Romano rilancia (citando Pipes)!

Inviato da  Kolza il 2/10/2006 9:01:43
Dal Corriere di oggi, lunedì 2/10/2006

Citazione:

Boeing del Pentagono: il mistero dei 64 dispersi

Sono un exchange student in Australia e ho letto la sua risposta sul presunto complotto dell'11 settembre.
Ero all'oscuro del polverone che si andava sollevando in Europa riguardo le tesi sostenute da un giornalista francese e da un documentario tv che ho visto in Internet. Secondo la teoria, il Pentagono sarebbe stato colpito da un missile: constatazione avallata dalle mancate riprese dell'accaduto nonostante le telecamere di sicurezza disseminate lungo il perimetro e nelle vicinanze dell'edificio, e dalla grandezza del foro sulla facciata. Il video sosteneva che non sarebbe stato recuperato nessun frammento dell'aereo e che era ridicola la tesi secondo cui si sarebbe disintegrato nell'impatto.
L'ipotesi è bene argomentata ma le persone che erano sull'aereo che «non» è caduto sul Pentagono sono morte davvero? Se è davvero caduto un missile allora tutti i passeggeri del Boeing effettivamente dirottato sono vivi e vegeti. Ma dove?


Imperversano in tv, ricostruzioni «controcorrente» di drammatici eventi: Lady D.
uccisa per ordine della Corona d'Inghilterra, addirittura l'11 settembre opera di Bush. Ma se gli autori di tali ricostruzioni sono così convinti, perché non sollecitano un tribunale internazionale a incriminare i presunti colpevoli? E perché gli accusati non reagiscono a tali infamanti sospetti?

Francesco Casale - Lucio Peres , frankicasale@hotmail.it

Cari Casale e Peres, sono arrivate al Corriere molte altre lettere, quasi tutte assai critiche del modo scettico e apparentemente sbrigativo con cui ho liquidato le molte teorie sul «complotto dell'11 settembre». Le vostre mi permettono di tornare sull'argomento con qualche altra considerazione. Lei ha ragione, caro Casale, quando osserva che la teoria del missile, nel caso dell'attacco al Pentagono, suggerisce alcune domande sulla sorte dei passeggeri. Se il volo non ebbe mai luogo, i registi della strage dovettero inventare l'identità delle 64 persone che viaggiavano a bordo del Boeing 757 dell'American Airlines. Dovettero creare tutti i documenti in cui è possibile trovare traccia dell'esistenza degli uomini e delle donne che avrebbero dovuto salire a bordo di un aereo inesistente: certificati di nascita, numero della sicurezza sociale, biglietti emessi da agenzie di viaggio, manifesti di volo, polizze di assicurazione, conti correnti bancari, credit cards e così via. Se il volo ebbe luogo, ma venne fatto scomparire e dirottato verso un'altra destinazione, fu necessario decidere la loro sorte. Furono eliminati? Venne cambiata la loro identità? Furono sepolti in una fossa comune o segregati in un'isola deserta? E in tal caso quanti parenti, amici, conoscenti, datori e colleghi di lavoro fu necessario corrompere, mettere a tacere e, se necessario, eliminare? È possibile mantenere il segreto quando la congiura coinvolge alcune migliaia di persone? Lei si chiede, caro Peres, perché i partigiani della teoria del complotto non abbiano promosso un'azione giudiziaria presso un tribunale internazionale e soprattutto perché gli accusati non abbiano reagito, magari in una corte di giustizia, a tali infamanti sospetti. Credo che ai teorici del complotto bastasse suscitare un dibattito, insinuare un dubbio, provocare una corrente di scetticismo e di incredulità. E non credo che le autorità americane avessero interesse a prendere sul serio una teoria a cui la grande maggioranza della loro società non presta alcuna attenzione. Sarebbe forse possibile leggere la lista dei morti nel corso di una cerimonia solenne, alla presenza di alcune migliaia di congiunti, come è avvenuto a New York l'11 settembre di quest'anno, se la tesi della congiura avesse convinto un largo numero di persone? So che molti lettori non saranno convinti da queste considerazioni. Ma credo che prima di scrivere altre lettere sull'argomento dovrebbero leggere un libro di Daniel Pipes (uno dei maggiori esperti di problemi mediorientali) apparso recentemente presso l'editore Lindau di Torino. Il libro s'intitola «Il lato oscuro della storia. L'ossessione del grande complotto» e la sua prima edizione è stata pubblicata in America nel 1997, quattro anni prima dell'11 settembre. Ma la sua analisi sulle motivazioni psicologiche di queste teorie fantapolitiche può servire a comprendere perché questa antica inclinazione umana (vedere dietro ogni tragedia la mano di un potere oscuro) sia dura a morire.

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