Re: Quale lingua per l'Europa?

Inviato da  Dusty il 19/3/2006 0:02:58
Ciao,
visto che il forum si proponeva di parlare di lingue, spero che mi perdonerete se posterò in topic e se non parlerò di massoni

Sono sempre stato molto curioso e vorace di conoscenza, qualche anno fa mi feci stuzzicare dall'idea che fosse possibile avere una lingua comune (con le persone di altre culture, s'intende) e facendo una ricerca su internet scoprii due lingue, l'Esperanto ed il lojiban (spero di ricordarne bene il nome).
Siccome sono curioso come una scimmia cominciai a dare una letta alle motivazioni che ne avevano generato il loro sviluppo ed in particolare trovai estremamente interessante l'idea del Lojiban, un linguaggio con una forte struttura logica, che (sostenevano) avrebbe facilitato l'interazione con i computer.
In quanto informatico la cosa mi interessava e quindi provai a studiarne le basi: le radici e le parole erano così diverse da quello che conoscevo che desistei subito.
Provai allora a dare un'occhiata all'Esperanto e trovai un corso interattivo per il computer, e nel tempo libero mi dilettai a seguire le prime lezioni.
Devo dire che rimasi impressionato per la sua semplicità, il suo rigore, e contemporaneamente il suo potere espressivo: in quanto abituato a lingue "convenzionali" più piene di eccezioni che regole, di modi di dire ed accezioni che si possono conoscere a fondo solo dopo una vita di studi (o essendoci nato in mezzo), ebbi subito l'impressione di poter imparare una lingua nuova con uno sforzo sicuramente non paragonabile alle altre (conosco tre lingue e capisco sufficientemente bene in lettura una quarta).
Non andai molto avanti nello studio in quanto il tempo è come sempre tiranno e perchè non trovai nessuno con cui condividere questa mia curiosità, però dal poco che studiai mi fu ben chiaro che una lingua progettata, quindi con una sua logica ben definita e delle regole rigorose (cioè senza eccezioni) in effetti potevano avere un senso.

Man mano nel tempo, quando trovo qualcuno interessato, chiedo pareri in proposito e devo dire che le persone che hanno un parere lo hanno molto molto forte:
1) coloro che lo detestano
2) coloro che lo amano
La cosa curiosa che ho verificato, e che così ad occhio mi pare verificare anche in questo forum, è che le persone della classe 1) non hanno mai studiato la lingua in questione, mentre quelle della classe 2) si.
Chiaramente è una statistica che lascia il tempo che trova in quanto si basa sulle poche esperienze che mi sono capitate.
Vorrei quindi chiedere: c'è qualcuno che ha studiato questa lingua e che non la ritiene utile? Se si, sono interessato a conoscere le sue motivazioni ed esperienze in proposito.

Vorrei anche commentare alcuni interventi:
Florizel&Flamer:
Citazione:
-citazione-[... Però per dimostramelo dovresti addurre delle motivazioni un pochino più argomentate, al momento io ne ho viste di molto superficiali. ...]
Mi riferivo alla favoletta degli arabi cattivi.
Credo che tu non abbia capito niente,appunto,di quello che ne penso a proposito.

Non seguo ne te ne flamer, di cosa state parlando?

Citazione:

-citazione-[... Anche l'esperanto è una lingua ed ha una sua cultura ...]
Davvero?E quali sarebbero i popoli che hanno contribuito a renderla TALE?

Non capisco la domanda: immagino siano le persone che hanno contribuito alla lingua, oltre che tutte le persone che l'hanno imparata e la usano per comunicare e produrre opere (poesie, canzoni, etc). O intendevi qualcos'altro?

Citazione:

"Generalizzare" le regole,significa in questo caso ridurre il pensiero astratto,la capacità formulativa dello stesso.


Qui non ti seguo: a mio avviso con generalizzare li si intende il poter avere delle regole grammaticali sempre rispettate invece che una quantità enorme di eccezioni come avviene nelle lingue comuni.
Ad esempio, devo sempre correggere il mio figlioletto che sta imparando a parlare perchè dice diti invece che dita oppure uove al posto di uova e così via per un sacco di verbi e loro coniugazioni.
Perchè fa questi errori? Perchè sfrutta la deduzione, cioè le regole grammaticali che ha imparato dalle varie frasi che sente, e istintivamente o naturalmente le applica a parole di cui non sa che invece sono eccezioni.
Sinceramente quando lo correggo e gli insegno la dicitura corretta non mi sembra di ridurre il suo pensiero astratto ma, al contrario, mi pare di costruire una barriera artificiale alla sua libera espressione.
Quindi la mia esperienza diretta è proprio l'opposta a quella che sostieni: quale pericolo si celi dietro l'adozione di un'idioma non "connaturato" all'uomo,ma calato dall'alto,e perciò in grado di fare tabula rasa delle diversità che le lingue esprimono".
Intendo dire che l'impressione che ho avuto riflettendo su queste cose è che la nostra lingua è fortemente dogmatica ed in alcuni casi illogica (i motivi sono ovvi, è una evoluzione non programmata di centinaia o migliaia di anni di vita) e quindi mi da l'idea proprio di imposta dall'alto e poco naturale, che è quello che tu rimproveri all'esperanto.

Citazione:
Tra l'altro,se consideriamo la "povertà" dell'esperanto,e i limiti che pone al pensiero,siamo vicinissimi alla teoria della neolingua.

Non posso rispondere (in un senso o nell'altro) non conoscendolo a sufficienza riguardo alla sua povertà, però da quel poco che conosco mi pare invece abbastanza evidente che l'idea che sta alla sua base sia diametralmente opposto alla neolingua di 1984.

Citazione:
One world,come direbbe un mio amico.


One world può essere inteso anche come un mondo di opportunità o di conoscenza a mio avviso: come è già stato detto, penso che conoscere qualcosa in più non abbia controindicazioni, ma in generale amplia solo le opportunità.

Citazione:
giulio957 -citazione-[... L'esperanto è una lingua neutra, non-etnica, non appartiene a nesun popolo, a nessuna potenza economica o politica. ...]

Appunto,"neutrale".Qualcosa in cui potersi riconoscere solo rinunciando alla propria identità culturale.


Scusa, ma perchè ti di devi riconoscere? Al limite ci devi trovare.
La lingua è uno strumento (mi pare sia stato già detto) che ti serve per comunicare con altre persone, se lo strumento è buono comunichi bene, se lo strumento è difficile comunichi con più difficoltà.
Se la lingua che usi è la tua madrelingua, anche se è difficile la padroneggerai con scioltezza, ma se ne devi imparare una nuova, ne hai solo di guadagnato se non serve uno sforzo eccessivo, o no?

Poi citi:
Citazione:

Ma hai letto il link che hai postato? E' un articolo estremamente interessante! Descrive il valore dell'esperanto dal punto di vista psicopedagogico.
Alcuni estratti del testo in oggetto:

Il quesito che si pone é: perché questa materia, più di molte altre piace agli scolari ?
Si può rispondere individuando cinque cause motivazione, concretezza, non arbitrarietà, ritmo di apprendimento e creatività.

[...]

Il pensiero astratto é una facoltà che acquisiamo relativamente tardi nello sviluppo intelettivo, e che ne rappresenta la conclusione. Perciò l'astrazione é sempre più diffide del pensiero concreto. Tutti noi calcoliamo più facilmente con carta e matita, che non mentalmente, perché usando una matita diamo una forma concreta ai concetti astratti.

In esperanto le categorie, i loro rapporti sintattici e semantici, in relazione col concetto complesso, appaiono in modo netto, visibile e udibile, quindi in maniera concreta. Per questa ragione l'esperanto fornisce l'opportunità di insegnare ai ragazzi una grammatica "generale" in maniera perfettamente adatta ai loro bisogni di concretezza.

[...]

I ragazzi che imparano una lingua straniera, spesso hanno l’impressione di doversi sottomettere alle decisioni arbitrarie di una autorità capricciosa. Sembra che questa autorità, per fare pesare di più la propria potenza, abbia sadicamente seminato la lingua di trappole, che sembrano non avere altro scopo se non quello di far cadere l'alunno e di impedirgli una comunicazione più agevole.

[...]

Uno dei più importanti problemi pedagogici nasce dal fatto, che i giovani, per svilupparsi in modo armonioso, necessitano, nello stesso tempo, di disciplina e di libertà.

Se manca la disciplina, essi immaginano di potersi permettere qualsiasi cosa e che gli altri debbano essere al loro servizio: si preparano così ad un amaro risveglio perché la vita sarà molto diversa. Ma se manca la libertà, essi perdono la spontaneità naturale, la fantasia e la creatività, la capacità di prendere iniziative per trarsi d'impaccio, in modo autonomo, in molte circostanze.

E' interessante notare che l'esperanto richiede più disciplina, ma consente anche più libertà delle altre lingue.

[...]

Quasi tutti gli insegnanti che hanno guidato un corso di esperanto hanno osservato che esso ha un effetto benefico sulla padronanza della lingua materna. Ecco in proposito una citazione interessante. ricavata da una relazione di un insegnante americano che insegna alle Hawai.

" Devo dire onestamente che avevo delle riserve sull'insegnamento dell'esperanto nella mia classe. Mi sembrava completamente inutile per degli alunni che avevano bisogno di tutto il tempo disponibile per imparare l'inglese. Feci la prova e devo confessare che i risultati sono stati sorprendenti (...) Perfino se questo esperanto non dovesse mai diventare una lingua mondiale. esso è servito ad insegnare ai miei alunni molte cose importanti (...) E' stato utile per comprendere la struttura della frase nella nostra stessa lingua. per individuare la differenza tra sostantivo e verbo, tra soggetto e oggetto. E' stato utile per arricchire il vocabolario inglese, agevolando i ragazzi meno dotati.

In qualsiasi disciplina la comprensione è agevolata se si possiede una base di riferimento. Nell'apprendimento della propria lingua, l'esperanto rappresenta questa base di riferimento alla quale la lingua madre può essere costantemente confrontata.

[...]

Come ha osservato il pedagogo Piene Bovet, il bambino che ha imparato l'esperanto, durante un corso di durata normale, conosce una lingua che può veramente usare. Al contrario dopo sei, sette anni di studio dell'inglese o di una qualsiasi altra lingua, la facoltà di potersi esprimere è ancora estremamente ridotta. Un pedagogista francese ha commentato i risultati dello studio di una lingua straniera in questi termini: "Abbiamo osservato che a livello di maturità (baccalaureato) solo un ragazzo su cento riesce ad esprimersi con proprietà in una lingua straniera". L'insegnamento dell'esperanto presenta, quindi, rispetto a quello delle altre lingue, il vantaggio che effettivamente mette nelle mani dell'alunno uno strumento che gli tornisce una reale possibilità di comunicazione. Il bambino ne è cosciente, e ciò gli dà un senso di compiutezza, che è di grande valore dal punto di vista psicologico. Questo contrasta fortemente con lo scoraggiamento, che dopo uno o due anni, è osservabile presso la maggioranza degli studenti di lingue straniere. Anche la possibilità di corrispondere in tutto il mondo, e il conseguente interesse per la geografia e le culture straniere. risponde ad un desiderio latente di ampliare il proprio mondo. Infatti. l'esperanto è così congeniale ai bisogni psicologici dei ragazzi dai 10 ai 12 anni. che uno psicologo non informato potrebbe immaginare che esso sia non un mezzo di comunicazione con ambizioni planetarie ma un sistema pedagogico studiato appositamente per loro. A quel'età i ragazzi amano i codici, le lingue segrete e le nuove maniere per comunicare e l'esperanto soddisfa questo desiderio.


Pax:
Citazione:
Il che accadrà solo quando e se l'inglese verrà scelto come lingua ufficiale unica, tra l'altro. Cosa che io non mi auguro, ovviamente.


Non me lo auguro nemmeno io (sono vent'anni che ci lavoro, ed ancora ho forti difficoltà espressive), come non mi auguro che l'unica sia l'Esperanto. Però non mi dispiacerebbe avere quest'ultima tra le opportunità disponibili.
Se poi proprio se ne dovesse scegliere una di ufficiale (parola che non mi piace particolarmente tra l'altro) sicuramente preferirei l'esperanto in quanto non darebbe l'enorme vantaggio che da a chi la fortuna di nascerne madrelingua.
E non penso di essere l'unico che, pur avendo letto migliaia di testi in inglese ed avere avuto a che fare (in forma scritta) con molte altre persone, ha forti difficoltà a parlare con un inglese o un americano "veri".

Non parliamo poi se dovessi sostenere con uno di essi una discussione piuttosto articolata o profonda: non sarei assolutamente mai alla pari.

Con stima,
Dusty

P.S.: Scusate il post chilometrico!

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