Re: Gli studenti francesi scassano parigi, gli italiani andarono al mare...

Inviato da  Ashoka il 13/3/2006 23:25:31
L'inerzia italica specialmente nei giovani?

Vi posso parlare per esperienza personale: ho vissuto gli anni del liceo nel dopo tangentopoli.
Agli studenti erano offerti i posti di rappresentanti di classe e di istituto i quali avrebbero dovuto tutelare il bene comune dell'intera comunità studentesca (questa l'ho già sentita..).

In realtà il loro potere era nullo in sede di dialogo con professori e preside. Non avevano alcun peso con loro, ma lo avevano con gli altri studenti.

Vi era infatti una sorta di politicizzazione, molto naif, a livello studentesco che esprimeva una cerchia di ragazzi i quali, alla tenera età di sedici anni, credevano di sapere cosa fosse bene per sé e per gli altri.
Erano portatori di un progetto, o almeno così dicevano, benché questo consistesse il più delle volte in forme di occupazione ed autogestione che degeneravano in proiezioni obbligatorie di film “impegnati” (stile Guidobaldo Maria Riccardelli in “il secondo tragico Fantozzi”), partitone di calcetto in palestra, aule convertite in sale fumo (ovviamente non tabacco :P ), e occasioni per passare la notte “fuori”.

Tutto rose e fiori? Purtroppo no

Infatti rose e fiori erano destinate a coloro i quali facevano parte della ristretta cerchia degli impegnati giovani di sinistra. Erano loro che promuovevano le okkupazioni, che si candidavano ai posti di rappresentante ed era a loro che ti dovevi rivolgere se volevi essere accettato dal gruppo. E non c'erano mezze misure. O dentro o eri...

fascista

Quante volte mi è stata rivolta quella parola.
Avevo 16, 17 .. 18 anni, un pensiero politico ben lungi da essere formato e completo, ma ero già allora assetato di storia. Avevo letto del fascismo, avevo chiesto ai miei nonni e zii che l'avevano vissuto in prima persona, ed ero conscio che nel mio rifiuto di entrare nel gruppo non vi era nulla di fascista.

E come me molti altri venivano additati con tali epiteti: fascisti, reazionari, bastardi di destra, etc. L'unica colpa era non essere inquadrati nel gruppo organizzato, nel non pensarla come loro, nel non volerci assimilare al clan.

Parlai con una di loro, dopotutto eravamo compagni di classe e le chiesi: “Ma perché mi consideri fascista se io rispetto la tua opinione, anche se non la condivido?”

La risposta fu: “perché sei contrario ad un progetto di nuovo che vogliamo portare avanti”

Ero contrario al loro progetto.., un progetto nuovo, o meglio non ero contrario ma non lo appoggiavo, colpa ancora più grande. la mia opinione non quindi aveva alcun valore, doveva essere rifiutata a priori. E come la mia tutte quelle non conformi.

Molti dei miei amici stavano zitti, preferivano un tacito assenso in pubblico ed un disprezzo privato: “quelli là, quei bastardi, son tutti comunisti..”, magari non sempre detto, ma pensato. Volete cercare i giovani elettori del centrodestra? Eccoli.

Saprete meglio di me che l'adolescente è sempre in cerca di conferme dagli altri. E' difficile riuscire, a quell'età, a sviluppare una forte personalità per cui ti piaci, ti senti forte dentro e al diavolo tutti gli altri !
Io non l'avevo ed infatti ho vissuto malissimo il liceo, ma altri sicuramente peggio di me: per non essere emarginati fingevano una cosa e ne pensavano un'altra, si preoccupavano del loro destino e si disinteressavano degli altri, in una parola: apatia.

Ed ecco da dove nasce questo disinteresse per ciò che accade nel mondo, questa fiducia acritica nei media, questo accettare supinamente ogni torto, ammirando di nascosto il perpetratore perché “lui è riuscito a fregare gli altri, è un vincente” salvo poi sfogare la rabbia verso il nemico che ci viene di volta in volta indicato.

Prigionieri del quotidiano, novelli Don Abbondio

Ashoka

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