Nei giorni scorsi Amnesty International ha pubblicato un rapporto nel quale denuncia il reiterato uso da parte dei militari ucraini delle strutture civili (scuole, caseggiati, ospedali, ecc.) per scopi militari.
Questa scomoda verità non è piaciuta ai poteri occidentali, che pur non smentendo una sola virgola di quanto scritto nel rapporto, hanno imposto le dimissioni di Oksana Pokalchuk, la responsabile di Amnesty per l’Ucraina.
E poi saremmo noi occidentali quelli che difendono la libertà, la democrazia e il diritto di parola nel mondo.
Dei seguito alcuni estratti del rapporto. Qui l’originale.
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Oggi Amnesty International ha dichiarato che le forze ucraine hanno messo in pericolo i civili stabilendo basi e utilizzando sistemi armati in aree residenziali popolate, comprese scuole e ospedali, mentre respingevano l'invasione russa iniziata a febbraio,
Tali tattiche violano il diritto umanitario internazionale e mettono in pericolo i civili, poiché trasformano oggetti civili in obiettivi militari. I conseguenti attacchi russi nelle aree popolate hanno ucciso civili e distrutto infrastrutture civili.
[Ho ricevuto questa mail da un italiano che vive in Ucraina]
Riporto la storia di una famiglia mista ucraina-italiana che e’ dovuta scappare attraverso la Russia, causa mancanza di benzina, per arrivare in Polonia. La famiglia ha passato un mese in guerra, riportiamo di seguito alcuni eventi salienti, per capire cosa vuol dire essere attaccati dai Russi, almeno nel nostro specifico caso:
EVENTO 1 - PRIMI 36 ORE DI GUERRA RACCONTATO IN PRIMA PERSONA:
Il secondo giorno di guerra il 25 febbraio dalle 16.20 ora Ucraina estremo est, per la prima volta suona la sirena che ci dice di andare nei rifugi, dalle 16.30 alle 18.30 precise si sono sentiti spari di cannone praticamente ogni secondo. Quando siamo usciti dopo due ore ci aspettavamo la città’ distrutta, invece non era stato colpito nulla.
Ho chiamato un amico esperto militare italiano su whatsapp per chiedere spiegazioni: mi e’ stato detto che e’ una tecnica militare di colpi salve per insegnare alle popolazioni di rifugiarsi al suono della sirena e di uscire solo dopo la fine del bombardamento: praticamente i Russi ci hanno fatto scuola per come proteggerci in caso di attacco.
di Marinella Mondaini
Per la ricostruzione dell'Ucraina deve pagare la Russia, il popolo italiano, i popoli dell’UE e anche gli oligarchi russi. Zelenskij comanda: “Servono al momento 750 miliardi di dollari, la maggior parte di questi fondi vengano dagli asset russi congelati!”
In pratica: derubare i russi per dare i loro soldi all’Ucraina. Il Canada ha appena adottato una legge che confisca gli attivi congelati ai russi e la Gran Bretagna si prepara a fare altrettanto, come dichiarato dall’assetata di sangue russo Liz Truss, il ministro sul carro armato.
I giornali italiani scrivono “si stima che più di 120mila case in Ucraina siano state distrutte durante l'invasione russa, creando la necessità di miliardi di entrate per risanare economicamente il paese e renderlo un'economia europea.”
L'entità della ricostruzione dipenderà dall'esito e dalla durata della guerra e dal fatto che l'Ucraina orientale, dove si è verificata la peggiore devastazione, verrà restituita a Kiev o rimanga in mano russa. La “peggiore devastazione”nel Donbass l’ha causata proprio Kiev con Poroshenko, Zelenskij i loro nazisti, la Nato e l’Occidente collettivo in 8 anni di guerra che continuano a nascondere. Del Donbass distrutto da Kiev in 8 anni di guerra non interessa minimamente ed è un fatto che viene tenuto nascosto!
Questo articolo descrive la situazione delle popolazioni russofone nei paesi baltici, con discriminazioni che ricordano molto da vicino quelle dei neonazisti ucraini nei confronti dei loro concittadini di lingua russa.
di Maurizia Leoncini Vecchi
Nel clima di mainstream unidirezionale oppressivo, mentre il Corriere della Sera ci ha reso noto (senza scandalizzarsi) che, per la prima volta nella storia della Repubblica italiana, sono indagate dai servizi segreti (su mandato di un governo per ora latitante sul punto) le pochissime voci libere che non aderiscono al Diktat imposto e mentre paure deliranti di attacchi russi ai Paesi Baltici sembrano avere piegato il buon senso di Paesi neutrali quali Finlandia e Svezia (forse la Svezia resiste), pare che la salute mentale, già messa a dura prova dopo la pandemia, abbia raggiunto gli apici del disagio.
Siamo immersi in una propaganda di guerra frastornante volta ad assorbire ogni pensiero per impedire di fermarsi a riflettere ed a considerare con attenzione maggiore queste ossessioni. Nei Paesi Baltici, in Estonia, la NATO (senza la partecipazione dell'Italia) sta per mettere in atto la più imponente esercitazione militare che mai sia stata svolta dalla sua nascita. Questa non è una prova di volontà di pace ed è cosa preoccupante, considerato che, nelle terre baltiche, vivono consistenti minoranze russofone.
A tale proposito vale la pena di soffermarci proprio su di esse e su quella che è stata ed ancora è la loro condizione in territori che sono all'interno dell'UE e dovrebbe riguardare, di conseguenza, la coscienza di tutti noi. Si parla, infatti, di loro come di possibili 'bombe a orologeria' in grado di innescare problemi territoriali. Questo è quanto ci viene detto, mentre poco o addirittura nulla noi sappiamo di loro.
Proviamo a rivedere, perciò, quanto ad esse si riferisce nel recente periodo che va dal 1991 ad oggi (gli ultimi 31 anni). Nel 2004, i Paesi Baltici (Estonia, Lettonia, Lituania) sono stati accolti nell'UE. In tali Paesi dal 1991 (epoca in cui a seguito del dissolvimento dell'URSS acquistarono l'indipendenza) si sono perpetrati veri e propri crimini contro i diritti umani e violenze contro i propri cittadini rei soltanto di avere antenati russi e di parlare ancora la lingua dei propri padri.
Questo articolo, preso da Observateur Continental, propone una diversa lettura per la richiesta di rapida adesione dei due paesi scandinavi alla NATO.
di Alexandre Lemonine
La rapida e imminente adesione della Finlandia e della Svezia alla NATO sembra essere collegata ai fatti recenti, ma solo a prima vista. Comunque sia, è attraverso l'operazione russa in Ucraina che di solito viene spiegata la rapida integrazione di Stoccolma e Helsinki nella NATO.
Tuttavia, è impossibile immaginare un pericolo che derivasse dagli obiettivi dell'operazione speciale per questi due paesi. Un altro stato neutrale, l'Ucraina, minimizzerebbe solo i limiti del confronto diretto tra le organizzazioni militari occidentali e la Russia. Coloro che cercano di passare il più rapidamente possibile sotto l'ombrello della NATO lo capiscono. Il presidente finlandese ammette apertamente che Mosca non ha un piano di attacco contro il suo Paese, ma questo non è di importanza decisiva ai suoi occhi.
Francesco Toscano è riuscito a compiere due miracoli in un colpo solo: intervistare Jacques Attali, e farlo scappare dopo 18 minuti di pressing.
Manlio di Stefano: “Partiamo dall’Ucraina: nel febbraio scorso subisce un colpo di stato da USA e UE, dal quale esce un paese allo sbando con al governo gruppi di nazisti dichiarati. Al ministero delle finanze una banchiera americana e un ministro della verità di orwelliana memoria che ha fatto inorridire l’OSCE.
Due chiacchiere con l'inossidabile Fulvio Grimaldi su Ucraina, media, NATO e la nuova moda nostrana dei "nazisti buoni".
La versione su youtube è stata limitata a chi ha un account:
VERSIONE IN ITALIANO FREE: ODYSEE
VERSIONE IN INGLESE: ODYSEE
VERSIONE IN FRANCESE: ODYSEE
VERSIONE IN SPAGNOLO: ODYSEE
VERSIONE IN CECO: ODYSEE
VERSIONE IN RUSSO: YOUTUBE
VERSIONE IN SLOVENO: BITCHUTE
di Bruno Guigue (*)
Non possono dire di non saperlo. Quando hanno schierato i tentacoli della NATO alle porte della Russia, i leader occidentali erano ben consapevoli di giocare con il fuoco. Sapevano benissimo di comportarsi come apprendisti stregoni, correndo il rischio di una conflagrazione di cui il popolo ucraino sarebbe stato la prima vittima e l'intera Europa avrebbe pagato per il piatto rotto.
Già durante la conferenza sulla sicurezza in Europa, nel marzo 2007, Vladimir Putin aveva chiesto agli occidentali: “La NATO ha piazzato le sue forze in prima linea ai nostri confini! Contro chi è rivolta questa espansione? E che fine hanno fatto le assicurazioni date dai nostri partner occidentali dopo lo scioglimento del Patto di Varsavia?" Un gelido silenzio accolse queste osservazioni di buon senso e la NATO ha continuato ciecamente il suo Drang nach Osten (spingere verso est). Probabilmente ci voleva di più per fargli ascoltare la ragione. Continuando la politica con altri mezzi, la guerra si sarebbe presto occupata di porre dei limiti a questa micidiale espansione.
Scusate ragazzi, ma quando ce vo' ce vo'. Questo come sintesi li batte tutti.