans-Pritchard che, negli anni trenta, visse fra loro a lungo e li studiò .
Una bella lezioncina.
I Nuer, su un territorio vasto e con una popolazione sufficientemente numerosa (circa 200 mila individui) da richiedere
una qualche organizzazione sociale, sono riusciti a mettere insieme uguaglianza e libertà, due poli apparentemente inconciliabili su cui i figli dell'Illuminismo, i liberali e i marxisti, si accapigliano da un paio di secoli facendo elabo-
razioni raffinatissime con cui hanno riempito intere biblioteche ma senza cavare un ragno dal buco. Perché democrazia liberale, socialdemo-crazia e la cosiddetta "democrazia popolare" o socialista non sono mai state in grado di coniu-
gare libertà e uguaglianza, riuscendo piuttosto, quasi sempre, nell'impresa di mortificare entrambe.
Per i Nuer l'unione di uguaglianza e libertà individuale non è frutto di teorizzazioni, non è
un'ideologia, è una pratica e un modo di essere.
Un miracolo? O, quantomeno, un'eccezione?
Fino a un certo punto: si tratta infatti di una di quelle "società acefale", di quelle "anarchie ordinate" nient'affatto rare nel Continente Nero prima della dominazione musulmana con le sue leggi religiose incompatibili con la libertà e, soprattutto, prima che arrivassimo noi con la nostra democrazia teorica, in salsa liberale o marxista, funzionale alla nostra economia, che ha completamente distrutto l'equilibrio su cui si sostenevano le popolazioni africane e l'Africa stessa.
Si obbietterà che con i Nuer, come con altri popoli che noi chiamiamo "primitivi", che oggi non esistono più o che se pur resistono lo fanno in enclaves remote, poco appetibili e sempre più ristrette, siamo proprio all'alba del mondo
quando l'uomo conservava intatta la sua vitalità, era in grado di difendersi da sé e non aveva ancora delegato la violenza al monopolio dello Stato.
Perché se si offende un Nuer, o anche solo la sua mucca, ci si becca un colpo di zagaglia o, se è di buon umore, di clava, questo è certo.
Ecco perché Evans-Pritchard parla di "democrazia fondata sulla violenza" che a noi suona come una blasfema contraddizione in termini.
E invece è proprio la possibilità della reazione individuale, o di clan, a limitare, in quelle comunità, la violenza e il sopruso.
Ogni Nuer ha un senso profondo della propria dignità e non tollera che sia in alcun modo intaccata. Perché i Nuer pensano, proprio come Locke, uno dei padri spirituali del liberalismo e della democrazia, che gli uomini nascono, per natura, liberi, indipendenti e uguali.
Ecco perché non accettano che ci sia qualcuno che li comandi.
Boccone che, per la verità, è sempre stato difficile da mandar giù se il pensiero orientale ma anche occidentale si è dovuto
inventare, per molti secoli, l'origine divina o semidivina del re, dell'imperatore, o di chi per lui, perché una cosa del genere, altrimenti inconcepibile, potesse essere accettata. Solo un'origine divina poteva legittimare il comando.

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