Il trattato di Westfalia, Kissinger ed il Nuovo Ordine Mondiale

Inviato da  Ashoka il 2/6/2006 18:34:47
Non passa giorno senza che giornali e televisioni non ci informino sui potenziali pericoli del programma nucleare iraniano e sulla necessità di un intervento internazionale per impedirlo.

La liceità di intervenire negli “affari interni” di una nazione, indipendentemente dai fini ultimi di tale azione, è stata oggetto di controversie, di guerre, di trattati internazionali durante tutta la storia europea sino alla soluzione, accettata negli ultimi tre secoli, definita nel trattato di Westfalia del 1648.

Quel trattato è molto importante perché gettò le basi per definire la sovranità assoluta di uno Stato all'interno dei propri confini nazionali e la definizione di politica estera come prerogativa di nazioni immaginate pari tra loro e tenute a non interferire nelle rispettive politiche nazionali.
E' importante ricordare altresì che questa “non ingerenza nella politica interna” non solo era riferita agli altri stati nazionali ma anche, e soprattutto, alle organizzazioni sovranazionali o internazionali. Non bisogna dimenticare infatti che la guerra dei trent'anni, la cui pace fu appunto siglata con quel trattato, era stata caratterizzata dallo scontro tra l'imperatore del Sacro Romano Impero ed i principati protestanti tedeschi.

Questi principi sono stati la base del diritto internazionale, con alterne vicende, sino alle due guerre mondiali, quando un progetto diverso iniziò a prendere piede. L'ordine internazionale costituito a Westfalia non era più ritenuto sufficiente ed andava riformato.

Si cominciò a parlare di Nuovo Ordine Mondiale.

Il gretto nazionalismo del tempo di guerra contrastava in modo singolare con l'idealismo di Wilson, il quale sognava un nuovo ordine mondiale basato sulla cooperazione internazionale. [..] Lo stesso presidente delineò gli obiettivi della guerra in un messaggio [..] che conteneva anche il suo programma di pace di quattordici punti. [..] Il quattordicesimo punto prevedeva la reazione di una Società delle Nazioni, con il compito di garantire la pace intervenendo con funzioni di arbitrato nelle controversie internazionali e assicurando reciproche garanzie di indipendenza politica e d'integrità territoriale a tutti gli Stati membri. [..] Il presidente americano partecipò di persona alla stesura dell'atto costitutivo della Società delle Nazioni che, all'articolo X, imponeva ai firmatari di «rispettare e preservare dall'aggressione esterna l'integrità territoriale e [..] l'indipendenza politica di tutti i membri della Società».
(1)

Vi furono poi alcune modifiche al trattato, introdotte per venire incontro alle rimostranze del Congresso, che stabilivano la non liceità di intervento nella politica interna degli Stati membri da parte della Società delle Nazioni ed il fatto che le eventuali sanzioni decretate dall'organismo internazionale dovessero essere approvate poi da ogni singolo Stato membro; l'articolo X rimaneva immutato però.

Il Congresso, nonostante queste modifiche non approvò, in due diverse votazioni (la seconda non raggiunse il quorum dei due terzi) l'ingresso degli USA nella Società delle Nazioni per cui l'organismo internazionale nacque già parzialmente svuotato dei suoi poteri. L'ordine internazionale di Westfalia sopravviveva ancora.

Ma la seconda guerra mondiale cambiò tutto. L'enormità della carneficina e soprattuto la scoperta dei campi di concentramento nell'Europa sotto il dominio nazista furono alla base per individuare un nuovo tipo di crimine, che non poteva essere risolto all'interno dello Stato in cui si perpetrava perché definito contro l'umanità intera

Ne conseguiva che un simile reato dovesse essere forzatamente giudica da un tribunale internazionale ed essere soggetto a leggi internazionali. Furono sanciti dei itti universali cui violazione costituiva crimine anche se la legislazione interna dello Stato non prevede reato.

La lunga e sanguinosa guerra poi convinse tutti che dovesse essere l'ultima e che la pace dovesse essere assicurata, attraverso la collaborazione di tutte le nazioni in un organismo sovranazionale: l'ONU, il cui statuto venne pubblicato il 26 giugno 1945 e recita


NOI, POPOLI DELLE NAZIONI UNITE, decisi a:

Preservare le future generazioni dal flagello della guerra che per due volte nel corso di questa generazione ha portato indicibili sofferenze all’umanità;

Riaffermare la fede nei diritti fondamentali dell’uomo, nella dignità e nel valore della persona umana e nella eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole;

Creare le condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altre fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti;

Promuovere il progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà e a tal fine praticare la tolleranza e vivere in pace;

Unire le nostre forze per mantenere la pace e la sicurezza internazionale;

Assicurare, mediante l’accettazione di principi e l’istituzione di sistemi, che la forza delle armi non verrà usata salvo che nell’interesse comune;

Impiegare strumenti internazionali per promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli;

ABBIAMO DECISO DI UNIRE I NOSTRI SFORZI PER IL RAGGIUNGIMENTO DI TALI OBBIETTIVI.


Tra gli obiettivi si segnalano:

1. Mantenere la pace e la sicurezza internazionale ed a tale scopo prendere efficaci misure collettive per prevenire o allontanare ogni minaccia contro la pace; reprimere atti di aggressione o altre violazioni della pace; raggiungere con mezzi pacifici ed in conformità ai principi della giustizia e del diritto internazionale, la soluzione delle controversie o delle situazioni internazionali che potrebbero mettere in pericolo la pace.

2. Sviluppare tra le Nazioni relazioni amichevoli fondate sul rispetto dei principi dell'uguaglianza dei diritti e dell'autodecisione dei popoli ed adottare ogni altra misura atta a rafforzare la pace universale.

E l'Organizzazione ed i suoi Stati membri devono agire in conformità ad alcuni principi, tra i quali:

4. Nelle rispettive relazioni internazionali gli Stati Membri dovranno astenersi dalla minaccia o dall'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi Stato e dall'adottare qualsiasi altro comportamento che risulti incompatibile con i fini delle Nazioni Unite.

5. Gli Stati Membri dovranno assicurare alle Nazioni Unite il necessario supporto a qualsiasi azione che l'Organizzazione intraprenderà in conformità alle disposizioni del presente Statuto e dovranno astenersi dal dare assistenza a qualsiasi Stato contro cui le Nazioni Unite compiano azioni preventive o coercitive.

6. L'Organizzazione dovrà fare in modo che gli Stati che non siano Membri delle Nazioni Unite agiscano comunque in conformità a questi princìpi per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.

7. Nessuna disposizione del presente Statuto autorizza le Nazioni Unite ad intervenire in questioni interne di uno Stato, che sono di competenza di quello Stato, né obbliga gli Stati Membri a sottoporre tali questioni ad una procedura di regolamentazione in applicazione del presente Statuto; questo principio non pregiudica però l'applicazione di misure coercitive secondo quanto previsto

Sebbene le Nazioni Unite siano ancora pesantemente legate alla logica degli Stati nazionali, basti pensare al diritto di veto spettante alle cinque potenze vincitrici della guerra, tuttavia la loro creazione ha costituito un ulteriore passo verso l'abolizione di quei principi individuati a Westfalia 350 anni fa.

Si erano individuati dei crimini da punire in modo universale e si era stabilito che l'Organismo internazionale non potesse intervenire in questioni interne ad uno Stato a meno che questo non vi fossero delle [i]minacce
tali da dover richiedere misure atte al mantenimento della pace universale.

Quali avrebbero potuto essere queste minacce, non risolvibili da uno Stato al suo interno e che dunque avrebbero richiesto una azione congiunta sovranazionale per il mantenimento della pace congiunta? Ce lo dice Kissinger (2)

Alla base c’è il conflitto tra la nozione tradizionale di sovranità e l’adattamento richiesto dalla tecnologia moderna e dalla natura della minaccia terroristica. A mio parere la prevenzione è inseparabile dalla guerra contro il terrorismo, ma i casi in cui deve essere attivata richiedono un’analisi attenta e il dialogo nazionale e internazionale.
La base di Osama bin Laden era sul territorio di uno Stato sovrano, ma i suoi obiettivi trascendevano la sfera nazionale. Elementi addestrati e altamente specializzati erano stati infiltrati in tutto il mondo, alcuni nel territorio dei più stretti alleati dell’America, altri perfino all’interno della stessa America. Godevano di supporto finanziario e logistico da parte di un certo numero di Stati e soprattutto da parte di privati evidentemente non controllabili dai rispettivi governi di appartenenza.

[..]

In questo scenario, il sistema internazionale basato sulla sovranità dei singoli Stati era messo sotto scacco da una minaccia transnazionale che doveva essere combattuta sul territorio di diversi paesi, per questioni che trascendevano il concetto di interesse nazionale.

[..]

All’epoca del trattato di Westfalia erano gli spostamenti degli eserciti a far presagire il pericolo, ma oggi la moderna tecnologia al servizio del terrore non concede avvisaglie e gli esecutori svaniscono nell’attuazione stessa dell’attacco. Ne discende che, se si profila la seria prospettiva di una minaccia terroristica dal territorio di un paese sovrano, una certa opera di prevenzione - compresa l’azione militare - è parte integrante dell’allerta.
E gli Stati che ospitano i covi dei terroristi o i loro centri di addestramento non possono invocare il concetto tradizionale di sovranità, perché la loro integrità nazionale è stata preventivamente violata dai terroristi.

Ed ecco individuata la minaccia: il terrorismo internazionale, ma non solo, infatti:

Forse il più importante problema a lungo termine, fra quelli all’ordine del giorno della comunità internazionale, riguarda la proliferazione delle armi di distruzione di massa, in special modo negli Stati privi di controlli interni sulle decisioni dei loro governanti.

Vi è quindi la necessità, secondo Kissinger, di un organismo che vigili su queste minacce per la pace, costituite dai terroristi e dalle armi di distruzione di massa

E ciò che deve essere neutralizzato non è semplicemente l’uso delle armi di distruzione di massa, ma la loro minaccia. E’ compito degli Stati Uniti assumersi questo ruolo, su base planetaria, in ogni contingenza? E’ imperativo mettere a punto un sistema internazionale di prevenzione.


Non solo gli USA quindi ma piuttosto un sistema internazionale di prevenzione. Un Organismo sovranazionale che vigili attivamente sulla pace ed intervenga negli affari interni dei singoli Stati prevenendo le minacce terroristiche e neutralizzando le minacce costituite da armi di distruzione di massa (anche ipotetiche).

L'ordine internazionale di Westfalia è morto. Benvenuti nel Nuovo Ordine Mondiale.

Ashoka

(1)Maldwyn A. Jones, Storia degli Stati Uniti d'America – dalle prime colonie inglesi ai giorni nostri, pp. 550 e seguenti

(2) Editoriale del L.A.Time 5 Settembre 2002

Per saperne di più:

Verso il Governo Mondiale, il volto oscuro delle Nazioni Unite

Majestytwelve ~ William Cooper ed il NWO

Nuovo Umanesimo ovvero Culto di Lucifero. La Religione del Nuovo Ordine Mondiale.

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